L’EDUCAZIONE FISICA DELLE FANCIULLE
Presentato fuori concorso al 62° Festival di Venezia 2005

Regia di: John Irvin
Attori: Jacqueline Bisset, Enrico Lo Verso, Galatea Ranzi, Tomás Hanák, Mary Nighy e Hannah Taylor Gordon
Sceneggiatura: Alberto Lattuada e Ottavio Jemma

Liberamente tratto dal romanzo THE FINE ART OF LOVE-MINE HAHA di Frank Wedekin

Titolo originale: The Fine Art of Love
Origine: Italia, Inghilterra e Repubblica Ceca 2005
Distributore: 01 distribution
Link: www.01distribution.it
Durata: 107’
Programmato dal 25 novembre 2005

Alberto Lattuada è stato un regista importante per il nostro cinema negli anni Cinquanta e Sessanta, ma nell’ultimo periodo della sua attività artistica aveva mostrato segni di profondo declino ispirativo, rifugiandosi spesso e volentieri nella pruderie dell’osservazione di corpi nudi di fanciulle, come in "La cicala" e "Una spina nel cuore", per mascherare la debolezza congenita degli script. "L’educazione fisica delle fanciulle" è il suo ultimo lavoro di scrittura, che trae ispirazione da un romanzo di Franz Wedekind, ma non ha potuto essere portato sullo schermo dall’autore, scomparso nel luglio scorso. Lo ha ripreso l’inglese John Irvin, che non ha fatto un granché per correggerne i difetti, producendo un’opera che sembra la versione patinata di "Magdalene", con spruzzate di "Another country" e "A chorus line". Siamo in un collegio femminile centro-europeo, probabilmente nella prima parte del XX secolo. Qui le ragazze imparano soprattutto a ballare, sotto le grinfie di un’inflessibile direttrice e altrettanto rigide insegnanti. In questo posto sperduto e isolato vengono mandate soprattutto figlie indesiderate di famiglie ricche. Qualcuna di loro ogni tanto esce, apparentemente portata in qualche luogo misterioso, ma difficilmente rientra e del suo destino si perdono le tracce. Nel collegio, alla prevedibile razione di angherie e soprusi, si alternano passioni omosessuali, gelosie e istinti di trasgressione. Ci sarebbe materiale per una riflessione sul rapporto fra libertà soppresse e desiderio sessuale, ma Irvin si limita a osservare, talvolta a scrutare da vicino i corpi e i volti delle sue protagoniste, mantenendo una visione superficiale, volta soprattutto a titillare la pupilla del pubblico più malizioso che non ad approfondire temi e situazioni. La parte conclusiva, con la "fiammeggiante" ribellione della giovane protagonista al suo destino è girata con approssimazione e dà il segno di un’operazione complessiva che, volendo essere buoni, potremmo limitarci a definire calligrafica, per nasconderne la reale inutilità.

PER: Fan di David Hamilton, il fotografo delle adolescenti discinte.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net )

 

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