LE IENE

Regia di: Quentin Tarantino
Attori: Quentin Tarantino (Mister Brown), Eddie Bunker (Mister Blue), Steve Buscemi (Mister Pink), Michael Madsen (Mister Blonde/Vic), Harvey Keitel (Mister White/Larry), Tim Roth (Mister Orange/Freddy), Chris Penn (Nice Guy Eddie), Kirk Baltz (Marvin Nash), Randy Brooks (Holdaway), Suzanne Celeste (donna che spara), Craig Hamann (Speaker della radio), Laurie Latham (Speaker della radio), Burr Steers (Speaker della radio), Maria Strova (Speaker della radio), Linda Kaye (donna scioccata), Steves Poliy (sceriffo), Tony Cosmo (sceriffo), David Steen (sceriffo), Rich Turner (sceriffo), Robert Ruth (agente), Michael Sottile (Teddy), Lawrence Tierney (Joe Cabot) e Steven Wright (K-Billy, Dj)
Soggetto: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Scenografia: David Wasco
Fotografia: Andrzej Sekula
Costumi: Betsy Heimann
Musica: Mca, Kathy Nelson e Karyn Rachtman
Montaggio: Sally Menks
Produzione: Lawrence Bender per la Live America
Distribuito successivamente come: Cani da rapina
Titolo originale: Reservoir Dogs
Origine: USA1992
Distributore: Penta Distribuzione
Link: www.medusa.it
Durata: 105’
Produzione: Live America

Quando il sentimento straborda il proprio confine

L’inizio è un non-inizio. La troupe è riunita, spensierata. Gli attori chiacchierano, bevono e scherzano. Quasi tutti indossano un completo nero, con camicia bianca e cravatta scura. Sembra essere una pausa del cast tra una ripresa e l’altra. Un indizio indica l’anormalità di questo gruppo. Il nostro punto di vista, il punto di vista della cinepresa, è sempre alle spalle dei personaggi. Sbirciandoli, circolando attorno al tavolo, possiamo origliare le loro conversazioni. Rigorosamente senza farci vedere, osserviamo i loro visi, le loro espressioni, udiamo il tono delle loro voci. Cosa accadrebbe se si accorgessero di noi? O meglio, potrebbero arrabbiarsi e diventare pericolosi? È probabilmente prematuro rispondere con un netto "si". Accontentiamoci di sapere che raramente, durante il film, avremo l’occasione di rivederli così pacifici ed innocui. Durante questa pausa pranzo, la conversazione cade su Like a vergin e Mr. Brown (Quentin Tarantino nelle vesti anche di attore; o Mr. Brown nel ruolo di Quentin Tarantino?) offre alla compagnia la sua interpretazione della canzone. Storia di una donna amante del buon sesso che, durante uno dei tanti rapporti sperimentati, prova il dolore della prima volta, quando mise fine alla propria verginità. Dolore che rimanda all’inizio dell’attività sessuale. Ampliando la prospettiva, dolore come inizio di qualsiasi nuova avventura. Fatica e dolore per poter percorrere nuove strade, irraggiungibili senza quel primo sforzo. La canzone, raccontata da Mr. Brown, con un approccio lontanissimo da quello che potrebbe avere un serioso critico musicale, aiuta ad entrare nello spirito scanzonato della tavolata.

Il film non è ancora iniziato, per loro. Little green bag di George Baker accompagna il loro ingresso sulla strada. Si incomincia a capire l’identità di questi uomini. Sono tutti piuttosto eleganti tranne Joe Cabot (Lawrence Tierney) ed Eddie il bello (Chris Penn). Camminata spavalda, lucidi corvi sotto la luce del sole, occhiali da sole. Mr. White (Harvey Keitel) sgranocchia uno stuzzicadenti. Chi fuma e chi si guarda attorno, sicuro dietro ai neri occhiali da sole che sanciscono il confine tra la scena nel locale, dov’era possibile leggere gli occhi degli attori, e la scena di adesso, enfatizzata dal rallenty, nella quale i personaggi, dietro lo schermo ombroso di una lente nera, sono impenetrabili. Dopo il non-inizio dell’inizio, finalmente inizia Reservoir Dogs; ed inizia con una scena che verrà ripresa da Alejandro González Iñárritu nel suo Amores Perros (anche se nell’opera prima del messicano, al posto di un uomo, ci sarà un cane morente mal accomodato sui sedili posteriori di un’automobile in corsa). Sedili bianchi con impronte rosse, ombre della pozzanghera di sangue sulla camicia di Mr. Orange (Tim Roth). L’automobile è guidata da Mr. White, sudato da poter lavare gli interni della vettura. Mr. White è impegnato a parlare con l’amico che gronda sangue più di una bistecca. Gli parla per tenerlo in vita. I due membri della squadra hanno partecipato ad un evento fuori dell’ordinario. O, dato i tempi che corrono, assolutamente ordinario. Ordinario o non ordinario, l’evento ha cozzato contro le norme del sistema civile.

Mr. Orange, col piombo in corpo, viene trascinato dall’amico in un deposito, luogo di ritrovo della banda. Mr. Orange guarda l’amico con gli occhi di chi teme di morire. Guarda il collega consapevole di aver davanti l’ultimo essere umano che potrebbe vedere prima di scomparire per sempre. I due, che avevano sfilato virilmente nella sequenza del rallenty, si ritrovano ora nella stessa pozza di sangue, nelle stesse condizioni di qualsiasi uomo in fin di vita, con la stessa coscienza di qualsiasi essere umano osservante un suo simile dissanguarsi a pochi centimetri di distanza. Nel magazzino arriva anche Mr. Pink (Steve Buscemi) e la situazione assume contorni più lineari: Mr. Brown e Mr. Blue (Eddie Bunker) sono stati uccisi dai poliziotti ed il ferimento del morente Mr. Orange è avvenuto fuggendo dalla polizia. Emerge anche il nome di Mr. Blonde (Michael Madsen) il quale, durante la rapina in un negozio di diamanti, avrebbe follemente aperto il fuoco verso civili e poliziotti.

Questo è l’evento non rappresentato da Quentin Tarantino. L’evento del film è il sanguinoso scontro armato avvenuto durante la rapina. Con una serie di flashback, il regista fornisce tutte le informazioni riguardanti la preparazione della rapina: il reclutamento (che è anche l’introduzione dei personaggi) di tutti gli uomini necessari alla missione, il piano e la scelta dei colorati nomi in codice (tributo a The taking of Pelham One Two Three di Joseph Sargent). Oltre che il "prima dell’evento", il film raffigura anche il "dopo dell’evento". Ma l’evento resta invisibile. Si conosce tutto di esso, preparazione e conseguenze, ma non lo si vede. Perché? Perché l’evento è irrapresentabile. È il male assoluto. È lo scontro di vite che porta alla morte. Male assoluto che non può essere rappresentato perché, se rappresentato, verrebbe umanizzato e ridimensionato dalla sua assolutezza. Tutto il film gira attorno a questo evento, che ne è il centro. Gli schieramenti sono due nuclei inconciliabili. I cattivi sono loro, la squadra che ha rapinato il negozio di diamanti. I buoni sono sempre rappresentati in fin di vita, come lo "sbirro" sfregiato e torturato da Mr. Blonde; come Mr. Orange, poliziotto infiltrato il cui incarico è di facilitare l’arresto del boss della banda, Joe Cabot. Due metà ben disegnate: buoni contro malviventi. Cattivi che provano una rapina, perdono Mr. Brown e Mr. Blue ma riescono ad impossessarsi dei diamanti; e buoni che cercano di arginare le malefatte degli avversari, spesso con esiti negativi (civili uccisi durante la rapina, poliziotto torturato e ucciso, Mr. Orange ferito).

A questo punto, la domanda è: sono i buoni assolutamente buoni? E, sono i cattivi assolutamente cattivi? Per poter rispondere serve un termine di giudizio. Come termine di giudizio, Quentin Tarantino pone l’evento, l’irrapresentabile, lo scontro sanguinoso avvenuto durante la rapina. Nulla del mondo umano sembra assolutamente maligno come l’evento. Solo Mr. Blonde, che lega su una sedia il povero poliziotto sfregiandogli viso ed affettandogli un orecchio, può essere avvicinato al male assoluto; e, infatti, il personaggio appartiene più al disumano che all’umano. Ma anche la sua trasformazione in direzione del male assoluto, quasi realizzata nel momento in cui il folle stava per bruciare vivo il poliziotto legato alla sedia, viene bloccata da Mr. Orange, che trova le ultime energie per salvare la vittima delle torture. Sarebbe stato troppo rappresentare ciò che c’è ma che non deve vedersi. Il male assoluto.

 

 

Il nucleo di Reservoir Dogs non è l’ordine sociale e la classificazione in buoni e cattivi. Il fulcro è il miscuglio di due poli: il bene ed il male. Il centro focale è Mr. Orange, poliziotto incaricato di infiltrarsi nella banda di delinquenti. Nello scacchiere sociale Mr. Orange e la banda di Joe Cabot sono agli antipodi. Prima di iniziare la propria missione, il poliziotto è spaventato e si incoraggia da solo "crederanno a tutto quello che dici perché tu sei un superfigo!". Per poter convivere con quei malviventi, snatura la propria natura e scinde la propria personalità in due opposti. Si allena per recitare come un attore. Si ricostruisce e si plasma diversamente, allontanandosi dalla propria natura di uomo della legge. Frequentando i malviventi, Mr. Orange si sente sempre più a proprio agio, ride alle barzellette e si integra maggiormente con i suoi nemici. Quando un amico vero, un poliziotto di colore, gli chiede "dimmi di più di Cabot", lui risponde senza odio e disprezzo verso il massimo dei nemici "non saprei, è un tipo freddo, è divertente, a modo suo è spiritoso" e, riferendosi ai Fantastici Quattro, "La Cosa, quel figlio di puttana assomiglia alla Cosa". Conclusione: nel deposito, dove già sono presenti Mr. White, Mr. Pink, Eddie il bello e Mr. Orange, arriva anche Joe Cabot. È sicuro che la spia sia Mr. Orange: "è l’unico di cui non mi fidavo al 100 %". Mr. Blonde è stato ucciso da Mr. Orange, momentaneo salvatore dello sfregiato poliziotto (a sua volta ucciso da Eddie il bello, arrabbiato per la morte del perverso amico). Joe Cabot vuole sparare a Mr. Orange, l’uomo che gli ha traditi. Mr. White punta la pistola verso il proprio capo, chiedendogli di non uccidere il collega perché è convinto che non sia stato lui a tradire la banda. Eddie il bello fa lo stesso con Mr. White. È il triangolo della morte. Sparatoria. Mr. White spara a Joe Cabot, Eddie il bello spara a Mr. White e Mr. Orange, da terra, spara ad Eddie il bello. Mr. Pink, salvo, esce col bottino; ma viene immediatamente fermato dai poliziotti che temporeggiavano fuori dal deposito, forse gli sparano. Mr. White, ferito ma vivo, si avvicina strisciando a Mr. Orange. Si è opposto alla volontà del branco, rischiando la propria vita, per un amico che riteneva innocente. Sono due uomini agli antipodi, appartenenti a due ordini nemici. Incorniciati dai deceduti membri della banda, riposano nella stessa pozza di sangue, feriti allo stesso modo. L’unica differenza è che uno conosce la verità, Mr. Orange, e l’altro è convinto di aver appena salvato la vita al suo amico.

Tutto sta andando per il verso giusto, dal punto di vista della legge: Mr. Orange è ferito ma vivo e in pochi minuti arriverà la polizia per arrestare l’ultimo malvivente, Mr. White, e portare Mr. Orange in ospedale.

Colpo di scena. Mr. Orange confessa tutto a Mr. White, all’uomo che gli ha appena salvato la vita. "Mi dispiace, sono uno sbirro" dice con dolore. Quel dolore raccontato da Mr. Brown durante l’esposizione di Like a vergin. Dolore che apre a nuove strade. Se l’irrapresentabile, evento della sparatoria, era la collisione tra il bene ed il male; questo è il secondo evento del film: il bene che non riesce più ha giudicare il proprio opposto. Il bene che non vede più il male. Continuando a ripetere "mi dispiace", Mr. White gli si avvicina con un abbraccio e, piangendo, gli punta la pistola alla tempia. Entra la polizia ed ordina a Mr. White di gettare la pistola ed arrendersi. Mr. White non ci vuole sentire. Sparatoria. Mr. White viene ucciso. Non si capisce se Mr. Orange sia stato ucciso da Mr. White o se la polizia sia stata più veloce del grilletto della iena bianca. Probabilmente Mr. Orange confessandosi a Mr. White, chiedeva la morte, dato che aveva tradito l’amico. Titoli di coda sulle note di Coconut di Harry Nilsson. Questa è la scena chiave del film. Mr. Orange aveva portato a termine la pericolosa operazione da infiltrato. Sapeva che in poco tempo sarebbe stato salvato dai suoi colleghi poliziotti. Allora cosa c’è dietro alla confessione suicida? C’è il rapporto d’amicizia che nasce tra gli uomini, un rapporto che straborda dai tasselli sociali. Mr. Orange aveva capito quello che Fabrizio De André descrive ne La guerra di Piero. Un soldato ospita il soldato nemico nella casa dell’umanità. I due personaggi sono un cane ed un gatto, un poliziotto ed un ladro, che hanno giocato insieme. Nessuno si aspettava che quel gioco potesse diventare più grande del giocatore (Mr. Orange). Quando la partita stava per finire, e Mr. Orange per tornare al proprio ruolo sociale di poliziotto, il "novello Piero", probabilmente stupito dalla propria metamorfosi interiore, ha deciso di restare lì, a riposare con l’amico che gli aveva salvato la vita, sul pavimento insanguinato di un magazzino. Insieme per sempre. Purtroppo l’amico non voleva ricambiargli la cortesia.

Giordano Bernacchini

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