LORD OF WAR

Regia di: Andrew Niccol
Attori: Nicholas Cage, Ethan Hawke, Jared Leto, Bridget Moynahan, Donald Sutherland, Shake Tukmanyan, Jean-Pierre Nshanian
Titolo originale: Lord of War
Origine: USA 2005
Distributore: Italian International Film
Link: www.iif-online.it www.arclightfilms.com
Durata: 122’
Programmato dal 18 novembre 2005

I "signori della guerra" sono, storicamente, i mercanti d’armi e di questo si parla in un film dal titolo totalmente autoesplicativo. In maniera inusuale rispetto alla media del cinema americano, qui le cose non si mandano troppo a dire: "Lord of war" è un atto d’accusa esplicito verso il business più sporco che ci sia sulla faccia della Terra, che coinvolge direttamente gli Usa e tutti i paesi (Italia compresa) che vendono armi in tutte le zone del mondo dove una guerra è in corso o potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Il film segue l’ascesa professionale di Yuri Orlov, un immigrato dall’Ucraina che, dagli anni Settanta in poi, ha costruito il suo impero sul traffico d’armi. Orlov ha pochi concorrenti come lui, imprenditori privati e una piccola, ma frequentemente aggiornata, lista di clienti sparsi per il mondo. Il regista, Andrew Niccol (già autore degli interessanti "Gattaca" e "S1mone"), lo rende quasi un emblema dell’uomo d’affari contemporaneo, capace di giustificare anche l’atto più indifendibile in nome del business. Attraverso il racconto per immagini e i frequenti interventi di un io narrante fuori campo, attraversiamo l’ultimo trentennio della nostra storia, partendo dalla Guerra Fredda, già foriera di grandi affari per i "signori della guerra", per passare poi al crollo della Cortina di Ferro, che di affari ne ha portati ancor di più, soprattutto con l’apertura degli arsenali dell’ex Urss. Pur non avendo alle spalle un’organizzazione industriale, Orlov sembra i grido di reagire in tempo reale a ogni situazione, cambiando nome e bandiera alle navi sulla quali trasporta la sua merce per depistare le ispezioni o spostandosi da una latitudine all’altra con i suoi carichi di morte, per coprire la domanda laddove lo scenario bellico la rende più consistente.
Nella sua vita privata c’è una famiglia di provenienza e una formata dopo il matrimonio con la modella Ava Fontaine, ma l’unico a sapere dei suoi traffici è il fratello, sregolato cocainomane ma fedele alleato in molte situazioni. Siamo in un film americano mainstream, con una star come Nicholas Cage e, quindi, occorre sottostare a regole linguistiche che esigono una certa dose di spettacolo e un ritmo sempre alto. Ma non tutto il male vien per nuocere: all’inizio, in una scena virtuosistica quanto efficace, vediamo in unica sequenza riassunta la vita di una pallottola, dall’assemblaggio in fabbrica all’ingresso violento nel cervello di un giovane. Ma la riflessione complessiva è molto amara. Si spara e si muore nei paesi più poveri e sfruttati e ad andarci di mezzo non è quasi mai chi sparge la morte, anche perché gode di protezioni molto altolocate.

PER: Si respira un’aria di cinema civile che in America si è un po’ perso dopo gli anni Settanta. Molto più di niente, vista l’aria che tira.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)

 

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