FACE ADDICT - DROGATO DAI VOLTI

Presentato fuori concorso al 58° Festival di Locarno 2005

Regia di: Edo Bertoglio
Attori: Walter Steding, Edo Bertoglio, Glenn O’Brien, Debbie Harry (dei Blondie), John Lurie, Maripol, James Nares, Wendy Whitelaw, Victor Bockris, Stewart Meyers, George Steding e Gloria Steding
Titolo originale: Face Addict
Origine: Italia e Svizzera 2005
Distributore: Istituto Luce
Link: www.luce.it www.amka.ch www.downtownpictures.it
Durata: 102’
Programmato dal 11 novembre 2005

C’era una volta la Downtown Scene. Nacque nella seconda metà degli anni Settanta, a New York, esempio unico, allora, di città fallita, in senso letterale, a seguito della gravità della crisi energetica che colpì gli Usa. Nonostante questo, anzi proprio per questo, si registrò una concentrazione senza precedenti di artisti nella zona dell’East Village (più economica rispetto a tante altre) e lì, con poco denaro ma molta immaginazione, si costruì la rinascita creativa della metropoli, che in breve tempo si popolò di gallerie d’arte, ristoranti e locali notturni, nati per sbarcare il lunario e poi diventati fulcro della vita sociale cittadina. Edo Bertoglio è uno che lì c’è stato, proprio in quegli anni e ha fotografato quella scena, concentrandosi sui volti di coloro che l’hanno animata. Lavorando per la rivista "Interview", diretta da Andy Warhol, è entrato in contatto e ha frequentato quell’universo di energia creativa, vivendo a stretto contatto con personaggi quali Deborah Harry, cantante dei Blondie, o Jean-Michel Basquiat, allora giovanissimo pittore diventato in breve tempo uno degli artisti di riferimento del periodo. "Addiction" è però un termine con diversi significati, che si può tradurre in italiano sia con "ossessione" sia con "dipendenza". Il lato oscuro di quel mondo era rappresentato dal forte consumo di droghe, che certo funse da collante delle relazioni e da stimolatore della creatività, ma portò anche alla distruzione fisica di molti attori della Downtown Scene (lo stesso Basquiat, per esempio, morto di overdose a 28 anni). Bertoglio ritorna in quell’ambiente vent’anni dopo, spinto dalla voglia prima di tutto personale di fare i conti con il passato, ma anche di comprendere meglio, a distanza di tempo, cos’era stato vissuto e cosa è rimasto oggi. Anziché l’immagine fissa, il regista usa il mezzo cinematografico con il quale, tornato nella natia Svizzera, ha acquisito familiarità, essendosi dedicato, dal 1990 in poi, alla produzione di documentari e video istituzionali.
"Face addict" è il resoconto di questo viaggio fra passato e presente. Attraverso gli occhi di Bertoglio, rivediamo luoghi nel frattempo cambiati e altri rimasti immutati. Soprattutto, vediamo molte facce, quelle immortalate nelle foto di allora e quelle dei "sopravvissuti", fra artisti nel frattempo diventati di successo e altri rimasti con lo spirito nell’avventurismo del tempo passato La voce di Bertoglio accompagna e spiega, fuori campo, ci aiuta a capire il senso di uno straordinario periodo oggi scomparso, ci fa riflettere sul rapporto fra arte e autodistruzione. Così, dal personale, che di certo prevale, si arriva a qualcosa di più generale, a un documento storico su un ambiente che continua a influenzare ancora oggi la cultura occidentale.

PER: Vale quanto una mostra d’arte contemporanea. Quindi, piacerà a chi le frequenta di solito. Foto di Bertoglio e opere di altri artisti del tempo sono in visione anche allo Spazio C.P. Company di Milano.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net )

 

 

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