MILANO PALERMO: IL RITORNO Regia di: Claudio FragassoAttori: Giancarlo Giannini, Raoul Bova, Ricky Memphis, Simone Corrente, Romina Mondello, Gabriella Pesson, Libero De Rienzo, Manuela Morabito, Luigi Maria Burruano, Silvia De Santis, Nicola Canonico, Enrico Lo Verso, Adelina Nedelea, Maurizio Matteo Merli Sceneggiatura: Rossella Drudi Costumi: Stefano Giovanni Scenografia: Paolo Innocenzi Fotografia: Gianni Mammolotti Organizzazione generale: Umberto Innocenzi Montaggio: Ugo De Rossi Musiche: Pino Donaggio Origine: Italia 2007 Distributore: Buena Vista Link: www.buenavista.it www.milanopalermoilritorno.it Durata: 95’ Produzione: Sanmarco - Globe Films realizzata da Pietro Innocenzi Programmato dal 23 novembre 2007 Fa un po’ rabbia pensare di avere "in casa" un regista con capacità tecniche di livello hollywoodiano (nell’accezione positiva del termine), ma dalla visione tanto limitata e dalla mano tanto debole. Questo è Claudio Fragasso, uno che potrebbe dirigere Bruce Willis senza sfigurare, ma si autoconfina nel prodotto di matrice televisiva, scivolando persino nell’autoreferenzialità. Dodici anni fa, "Palermo-Milano – Solo andata" aveva fatto intravedere un possibile erede di registi come Elio Petri o Damiano Damiani. C’erano i temi forti della mafia, del pentitismo e del senso di giustizia, ma c’era anche un impianto spettacolare, che funzionava nella prima parte, salvo scivolare via via nella perdita di controllo, fino a un finale perlomeno inverosimile, quasi da western. Oggi i personaggi ritornano per compiere un viaggio opposto a quello del primo film. Turi Arcangelo Leofonte è il ragioniere della mafia pentito, che veniva scortato al Nord nel primo episodio e che ora esce di galera, dopo aver scontato la propria pena. Il figlio del boss vuole vendicarsi di lui, gli rapisce il nipote e lo porta in Sicilia. Si ricompone così la squadra del 1995, capitanata dal questore aggiunto Nino Venanzio. Il viaggio è a ritroso, ma gli ingredienti sono sempre gli stessi. Il gruppo di tutori dell’ordine è al di sopra di ogni tentazione di corruzione o cedimento al compromesso, rappresenta quella giustizia che i telegiornali dimostrano esistere sempre meno nel nostro Paese, a ogni livello, compreso quello che dovrebbe garantirla. Fracasso costruisce il suo film secondo un copione visto molte volte, partendo dallo smarrimento seguito alla prima azione violenta e poi via via salendo nella compartecipazione verso la soluzione positiva, che spera possa desiderare ardentemente anche il pubblico. Non c’è mai ambivalenza, compromissione e confusione fra la legalità pura e l’abisso del male. Così, si torna al poliziesco anni Settanta, quello delle "polizie" che ringraziano o delle città violente. Rispetto a quel cinema, però, c’è maggior pretesa e il peso di una drammaticità spesso forzata. Lo stile, inoltre, risente del dominio della televisione, che ha prodotto serie come "La piovra" o "La squadra", inevitabilmente destinate a fungere da modelli ispiratori, Se a questo si aggiunge una sceneggiatura debole, piena di elementi e situazioni illogiche, si capisce come l’operazione vada considerata un totale fallimento. PER : Fare cinema spettacolare con budget non congrui è sempre stata prerogativa del nostro cinema di "genere". Ma 30-40 anni fa c’erano ben altri professionisti, a tutti i livelli.Roberto Bonino (Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net) |
♥
home ♥ mail ♥