L’INCUBO DI DARWIN
Vincitore nel 2004 del Best Documentary (European Film Awards), Europa Cinemas Label Jury Award (Mostra di Venezia), Vienna Film Prize (Viennale), Nfb Documentary Award (Montreal), Best Film (Copenhagen Dox), Grand Prix (Festival De Film D’Environnement Paris), Best Documentary (European Film Awards) e nel 2005 del Audience Award Best Documentary (Belfort), Grand Jury Prize (Angers, Francia), European First Film Festival Premiers Plans, Grand Jury Prize (European First Film Festival Premiers Plans, Grand Prix Best Film (Paris Festival De L’environnement), Mexico Cine Contemporain, Grand Premio per il miglior documentario e miglior film (Chicago Doc Festival), Audience Award (Thessaloniki Doc Film Festival), Norway Distribution Award (Oslo Eurodoc) e Grand Prix Best Film (Docaviv In Israel)
Regia di: Hubert Sauper
Sceneggiatura: Hubert Sauper
Collaborazione artistica e aiuto registi: Sandor Rieder e Nick Flynn
Fotografia: Hubert Sauper
Montaggio: Denise Vindevogel
Audio: Veronika Hlavatsch
Tecnico del suono: Cosmas Antoniadis
Produttori: Edouard Mauriat, Antonin Svoboda, Martin Gschlacht e Hubert Sauper
Titolo originale: Le cauchemar de Darwin
Titolo internazionale: Darwin’s Nightmare
Origine: Francia, Austria e Belgio 2004
Distributore: Mikado
Link: www.mikado.it www.coop99.at/darwins-nightmare www.hubertsauper.com
Durata: 107’
Produzione: Mille et une productions (Parigi), Coop99 Film Produktion (Vienna) e Saga film (Bruxelles), in collaborazione con ARTE, WDR, VPRO Amsterdam, SVT Stokholm, YLE 2 Helsinki con il sostegno di Centre National de la Cinematographie (CNC) (Parigi), Filmfonds (Vienna) e Centre du Cinéma et de l’Audiovisuel de la Communauté Française de Belgique et les télédistributeurs wallons
Programmato dal 10 marzo 2006

Se c’è un’Africa sfruttata, la Tanzania è il posto più sfruttato dell’Africa. Questo austero eppur crudele documentario ci porta all’interno di un universo infernale, facendo del paese del Centro Africa l’emblema della complessa dinamica punitiva che le nazioni industrializzate praticano su quella parte del mondo che rischia di essere eternamente in via di sviluppo. Il titolo, "L’incubo di Darwin", si riferisce al trionfo, amaramente ironico, in chiave evoluzionista, di un piccolo abitante del Lago Vittoria, il più grande specchio tropicale del pianeta. Introdotto nel lago da uno scienziato nel 1960, il pesce persico del Nilo è riuscito a uccidere quasi tutte le specie native di pesce preesistenti. Si tratta di un animale tanto rapace da mangiare anche i propri piccoli. Il disastro ecologico per il Lago VIttoria si è però trasformato in un business per l’attività ittica della zona, che ora esporta migliaia di tonnellate di persico del Nilo all’anno in Europa. Ci sono cargo russi che, quasi ogni giorno, arrivano in Tanzania con qualche tipo di carico, che lasciano per riempire gli aeroplani con il pesce. Talvolta si tratta di cibo gentilmente recapitato ai milioni di rifugiati affamati che abitano da quelle parti. Altre volte, come il regista dimostra andando in profondità, si importano armi con le quali africani poveri si ammazzano l’un l’altro nelle guerre civili che caratterizzano la vita di una regione dimenticata dal mondo. La lista delle tribolazioni, naturalmente, non finisce qui, perché c’è anche l’Aids che lì è ancora in piena espansione e la costante minaccia della denutrizione. Hubert Sauper scopre anche quanto i ragazzotti locali amino avere a che fare con la "chimica", anch’essa trasportata con il carico del pesce. Insomma, ci sono abbastanza calamità per pacificare ogni profeta del Vecchio Testamento o, ancor meglio, ogni sostenitore delle politiche del Wto. Il film di Sauper cerca di stimolare la sensibilità primaria in modo fin troppo diretto, spesso attraverso contrapposizioni semplici, come quando passa da una tavolata di burocrati europei ai bambini africani che si battono per il cibo. Inoltre, c’è una certa tendenza a presentare i soggetti umani più come sintomi della grande crisi che come semplici persone. Tuttavia, "L’incubo di Darwin" esibisce grande forza attraverso le nude immagini e lascia un senso di disagio difficile da eliminare in fretta.
PER: Capire cosa non si vedrà mai sul canale "National Geographic".

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

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