MEMORIE DI UNA GEISHA

Regia di: Rob Marshall
Sceneggiatura: Robin Swicord
Attori: Ziyi Zhang, Gong Li, Michelle Yeoh, Ken Watanabe, Suzuka Ohgo, Koji Yakusho, Youki Kudoh, Kaori Momoi, Tsai Chin e Cary-Hiroyuki Tagawa
Soggetto: dal romanzo di Arthur Golden
Fotografia: Dion Beebe
Montaggio: Pietro Scalia
Musica: John Williams
Titolo originale: Memoirs Of A Geisha
Origine: USA 2005
Distributore: Eagle Pictures
Link: www.eaglepictures.com www.sonypictures.com/movies/memoirsofageisha
Durata: 137’
Produzione: Amblin Entertainment, Columbia Pictures, DreamWorks Pictures e Spyglass Entertainment
Programmato dal 16 dicembre 2005

L’intento di "Memorie di una geisha", best seller planetario di Arthur Golden, uscito nel 1997, era quello di aprire uno squarcio nel mistero che da sempre avvolge la figura della geisha in Giappone. Né mogli né prostitute, queste donne vengono dipinte come artiste (seguendo l’etimologia della parola), capaci soprattutto di cantare, danzare e suonare, ma anche deputate al compito di intrattenere gli uomini, nel contesto delle relazioni sociali che da sempre in Giappone sono al centro della vita soprattutto d’affari. Un assunto tanto romanzato non poteva avere uno svolgimento troppo diverso da quello proposto nella pellicola di Rob Marshall, specialista in coreografie, visto che ha diretto anche il musical "Chicago". La protagonista della vicenda si chiama Chyio e da piccola viene venduta a una casa di geishe, insieme alla sorella, che però viene dirottata in un’altra casa. La prima parte del racconto serve per descrivere una rapida ascesa e discesa del prestigio della bambina all’interno della nuova residenza. Il suo destino altalenante dipende dalle regole di ferrea obbedienza che le vengono imposte, dalla sua voglia di ritrovare la sorella e scappare e dalla presenza della perfida Hatsumomo, la geisha di maggior ascendente. Quando sembra destinata a una vita da serva, a quindici anni, nella sua vita entra Mameha, geisha di un’altra casa, che decide di seguire direttamente la sua educazione e portarla rapidamente al confronto aperto con Hatsumomo. Chyio cambia il suo nome in Sayuri, impara le arti e i trucchi del mestiere, facendosi così largo in società e puntando dritta alla ricerca di un protettore altolocato. Poi, arriva la guerra e la distruzione di un certo tipo di società. Il tema dominante del racconto è la condizione di questo genere di donne, emblema di una più complessa situazione dell’universo femminile in Giappone (e non solo).. Le geishe sono destinate a non poter vivere una vita propria, ma a loro modo esercitano un certo potere, seppure alla mercé degli uomini più o meno potenti.
Sayuri non rappresenta una particolare eccezione a questa realtà, anche se il suo animo forte e un certo spirito ribelle la porteranno, infine, a poter esprimere i propri veri sentimenti. La materia del film sarebbe anche complessa e delicata, ma Marshall sceglie la comoda via dell’elegante calligrafismo per descrivere gli ambienti e i personaggi. Il degrado della figura femminile, ma anche il suo fascino, si perdono dietro la banale narrazione di rivalità comuni a ogni civiltà, coreografie splendide quanto estetizzanti e un romanticismo che non rende per nulla giustizia a chi ha sofferto allora e continua a farlo oggi, in modo silenzioso quanto crudele, nascosto dietro le brumose maglie della gestione del potere in Giappone.

PER: Un po’ di turismo pseudosessuale in un Oriente più decorativo che misterioso.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)

 

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