SYMPATHY FOR MR. VENGEANCE

Regia di: Chan-wook Park
Attori: Kang-ho Song (Park Dong-jin), Ha-kyun Shin (Ryu), Du-na Bae (Cha Yeong-mi), Ji-Eun Lim (la sorella di Ryu), Bo-bae Han (Yu-sun), Se-dong Kim (il capo dello staff) e Dae-yeon Lee (Choe)
Sceneggiatura: Jae-sun Lee e Mu-yeong Lee
Titolo originale: Boksuneun naui geot
Titolo internazionale: Sympathy for Mr. Vengeance
Origine: Corea del Sud 2002
Distributore: Medusa / Lucky Red (solo mercato dvd)
Durata: 129’

L’escalation della violenza umana

Con Sympathy for Mr. Vengeance Park Chan-wook esprime le violenze delle società contemporanee, dovute ad un germe contenuto nell’umano. Il film si articola come una catena di risposte a scorrettezze, presunte scorrettezze o semplici eventi. Risposte che a loro volta vengono interpretate come scorrettezze, dando luogo a ciò che René Girard definiva escalation della violenza.

La scelta dell’evento iniziale, evento che aprirà la danza delle vendette, indirizza verso una genesi della violenza concepita come realtà costantemente presente nell’uomo della civiltà moderna.

L’escalation della violenza rappresentata in Sympathy for Mr. Vengeance nasce da una circostanza totalmente estranea alla volontà dei singoli individui: la sorella di uno dei due protagonisti del film, il sordomuto Ryu (Shin Ha-kyun) necessita di un trapianto di rene; Ryu è di un gruppo sanguigno diverso da quello della sorella e momentaneamente in ospedale non ci sono reni disponibili per il trapianto. Ryu decide di contattare un’organizzazione che si occupa di trapianti clandestini di organi, organizzazione cha ha conosciuto grazie ad un adesivo pubblicitario attaccato sulle pareti di un bagno pubblico. Per avere il rene il ragazzo deve versare immediatamente 10 milioni di won all’organizzazione in questione e cedere un proprio rene. Ryu, vulnerabile per l’amore verso la sorella malata, accetta le condizioni. Condizioni che però non vengono rispettate dai malavitosi componenti dell’organizzazione. I criminali sono scappati. Risvegliatosi dopo l’operazione, Ryu si ritrova senza i 10 milioni di won, senza il proprio rene e senza quello promesso alla sorella.

L’evento iniziale è cruciale per comprendere il film perché ciò che sta all’origine del susseguirsi di vendette non è l’innominabile scorrettezza compiuta dai malavitosi membri dell’organizzazione di trapianti d’organi ma la malattia della sorella a cui serve un nuovo rene per continuare a vivere. Nuovo rene che, come fosse una merce qualsiasi, non è reperibile sul mercato

La violenza, quindi, non è dovuta alla scelta di una persona che offende un’altra persona e che con questo atto innesca una serie di vendette difficilmente arginabili. Secondo Park Chan-wook la violenza originaria è la violenza presente nell’uomo, è la violenza che il malfunzionamento di un rene infligge al corpo della sorella di Ryu.

Quest’evento, che si potrebbe definire naturale, è abbinabile al fatto che Ryu è sordomuto, handicap che ha una funzione espressiva da non sottovalutare ai fini del film.

L’impossibilità di emettere suoni e di rendere direttamente partecipe lo spettatore attraverso le parole conferisce al protagonista un apparente autocontrollo; ma è un autocontrollo fittizio. In realtà è semplice incapacità di esprimersi sonoramente. Quando crudeli circostanze attanagliano la vita di Ryu, il suo essere sordomuto, rafforza nello spettatore la sensazione di dolore. Non potendo espellere il male e la sofferenza che ha dentro, se non attraverso qualche pianto, Ryu pare accumulare dentro di sé, con eleganza e più discrezione possibile, il male; male che traspare raramente dal suo volto silenzioso. Repressione di una bomba interiore pronta ad esplodere. Bomba che non si vorrebbe fare esplodere. Bomba inavvertibile nel silenzio del protagonista.

Tutto ciò è evidente fin da una delle prime scene del film, con affinità a La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, in cui Ryu lavora in fabbrica come prigioniero in un’arancia meccanica. Lavori manuali che predispongono alla contusione tra i ferri. I suoni metallici ed assordanti coprirebbero le urla di qualsiasi uomo, a maggior ragione un sordomuto appare più vulnerabile e non soccorribile in quel polverone di rumori meccanici. Queste immagini di fabbrica preannunciano la situazione deficitaria del protagonista.

E poi c’è l’altro protagonista, il presidente della fabbrica, Park Dong-Jin (Song Kang-ho), che, in un momento di crisi finanziaria, ha dovuto licenziare diversi operai, tra cui Ryu, per tentare di non precipitare nel fallimento, con esiti negativi per tutti. Dong-Jin è padre di una famiglia felice, uomo benestante, imprenditore affermato. Tutto bene fino a quando la sua fabbrica non fallisce. La moglie lo lascia. Ma soprattutto è vittima del rapimento della figlia da parte di Ryu, ormai licenziato, consigliato dalla propria ragazza Cha Yeong-Mi (Bae Du-na), un’attivista appartenente ad un’organizzazione rivoluzionaria.

Due parole sulle due organizzazioni presenti nel film: entrambe sono clandestine ma una, quella che organizza i trapianti di organi, cerca di vivere all’interno del sistema facendo compromessi morali con il demonio; l’altra, di cui Cha Yeong-Mi è un membro, vede il demonio nel sistema e cerca di combatterlo.

Ritornando al rapimento della figlia di Dong-Jin, è importante non tralasciare la volontà assolutamente benevola di Cha Yeong-Mi e Ryu: nessun intento di ferire o fare del male alla bambina. Le necessità vitali della sorella di Ryu conducono i due ragazzi ad assimilare l’idea di concepire un rene o una bambina come una merce scambiabile e comprabile.

 

 

Il male volontario resta sempre un male secondo: il male primo è quello che ha colpito il rene della sorella di Ryu e che induce al rapimento della bambina per chiedere al padre un riscatto sufficiente per pagare l’organo e l’operazione in ospedale. È il male primo che porta la sorella di Ryu nella vasca da bagno a tagliarsi le vene lasciandosi morire, dopo aver scoperto che Ryu era stato licenziato e che non c’erano più soldi per pagare il trapianto, sua unica speranza di vita; senza sapere che la bambina era la soluzione. La bambina è quindi un medium e la sua morte accidentale al fiume sottolinea la sua funzione filmica di medium: affogata nel fiume giace galleggiante metà emersa e metà in acqua, proprio come un ponte tra il mondo della felicità di superficie ed il mondo oscuro dei conflitti tra le forze.

Ryu, incatenato nella propria natura, ha sempre tenuto il proprio dolore dentro di sé ma due eventi scatenano la sua voglia di vendetta, in un primo momento unicamente contro i membri dell’organizzazione di trapianti clandestini: il suicidio della sorella e l’annegamento della bambina al fiume, mentre lui stava seppellendo la propria amata sorella.

La morte della bambina rimanda alla situazione deficitaria di Ryu che, come in fabbrica non avrebbe potuto farsi sentire in caso di infortunio a causa del proprio mutismo, in questo caso, voltato di spalle ed impegnato nel seppellimento, a causa della propria sordità, non riesce a sentire le urla della bambina che sta affogando.

Queste due morti colpiscono Ryu e, rinvenuto il cadavere della figlia, Dong-Jin e danno inizio alla loro sete di vendetta. Ryu stermina brutalmente i membri dell’organizzazione criminale che si occupava di trapianti di organi; Dong-Jin tortura Cha Yeong-Mi per farsi dire dove fosse Ryu e poi la uccide con la corrente elettrica.

Lo scontro finale tra i due protagonisti, entrambi desiderosi di uccidere l’avversario, vede l’astuto Dong-Jin avere la meglio: senza chiedere spiegazioni riguardo la morte della figlia uccide il suo ex dipendente nello stesso fiume dove era morta la bambina. Mystic river. Fiume che scorre e pulisce il sangue. Ancora una volta si assiste alla incapacità di Ryu di sputare fuori il proprio dolore, questa volta fisico: ferito ai tendini d’Achille, verrà affettato come carne da macello, silenziosamente, nel fluire delle acque.

Ryu non comunica per incapacità naturale. Dong-Jin non cerca la comunicazione con Ryu, non cerca di comprendere le circostanze della morte della figlia. Vuole solo vendetta, sfogo personale, liberazione. Quello sfogo che Ryu, con il suo mutismo, da l’impressione di trattenere per buona parte del film; sfogo che asseconderà solo con la violenza e mai, ovviamente, con le parole.

Sympathy for Mr. Vengeance si chiude con Dong-Jin, sempre nei pressi del fiume, accerchiato dai membri dell’associazione rivoluzionaria a cui apparteneva Cha Yeong-Mi che, come gli aveva detto la ragazza prima di morire, vengono per vendicarla.

La morte di Dong-Jin è un rito: i cinque uomini colpiscono Dong-Jin, a turno, con una pugnalata. Come se fosse una vendetta collettiva. Una vendetta che, sempre con la violenza, cerca di fermare l’escalation della violenza. Violenza di una società, oscura e clandestina, inflitta alla società dominante, dei presidenti delle fabbriche. La violenza di una società alternativa. Violenza che spera di fondare una società non violenta. Violenza fondante.

Bellissima l’inquadratura di Dong-Jin morente, appoggiato al pneumatico della propria auto, con una lettera appesa al proprio petto graffettata con un coltello. Una lettera, forse portatrice di messaggi nuovi, che Dong-Jin non riesce a leggere. Mondi lontani. Società che non si comunicano. Persone che non sentono e che non parlano. Occhi che non leggono. Anche sul letto di morte, vicino al letto del fiume, i nemici non si comprendono, non riescono a leggere, a leggersi.

Regna l’incomprensione nel regno della violenza. E viceversa.

Giordano Bernacchini

EXTRA DVD

Video aspect ratio 1.85:1; 16/9
Sottotitoli italiano; italiano Non udenti
Etichetta Medusa / Lucky Red
lingue: Italiano 5.1 dolby digital; Italiano 2.0; Coreano 2.0
sottotitoli: italiano; italiano Non udenti
extra:
- Commento audio del regista
- Making of (30 min)
- Story-boards del film (7 min)
- Effetti speciali
- Trailer originale
- Cast e filmografie
- Galleria fotografica.

 

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