L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
Presentato al Festival di Locarno 2006

Regia di: Agostino Ferrente
Attori: Mario Tronco, Agostino Ferrente, Dina Capozio, Mohammed Bilal, Houcine Ataa, Carlos Paz, Rahis Bharti, Ziad Trabelsi, Omar Lopez Valle, Pap Yeri Samb, Raul Schebba, John Maida, Pino Pecorelli, Peppe D’Argenzio, Marian Serban, Abdel Majid Karam, Amrit Hussain e con la partecipazione di Pino Marino, Piccola Orchestra Avion Travel, Javier Girotto, Monique Veaute e tutto il gruppo Apollo 11
Collaborazione alla sceneggiatura: Massimo Gaudioso, Mariangela Barbanente e Francesco Piccolo
Musiche: L’Orchestra di Piazza Vittorio diretta da Mario Tronco
Montaggio: Desideria Rayner con la supervisione di Jacopo Quadri e collaborazione di Roberta Cruciani, Mascha Calamandrei e Emanuela Svezia
Fotografia e riprese: Greta De Lazzaris, Alberto Fasulo, Simone Pierini, Giovanni Piperno e Sabrina Varani
Suono in di presa diretta: Pierre Yves Lavoué e François Waledisch
Montaggio delle musiche: Pino Pecorelli
Montaggio del suono: Silvia Moraes
Mix: Paolo Segat
Organizzazione: Filippo Pichi
Aiuto regia: Cinzia Castania e Carlotta Massimi
Produttore associato: Fabrizio Bentivoglio
Produzione esecutiva: Agostino Ferrente per Pirata M.C.
Origine: Italia 2006
Distributore: Lucky Red
Link: www.luckyred.it www.orchestradipiazzavittorio.it www.apolloundici.it
Durata: 93’
Produzione: Lucky Red, Pirata M.C e Bianca Film
Programmato dal 15 settembre 2006

Dalle note di produzione: Mario abita a Piazza Vittorio, cuore dello storico rione umbertino, l’Esquilino, noto per essere il quartiere più multietnico di Roma dove bene o male convivono non meno di sessanta etnie diverse e dove ironicamente si dice che gli italiani sono diventati una "minoranza etnica". Tastierista degli Avion Travel, vive qui ed è piacevolmente ossessionato dai suoni a dalle varie lingue che, come una musica, salgono dal cortile del suo palazzo e gli entrano in casa. L’ossessione diventa il sogno: un’orchestra. Presto il suo sogno incontra e si fonde con quello di Agostino, un documentarista anche lui residente all’Esquilino: nel quartiere è sopravvissuto un unico cinema-teatro, l’Apollo, tra i più antichi e belli d’Italia, negli ultimi anni decaduto a sala a luci rossi, ora minacciato di essere trasformato in sala Bingo. Anche il suo sogno ha a che fare con le varie culture che convivono attorno alla piazza: salvare il cinema per restituirlo al quartiere trasformandolo in un laboratorio multidisciplinare con una programmazione di film che possa valorizzarle, e farle incontrare. Intorno a queste due scommesse si crea il comitato Apollo 11, formato da artisti di vari settori, intellettuali, ma anche da comuni abitanti innamorati del loro quartiere. Insieme si battono per la difesa di un cinema che sperano diventerà quello della diversità, fedele all’immagine dell’Esquilino. Il 14 ottobre 2002, su un camioncino trasformato in palcoscenico e parcheggiato davanti all’Apollo, quelli di Apollo 11 improvvisano un primo concerto di protesta per la raccolta di ulteriori adesioni per salvare il cinema e c’è anche il primo ciak di un documusical "work in progress" che per cinque anni diventerà il diario dell’avventura umana e artistica di Mario e Agostino alla disperata ricerca di musicisti nati chissà dove e portati a Roma dal destino… Tra le belle scoperte e le delusioni, tra arrivi e partenze, l’orchestra riesce a raggrupparne una trentina. Chi cattolico, chi musulmano, chi ebreo, chi induista, chi ateo… Chi campa suonando e chi lavando i vetri ai semafori. Autodidatti che non sanno leggere uno spartito e diplomati al conservatorio. Qualche italiano e altri che non parlano nemmeno la lingua. Vittime di regimi di destra e di sinistra, c’è chi ha un passato da dimenticare e chi è pieno di nostalgia. C’è di tutto… tranne un cinese! Appuntamento mancato con una comunità difficilmente avvicinabile che però sta piano piano impadronendosi dell’Esquilino con i suoi magazzini all’ingrosso di scarpe e magliette made in China, sotto lo sguardo insofferente dei vari comitati, per lo più di destra, che regolarmente scendono in piazza per manifestare contro. Malgrado qualche rivalità tra alcuni componenti e le difficoltà economiche interne all’associazione e malgrado quelle dovute ad una legge restrittiva sull’immigrazione come la Bossi-Fini, con i relativi ostacoli di una burocrazia indigesta che accompagna tutti i giorni la vita degli extra-comunitari, l’Orchestra di Piazza Vittorio alla fine riesce a dare voce e corpo ad una armoniosa diversità che non ha niente a che fare con la "musica etnica" perché qui è tutti insieme verso un’altra musica. Ma non sono solo lingue e strumenti a sposarsi, perché in questi cinque anni non sono mancati i matrimoni misti e la nascita di bambini di un colore nuovo.

 

 

Film testimonianza sulla genesi dell’omonima formazione, L’orchestra di Piazza Vittorio mescola musica, incontri, solidarietà e commedia umana. Nato per iniziativa di Mario Tronco, compositore di musiche per film, nonché pianista della Piccola Orchestra Avion Travel e del collettivo Apollo 11, il complesso musicale affonda le sue radici in un quartiere popolare di Roma dove gli italiani sono "una minoranza etnica". Girato nell’arco di cinque anni, dalla nascita dell’orchestra fino ai suoi recenti successi, il documentario riunisce trenta musicisti, tra suonatori di strada e professionisti, provenienti da quindici Paesi diversi e in qualche caso clandestini, cinque cameraman, quattro montatori e tre tecnici del suono. Il film mostra e fa da specchio all’Italia di oggi, caratterizzata da una realtà sociologica e culturale molto varia. Ad emergere è dunque uno straordinario mix fatto di suoni, armonia e storie di vita.

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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