THE RED SHOES
Presentato in concorso al Noir in Festival di Courmayeur 2005

Regia di: KIM Yong-gyun
Attori: Kim Hye-soo, Park Yeon-ah e Kim Sung-su
Sceneggiatura: Ma Sang-yeal e Kim Yong-gyun
Titolo originale: Bun Hong Sin
Titolo internazionale: The Red Shoes
Origine: Corea del Sud 2005
Distributore: Medusa
Link: www.medusa.it
Durata: 103’
Programmato dal 20 gennaio 2006

Si comincia con due tizie che si litigano un paio di scarpe rosine. Le scarpe sono quelle del titolo e una delle due è Sun-jae, la protagonista. Succede che quell’altra riesce a portargliele via, insomma a rubargliele, e mal gliene coglie, visto che la maledizione delle scarpe subito la colpisce, facendole perdere le gambe, mozzate alle caviglie in una lunga striscia di sangue. Dopo i titoli di testa si passa alla piccola famiglia felice di Sun-jae, finche subito dopo non si scopre che il marito la tradisce proprio in casa. Tanto basta a convincerla a cercarsi casa insieme alla figlia di sei anni Tae-soo. Subito trova un tugurio dove poco ci mancava che perde un occhio. Poi trova una casa da ristrutturare, un appartamento ad uso ufficio alla periferia di Seoul. Adesso è la sua amica oculista che si occupa di medicarglielo, sperando di salvarglielo. Alla sistemazione della nuova casa ci pensa l’architetto In-chul, che naturalmente di lì a poco diventa il suo amante e al quale non racconta di essere ancora sposata. In tutto questo andare e venire ci sono di mezzo quelle scarpe, che sembrano avere il potere di abbattere una condanna per chi le ruba, che finisce regolarmente male e che riservano una brutta sorte per chi, dopo esserne rimasto attratto, chiede di averle per sé. Anche la figlia, che segue una scuola di ballo classico, dall’alto dei suo pochi anni si comporta in modo geloso e morboso sulle scarpe e finisce in pericolo di vita. Molto assomiglia all’ultimo cinema horror coreano, qui costellato di incubi e fantasmi, ma per quanto si faccia per cercare di far paura, alla fine il risultato non è molto horrorifico. Parecchio dipende dal fatto che si insiste molto nelle urla isteriche ad ogni nonnulla, quasi che tutti i protagonisti siano da ricovero. Il film prende spunto da una fiaba di Hans Christian Andersen dallo stesso titolo, qui realizzando appositamente per il film quaranta paia di scarpe e spostando la concentrazione e l’ossessione sulle calzature, che incarnano e promuovono episodi di rabbia e punizione, provenendo dalla maledizione del fantasma di una ragazza molti anni prima.

Maurizio Ferrari

Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell'archivio.

 

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