TENERI PARASSITI
Presentato nella sezione "Orizzonti" al Festival di Venezia 2009

Regia di: Christian Becker e Oliver Schwabe
Attori: Robert Stadlober (Jakob), Sylvester Groth (Martin), Maja Schöne (Manu) e Corinna Kirchhoff (Claudia)
Sceneggiatura: Christian Becker e Oliver Schwabe
Produttrice: Juliane Thevissen
Musiche: Aurelio Valle
Montaggio: Florian Miosge
Scenografo: Katja Schlömer
Visual Effects: Andreas Fröhlich
Fotografia: Oliver Schwabe
Titolo originale: Zarte parasiten
Titolo internazionale: Tender Parasites
Origine: Germania 2009
Distributore: Cineteca Italiana
Link: www.cinetecamilano.it
Durata: 87’
Produzione: RheinFilm e Westdeutschen Rundfunk

Jacob e Manu sono due che hanno lo sporco sotto le unghie e indossano vestiti sporchi. Vivono ai limiti della sopravvivenza in una tenda in mezzo al bosco come fossero due campeggiatori dell'età della pietra. La vita spartana che conducono di notte non impedisce loro di vivere socialmente di giorno, guadagnando soldi a casa di persone bisognose di compagnia e aiuto, badanti praticamente. Sono parassiti degli altrui bisogni, sia per la vecchia inferma fisica o per la coppia inferma psichica, quella che non ha superato la morte del figlio. Di cui peraltro Jacob comincia a sentirsi la reincarnazione. Sentendosi adottato, finisce per incrinare quel rapporto di coppia che aveva così bene instaurato con Manu, dando vita a un rivedere le posizioni che porterà la loro storia d'amore verso un nuovo equilibrio di coppia, ma più ripensato.

 

 

E' un film essenziale nel racconto ridotto ai fatti principali senza troppe digressioni di contorno, frutto evidentemente anche di una produzione che appare limitata nel budget e che non ha la pretesa di abbellire più di quelli che sono i suoi limiti economici. Ne guadagna anche lo stile, che risulta asciutto. Quanto poi al risultato, appare un film necessario nella voglia cercare una storia fuori dal coro, incentrata su due ragazzi che non vogliono seguire un percorso di vita alternativa, pur non volendo stravolgere le regole del vivere civile, ma rimanendone ai margini per non farsi schiacciare dagli ingranaggi e semplicemente portando a loro vantaggio una situazione che per qualcun altro è motivo di sofferenza. Il film si presta molto anche per una circuitazione parallela alla grande distribuzione per opera della Fondazione Cineteca Italiana che, dopo averlo visionato al Festival di Venezia, ne propone la visione con lo stesso spirito che già aveva speso per Only di Ingrid Veninger e Simon Reynolds

Maurizio Ferrari

 

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