FREE ZONE
Premiato per la miglior attrice (Hanna Laszlo) al Festival di Cannes 2005

Regia di: Amos Gitai
Attori: Natalie Portman, Hanna Laslo, Hiam Abbass, Carmen Maura, Makram Khoury, Aki Avni, Uri Klauzner, Liron Levo e Tomer Russo
Fotografia: Laurent Brunet
Sceneggiatura. Amos Gitai e Marie-Jose Sanselme
Montaggio: Isabelle Ingold e Yann Dedet
Scenografo: Miguel Mirkin
Produttori: Nicolas Blanc, Michael Tapuach e Laurent Truchot
Titolo originale: Free Zone
Origine: Francia, Israele, Giordania e Belgio 2005
Distributore: Istituto Luce
Link: www.luce.it www.bacfilms.com www.agatfilms.com www.cineart.be
Durata: 94’
Produzione: Agav Films e Agat Films
Programmato dal 12 maggio 2006

Un lungo pianto apre l’ultimo film del regista israeliano Amos Gitai. Il segno di una sofferenza impresso sul volto di una donna. Un modo esplicito e radicale di iniziare un film che si concentra su alcuni personaggi femminili per descriverci quanto difficile sia la vita in una zona di guerra costante, fatta di frontiere e controlli, drammi personali che si intrecciano inevitabilmente con quelli di popoli sotto minaccia, impossibilitati ad avere una vita normale. Rebecca è l’elemento neutro del terzetto, una ragazza americana che ha appena troncato una relazione e che vuole semplicemente andare via da dove si trova, ovvero Tel Aviv. Sale su un taxi, quello guidato da Hanna e la convince ad accompagnarla in Giordania, dove Hanna deve incontrare un certo "americano", per farsi saldare un debito. Inizia così un road movie, che viaggia fra tesi controlli di frontiera, paesaggi perlopiù desertici, segni latenti di una realtà di disagio mai esibita, ma palpabile. Le due donne arrivano nella cosiddetta "zona franca", un luogo che si trova a est della Giordania, dove persone di diversa provenienza diversa si incontrano soprattutto per il commercio di automobili e dove non esistono tasse e dogane. Lì incontrano Leila, palestinese, il tramite verso l’ "americano" e il denaro agognato da Hanna. In quel luogo simbolico, di utopica libertà in un territorio segnato dalle divisioni, conosceremo meglio le storie di tutte loro e anche dell’ "americano", in realtà un palestinese costretto per un po’ a rifugiarsi all’estero.

 

 

Tutti, più o meno, sono accomunati da sogni e progetti non realizzati, fra un guerra e un’Intifada, ma in quel simbolico terreno neutro per un momento le differenze si annullano, i caratteri si mescolano, si può persino seguire all’unisono lo stesso ritmo musicale. Di lì, però, si esce prima o poi e allora ritornano i muri, gli scontri, le frontiere. Gitai riesce ancora una volta a far emergere da piccole storie private il senso di una realtà caotica e frammentata, senza certezze e immersa in un conflitto dal quale fuggire pare un sogno pericoloso.

PER: Sorvolando su qualche lungaggine, una testimonianza dall’interno sul desiderio frustrato di pace.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

home mail