2061

Regia di: Carlo Vanzina
Attori: Diego Abatantuono, Michele Placido, Emilio Solfrizzi, Sabrina Impacciatore, Dino Abbrescia, Andrea Osvart, Jonathan Kashanian, Nini Salerno, Massimo Ceccherini, Ugo Conti e Anna Maria Barbera
Origine: Italia 2007
Distributore: 01 Distribution
Link: www.01distribution.it www.2061.it
Durata: 93’
Programmato dal 26 ottobre 2007

I fratelli Vanzina continuano a pescare a piene mani nel cinema dei padri. Il loro, Steno, ma anche maestri come Monicelli e Scola. "2061" assomiglia molto a "L’armata Brancaleone", nello spirito e nell’ambientazione, rimanda anche a "Attila, il flagello di Dio", anche se vorrebbe ambire alle vette decisamente più elevate di "La seconda guerra civile americana" e "Mad Max". Il 2061 è un anno simbolico del futuro, perché sarebbe il duecentesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Invece, quella immaginata dai Vanzina non è più una nazione, ma un frammentato insieme di staterelli che ricordano il Medioevo. C’è ancora lo Stato Pontificio, con tanto di Inquisizione, c’è il Regno (anzi, il Sultanato) delle Due Sicilie e c’è un Granducato di Toscana conteso fra le famiglie dei Cecchi Gori e dei Della Valle. Come si può capire, la trovata serve per generare un po’ di ilarità spongendo sul pedale del grottesco per descrivere un paese diviso, vittima delle degenerazioni separatiste degli anni passati e di un campanilismo regionalistico mai veramente sopito. Potrebbe venire in mente la satira politica, ma è meglio non usare definizioni a sproposito. Nei film dei Vanzina, come sempre, prevalgono la battutacce costruite sul dialetto, sulla storpiatura dei nomi (la rivista "Nonna moderna" o il naturalista Bifolco Quilici), sui facili rimandi alla televisione o al cinema (di oggi, naturalmente). Quindi, non è neanche il caso di parlare di "resistenza" nel descrivere il gruppetto di soggetti che intraprende un viaggio dal Sud verso Torino, per tentare di ricostituire l’Italia, sotto la guida di un "professore" non certo esente da difetti e cadute di stile. Il percorso, porta il gruppo ad affrontare situazioni sempre piuttosto picaresche, forzate verso il grottesco, dove entrano volti noti dell’attuale commedia all’italiana (Enzo Salvi, per dirne uno) o personaggi che ricordano modelli mutuati dall’attuale società. Certo, non sfugge un certo spirito anticlericale, il dito puntato verso difetti atavici del nostro Paese, stilettate verso i reality show ma anche i loro spettatori. Lo "sbraco", però, è sempre dietro l’angolo e purtroppo spesso ha la meglio. Nota di massimo demerito, poi, per l’uso, anch’esso volgare e pacchiano, del product placement, che da noi, evidentemente equivale alla televendita appena mascherata.

PER: Non c’è nulla di male a omaggiare la tradizione del nostro cinema. Ma occorrerebbe dar mostra di aver imparato qualcosa.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

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