IL GUSTO DELL’ANGURIA

Regia di: Tsai Ming-liang
Attori: Lee Khang-sheng, Shiang-chyi Cheng, Yi-ching Lu e Kuei-mei Yang
Titolo originale: Tian bian yi duo yun
Origine: Francia, Cina e Taiwan 2005
Distributore: Bim
Link: www.bimfilm.com
Durata: 112’
Programmato dal 25 novembre 2005

Temi ricorrenti e novità si intersecano in questa nuova e sorprendente (non sempre in positivo) opera del coreano Tsai Ming-liang ("Vive l’amour" vinse a Venezia nel 1994). L’acqua che scorre o manca, la contiguità fisica fra i protagonisti e gli inserti musicali (già usati in "Che ora è qui?" fanno il paio con un’inusuale indagine sul corpo e una presenza massiccia di sesso anche esplicito. Ideale seguito del precedente film (il citato "Che ora è qui?"), "Il gusto dell’anguria" ripropone il personaggio di Hsiao Kang, giovane alienata che una volta lavorava come venditrice di orologi per la strada. Ancora una volta, sul suo cammino trova Shiang-chyi, il quale vive nell’appartamento sottostante e passa il tempo a conservare bottiglie d’acqua assai preziose, vista la penuria in corso nel Paese. Hsiao Kang ora fa l’attrice in film porno a basso budget, vive in solitudine e non comunica molto con l’esterno. Il filo conduttore del film, ricco di scene a camera fissa, come nella migliore tradizione del regista, è ancora la condizione di isolamento e di crisi esistenziale che attraversa i protagonisti. Un’immagine ricorrente dell’opera sono i corridoi, visti quasi come moderni fiumi destinati a mettere insieme la gente, ma che, di fatto, non si uniscono mai. Come in un suo precedente film, "The hole", Ming Liang intercala nella narrazione numeri musicali, coreograficamente ricchi e destinati a rendere visibili i desideri e i pensieri più intimi dei protagonisti. La parti musicali sono frequenti quasi quante le scene di sesso, esposto in modo freddo e teso a disturbare il pubblico più che a solleticarlo. Se le parti più direttamente legate alla tradizione del regista coreano mostrano la solita efficacia espressiva tutta concentrata nell’immagine, convincono meno gli inserti "nuovi", certamente utili per creare il dovuto distacco tra i diversi piani narrativi, ma un po’ eccessivi e carichi rispetto al tono complessivo del film.

PER: Perché "Il gusto dell’anguria"? E’ il Governo a consigliarlo, come alternativa all’acqua. Il frutto diventa uno degli oggetti simbolici di un film intrigante quanto squilibrato.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)

 

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