IL GRANDE NORD Attori: Norman Winter, May Loo e Alex Van Bibber Fotografia: Thierry Machado Montaggio. Yves Chaput Direttore di produzione: Bertrand Jenny Musica: Krishna Levy Ingeniere del suono: Emmanuel Hachette Produttore: Jean-Pierre Bailly Titolo originale: Le dernier trappeur Origine: Francia, Canada, Svizzera, Germania e Italia 2004 Distributore: Mikado Link: www.mikado.it www.emik.it Durata: 94’ Programmato dal 28 aprile 2006 Esce solo ora, dopo oltre due anni, il docu-fiction di Nicolas Vanier sulla figura di Norman Winther, procacciatore e venditore di pelli, che si procura cacciando nei territori del "Grande Nord" del Canada, nello Yukon dei rigidissimi inverni, di fiumi e rapide che paiono inesplorati, di animali selvaggi ma non troppo aggressivi, di una natura minacciata dalla deforestazione che però qui non si vede. La scelta di Vanier è mostrarci un ciclo, un anno di vita di un personaggio come pochissimi, solitario o quasi esploratore di una natura impervia, che cerca una propria simbiosi con l’ecosistema, prendendosi, per sua stessa ammissione, quel poco che gli serve per continuare a stare lì, a costruire case di legno per sé e la sua compagna Inuit, a buttarsi giù dalle rapide con la canoa in estate e giù dai costoni di montagna con la slitta trainata dai cani in inverno. Si può ammirare un personaggio così, una sorta di avventuriero, l’ultimo "trapper", come recita il titolo originale. Oppure ci si può chiedere, forse un po’ superficialmente chi glielo fa fare, se non fosse per i paesaggi effettivamente mozzafiato che quel pezzo di terra propone con generosità. Oppure ancora si può arrivare ad argomentare la tesi di Winther secondo cui sparare a qualche animale o catturarlo con le tagliole per mangiarne le carni e scuoiarlo faccia parte delle leggi della natura, purché sia fatto con equilibrio, contrariamente a ciò che sta facendo l’industria del legno, che disbosca senza senno e modifica in modo irreversibile l’ecosistema. Tutto sarebbe lecito se questo fosse una vero e proprio documentario. invece, curiosamente, Vanier mira alto, non tanto in rapporto a modelli come "L’orso" o "Due fratelli" (entrambi di Jean-Jacques Annaud), quanto perché il riferimento va addirittura a Robert Flaherty, inventore del genere negli anni 20 e 30 del secolo scorso. L’omaggio diretto è a "Nanook, l’eschimese", reincarnatosi nel cane husky prediletto di Winther. Ma la copia dei nostri giorni è assai sbiadita proprio nelle parti di fiction, dove accadono eventi un po’ senza senso e si vedono scene chiaramente preparate, vendute come eventi inattesi che solo chi vuol cedere alla bonaria immaginazione può pensare siano almeno credibili. PER : Amanti del cineturismo estremo.Roberto Bonino (Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net) |
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