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IMBATTIBILE Regia di: Ericson Core Dai film ad ambientazione sportiva e basati su storie vere, si sa già cosa attendersi. Se poi arrivano da Hollywood, la realizzazione del sogno, la vittoria, l’esaltazione della forza del singolo sono gli ingredienti utilizzati più spesso. "Imbattibile" non fa eccezione, anche se sullo sfondo qualche pennellata sociale fa capolino. Nel 1976, l’esordiente allenatore dei Philadelphia Eagles (football americano) Dick Vermeil ebbe l’idea di invitare tutti i potenziali "abili e arruolati" allo sport per concedere loro una possibilità di allenarsi con la prima squadra. L’obiettivo era dare una scossa all’ambiente e distrarre una tifoseria esasperata da undici stagioni senza vittorie. Fra tutti, uno solo ce la fece. Il suo nome era Vince Papale, trentenne disoccupato ridotto a fare il barista da un amico, ma veloce e allenato al gioco grazie alle partitelle in strada con gli amici. Con queste premesse, il film non può che essere vergognosamente manipolativo. Vince pensa di non poter raggiungere alcun traguardo, fa il provino e poi, come tutti, esce dallo stadio per andarsene. Arriva al parcheggio e la sua macchina non parte, alza lo sguardo e si ritrova davanti l’allenatore in persona che gli comunica la promozione allo stage successivo. Più tardi, arriva il primo taglio e lui ha già preparato la borsa, quando scopre che lui non sarà tra gli esclusi. La moglie lo lascia quando perde il posto da insegnante precario e il giorno dopo al bar appare una bellissima bionda. Il finale è lasciato alla meta che Papale fece nella prima vittoriosa partita casalinga della squadra. Insomma, tutto scorre senza sorprese, senza accenti negativi, senza veri scatti narrativi. Curiosamente, siamo ancora a Philadelphia, dove combatte anche Rocky Balboa e la storia sembra essere ancora la stessa. In "Imbattibile" intravediamo le difficoltà di una città in preda alla crisi economica, che si riflette sui posti di lavoro e la salute sociale complessiva. Ma il senso del riscatto che dovrebbe nascondersi dietro il destino di Vince Papale non viene sfruttata in questa chiave e toglie così l’unico possibile motivo di interesse alla sua vicenda. A peggiorare il tutto, c’è la presenza di Mark Wahlberg nei panni del protagonista: fisicamente ci siamo, ma l’attore mostra dall’inizio una disillusione che non corrisponde minimamente allo spirito di un vincente, Le immagini finali del vero Papale fanno capire che si è creato un caso clamoroso di miscasting. PER : E’ più divertente fare il tifo per Gene Gnocchi in serie A. Oltretutto è anche tecnicamente più bravo.Roberto Bonino (Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net) |
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