GRAN TORINO
Nastro d’argento Miglior film extraeuropeo e David di Donatello Miglior film straniero

Regia di: Clint Eastwood
Attori: Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley, Austin Douglas Smith, John Carroll Lynch, William Hill, Chee Thao, Choua Kue, Brooke Chia Thao, Scott Eastwood, Xia Soua Chang, Cory Hardrict, Geraldine Hughes, Brian Howe, Brian Haley, Dreama Walker, Nana Gbewonyo, John Antony, Doua Moua, Sarah Neubauer e Lee Mong Vang
Sceneggiatura: Nick Schenk da una storia di Dave Johannson e Nick Schenk
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox e Gary D Roach
Musica: Kyle Eastwood e Michael Stevens
Produttori: Clint Eastwood, Robert Lorenz e Bill Gerber
Titolo originale: Gran Torino
Origine: USA 2009
Distributore: Warner Bros.
Link: www.warnerbros.it www.warnerbros.com www.grantorinofilm.it www.thegrantorino.com
Durata: 116’
Produzione: Double Nickel Entertainment, Malpaso, Warner Bros. Pictures e Village Roadshow Pictures
Programmato dal 13 marzo 2009

Il biasimo che si legge nello sguardo, accentuato dalla smorfia sulle labbra serrate, non danno adito a dubbi. Walt Kowalski (Clint Eastwood) disapprova quasi interamente quello che lo circonda, a cominciare dagli intervenuti al funerale della moglie, in chiesa. Prima fra tutte la nipotina adolescente, che si presenta con un anello conficcato nell’ombelico, in bella vista nello spazio lasciato tra la camicetta e la gonna. Lo sguardo gelido non è una prassi riservata alle grandi occasioni, tipo la cerimonia funebre. Walt disprezza la gente che lo circonda. È un veterano della guerra in Corea e quindi disprezza gli asiatici. Il punto è che la sua è rimasta una delle poche case "indigene" del quartiere. I vicini hanno tutti venduto ai coreani, lui è l’unico a resistere, a rifiutare di vendere. Cosa pensa della vecchia vicina lo dimostra guardandoli con il solito disprezzo, emettendo grugniti con l’espressione di una belva che osserva da lontano una preda che non può avere. Quasi uno sguardo alla Dirty Harry. Il sentimento è sicuramente reciproco: cosa ci fa nel quartiere questo vecchio bianco, perché non vende la sua casa come hanno fatto gli altri? E ci sono anche i due giovani rampolli dei vicini, Tao e Sue, sempre a girare davanti a casa. Inoltre, il giorno del funerale i coreani festeggiano la nascita di un bambino, come fosse questa vita a riscattare la morte. I due riti religiosi si contrappongono, quello cristiano e quello orientale. Le gang vagabondano per il quartiere, ispanici, asiatici, e il barbiere è italiano.

E i parenti? Che rapporto può avere Kowalski con i propri familiari? I figli non vedono l’ora di "salvarlo da quel ghetto" per inserirlo in una lussuosissima casa di riposo. La nipotina di Walt è troppo presa col suo cellulare per poter entrare non solo nel mondo del nonno, ma anche in quello dei genitori. I tre nipoti maschi non sanno nemmeno che cos’è la Corea, e guardano stupiti la medaglia al valore, la Silver Star, riconoscimento di una guerra a loro troppo lontana. Walt non risparmia neppure il giovane prete incaricato dalla defunta a tenerlo d’occhio: "Confesso che venivo in chiesa solo per far piacere a mia moglie." L’unico che sembra essere il destinatario del suo timido sorriso è Daisy, la sua vecchia cagna. E poi la sua grande passione, la Ford Torino del 1972, meglio conosciuta come Gran Torino, perché negli Usa Torino, città della Fiat, era paragonata a Detroit, centro industriale americana dell’automobile. Per intenderci, era l’auto di Starsky e Hutch. Questo è il panorama che Eastwood ci presenta, con i suoi caratteri, ciascuno nei loro particolari, e l’ambiente, le case dei vicini e la sua, con l’immancabile bandiera americana. Sappiamo che le persone presentateci avranno un ruolo importante nella storia che seguirà, lo si intuisce. Clint è bravo nel premunirci una possibile futura azione.

Poi qualcosa succede. Tao, il ragazzo coreano dei vicini, sta per essere reclutato da una delle gang che scorrazzano in zona, formata da asiatici. Lo vogliono fare contro il parere della sorella Sue, della sua famiglia e dello stesso Tao, e qui Walt interviene, un po’ alla Callahan, mettendo in fuga la banda, col pretesto di aver violato la sua proprietà. Una volta rotto il ghiaccio, la cosa prosegue a macchia d’olio e i vicini coreani diventano i protetti di Kowalski. Ma è soprattutto col giovane Tao che Walt crea un rapporto inimmaginabile all’inizio di questa storia, quando è mandato da lui per riconoscenza, a fare dei piccoli lavori.

Tao, inizialmente recalcitrante, entra poi in simbiosi con Walt, che lo accoglie quasi come un nipote, ad esorcizzare forse il fatto che i nipoti reali, sono troppo distanti per condividerne l’affetto. Inoltre Kowalski è malato, sputa sangue.

È evidente che alle gang qualche citazione di Dirty Harry non basta, considerano Walt un vecchio pazzo bianco e non demordono, per cui la situazione è tutta in progressione.

Eastwood ci ha ancora una volta dato una bella lezione di cinema, senza vergognarsi di ironicamente auto-citarsi e dimostrando una vera perizia nel dirigere gli attori. La sceneggiatura è impostata soprattutto sul rapporto umano tra Walt e Tao, ma c’è anche una lettura antirazzista nel comportamento di questo anziano disilluso che abbandona i propri principi e il proprio odio in uno dei momenti più delicati della sua vita.

Le musiche sono di Kyle Eastwood, figlio di Clint e la canzone Gran Torino è firmata anche dal regista

Marcello Moriondo

 

 

"Non avevo in programma molti altri film come attore, in realtà, ma questo film aveva un ruolo perfetto per la mia età ed il personaggio sembrava costruito su misura per me, anche se non era così. E mi è piaciuto molto il copione. Ha molti colpi di scena ed anche situazioni divertenti che strappano molte risate.

Walt probabilmente è prevenuto nei confronti del sacerdote per una serie di motivi, ma principalmente perché sembra un ragazzino, il sacerdote cerca in tutti i modi di far confessare Walt, ma Walt pensa che il ragazzo sia appena uscito dal seminario e che abbia dei comportamenti ’da manuale’, e quindi si instaura un rapporto a senso unico. Il ’padre’ come lo chiama lui, è un giovane determinato, ma, alla fine, Walt fa le cose a modo suo.

La Gran Torino rappresenta il suo orgoglio e la sua gioia, Walt in un certo senso è la Gran Torino. Non ci fa nulla con questa macchina se non lasciarla ferma in garage. Ma ogni tanto la scopre e la lucida. Walt con un bicchiere di birra e di fronte alla sua macchina: in questa fase della sua vita è la cosa migliore che gli rimane.

Walt è molto, molto seccato del modo in cui il suo mondo è cambiato. L’uomo è cresciuto in un quartiere del Michigan che era abitato da gente che lavorava nel mondo delle automobili, come lui, probabilmente una maggioranza di polacchi americani, proprio come lui. E quindi, quando vede che il suo quartiere sta cambiando, si sente sfiduciato.

Gli ritorna l’atteggiamento mentale che aveva in guerra, e lì comincia a capire i problemi che ci sono con la comunità degli Hmong, soprattutto con i ragazzi che fanno parte delle bande.Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

home mail