L’ALBERO DELLA VITA

Regia di: Darren Aronofsky
Attori: Hugh Jackman, Rachel Weitz, Ellen Burstyn, Alexander Bisping, Cliff Curtis, Sean Gullette, Mark Margolis, Donna Murphy, Ethan Suplee e Sean Patrick Thomas
Titolo originale: The Fountain
Origine: USA 2006
Distributore: 20th Century Fox
Link: www.20thfox.it http://thefountainmovie.warnerbros.com
Durata: 96’
Programmato dal 16 marzo 2007

I salti temporali si susseguono in continuazione in questo film che già dall’inizio annuncia di voler richiedere molta pazienza da parte dello spettatore. Il protagonista è sempre lo stesso attore che cogliamo in tre diversi momenti che spaziano nei millenni. All’inizio era un conquistador che si spinse oltre in un sentiero-trappola dove i precolombiani lo stavano aspettando per farlo fuori. E infatti una coltellata lo mandò all’altro mondo. Dopo averlo ritrovato seduto in posizione yoga a galleggiare in mezzo alle stelle nel 2600, adesso lo cogliamo nell’attimo di cercare di salvare una scimmia da un cancro al cervello. In sala operatoria come chirurgo è un campione e anche a casa vorrebbe esserlo, cercando disperatamente di salvare sua moglie da qualche malattia indefinita (Rachel Weisz, nella vita moglie del regista). Lo ritroviamo nella Spagna dell’Inquisizione a proteggere la Regina, e per questo vorrebbe uccidere l’inquisitore. Nella terra dei Maya viene a sapere che c’è l’albero della vita, che al pari dell’albero della conoscenza sta nella Bibbia. La morte come atto della creazione è una delle idee che attraversano il film, al pari di una consapevolezza sull’indissolubilità della vita con quello della morte. Il regista arriva a questo film dopo un paio di film importanti e articolati come "Pi – Il teorema del delirio", che si basa su enigmi matematici e sulla follia dei singoli e di tutti, e "Requiem for a dream", dove un personaggio rappresenta tutta la congrega americana. Anche qui il regista si prefigge grandi risultati filosofici e riflessioni su amore e morte, cantore di un cinema di fantasia galoppante dove tutto può succedere o ci si impegna perché succeda. Quanto si possa rimanere coinvolti è difficile dirlo, sembrando tutta l’operazione un po’ fine a sé stessa, senza una meta precisa da raggiungere, magari un vero orrore new-age tra mitologie e iconografia buddista, anche se comunque va riconosciuto un grande impegno di elaborazione fantastica. Tutto il film poggia sui due protagonisti principali, impegnati in molte trasformazioni, lei coi capelli corti o lunghi, malata terminale bruttina o regina di Spagna bellissima e lui pelato, barbuto o normale a seconda delle situazioni ambientali o temporali.

Maurizio Ferrari

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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