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LA VITA E’ BELLA

Regia di: Roberto Benigni
Attori: Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Giorgio Cantarini, Sergio Bini (Bustric), Horst Buchholz e Giustino Durano,
Origine: Italia 1977
Distributore: Cecchi Gori
Durata: 120’

Il piccolo Benigni ce l’ha fatta. Al di sopra di ogni ottimistica previsione Roberto Benigni ha stravinto agli Oscar. Un film così piccolo e così lontano dalle grandezze hollywoodiane ha fatto parlare di se e dell’Italia in tutto il mondo per parecchio tempo. Un meccanismo in crescendo abilmente giostrato dalla potentissima Miramax (distributrice anche Shakespeare in love) che ha acquistato i diritti di distribuzione de La vita è bella dalla Cecchi Gori già dall’autunno scorso investendo in pubblicità sicuramente più di quanto sia costato il film. Il fatto che l’abbia promosso con accanimento portando Benigni in ogni televisione e con un’accurata promozione stampa, non è nulla di strano, gli affari si fanno così. Veramente strano invece è il fatto che una distributrice americana abbia creduto talmente ad un film italiano da investire una vagonata di denaro in pubblicità. Non era mai successo. La forza di un personaggio come Benigni li ha convinti.

Da mesi sui giornali italiani non c’è stato giorno in cui non ci fosse una notizia su LA VITA E’ BELLA: un giorno si riportavano gli elogi di qualche grande divo o della comunità ebraica. Il giorno dopo qualcuno aveva da ridire sulle dichiarazioni del giorno precedente: Il giorno successivo altri contrastavano gli attacchi agli elogi e così via in una catena infinita, fino a dichiarazioni anche poco credibili. C’era da pensare che alcune fossero inventate per suscitare altre reazioni. L’importante era che il caso montasse. Ed è ingigantito fino a 3 Oscar: miglior film straniero, Benigni miglior attore, miglior colonna sonora di Nicola Piovani.

Mai nessuno italiano aveva avuto tanti premi, tutti insieme. L’Italia non è nuova a riconoscimenti per il miglior film straniero: recentemente Tornatore e Salvatores, e prima di loro Rossellini, De Sica, Fellini (quasi abbonato) Petri. Ma per il miglior attore bisogna risalire all’Anna Magnani de La Rosa Tatuata,1955 (e il film era americano, di Daniel Mann) o alla Sophia Loren de La Ciociara (1961). E un attore piccolo, stropicciato, un giullare per nulla aitante, ha sconfitto grandi divi americani. Il terreno favorevole per Benigni era pronto già dai tempi della sua interpretazione nel film di Jim Jarmush Daunbailò e delle sue conseguenti partecipazioni ai vari talk show americani dove si era fatto ricordare per la sua travolgente irruenza. Poi la debordante premiazione al Festival di Cannes dove di fronte alle telecamere internazionali si era sdraiato ai piedi di Martin Scorsese. Il personaggio Benigni era già lanciato e vincente.

Il sostegno della Miramax sicuramente è stato importante: un altro piccolo film brasiliano, Central do Brasil, era molto piaciuto ed inizialmente sembrava ben posizionato per l’Oscar. Diciamo che La vita è bella formalmente parlando, difetti ne ha (assurda la candidatura per la miglior regia) ma è un bel film perché sa come prendere l’anima del pubblico con una bella storia di amore infinito in una infinita tragedia. E non intendo dire che sia un’operazione furba, a mio parere è un film sincero, sentito e appassionato, una favola triste e divertente che fa riflettere. Nell’alternarsi di polemiche e dichiarazioni, alcuni ebrei che hanno vissuto il campo di concentramento hanno avuto parole dure nei confronti di Benigni e del suo film. Altri lo hanno lodato e hanno consigliato la proiezione nelle scuole. Noi che il campo di concentramento non lo abbiamo fortunatamente vissuto, non possiamo sapere cosa veramente significhi e come e quanto segni le persone che l’hanno subito. Per questo non ci sentiamo di giudicare o contrastare chi non l’ha amato. Quello che il film di Benigni ci fa vedere è il campo di concentramento che un padre cerca di far vedere a un piccolo bambino. Certamente non è la realtà.

Ci sentiamo comunque felici anche solo per la vittoria di un film piccolo, senza grossi capitali, contrario alle regole di Hollywood dei grandi soldi, e che speriamo abbia innescato un meccanismo che permetta al cinema italiano di essere distribuito negli Stati Uniti almeno per la millesima parte di quanto il cinema americano invade le nostre sale. La vita è bella (udite, udite!) è uscito negli USA con i sottotitoli e ciò nonostante ha conquistato non solo gli Oscar ma anche il pubblico.

Mietta Albertini

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