NON APRITE QUELLA PORTA: L’INIZIO

Regia di: Jonathan Liebesman
Attori: Jordana Brewster, Taylor Handley, Diora Baird, Matt Bomer, R. Lee Ermey, Andrew Bryniarski, Lee Tergesen e Terrence Evans
Sceneggiatura: Sheldon Turner, da una storia di Sheldon Turner e David J. Schow
Fotografia: Lukas Ettlin
Scenografo: Marco Rubeo
Montaggio: Jonathan Chibnall
Musica: Steve Jablonsky
Produttori: Andrew Form, Brad Fuller, Tobe Hooper, Kim Henkel, Michael Bay e Mike Fleiss
Produttori esecutivi: Robert J. Kuhn, Toby Emmerich, Mark Ordesky, Guy Stodel e Jeffrey Allard
Titolo originale: The Texas Chainsaw Massacre: The Beginning
Origine: USA 2006
Distributore: Eagle pictures
Link: www.eaglepictures.com www.newline.com
Durata: 100’
Produzione: Platinum Dunes e Next Entertainment
Programmato dal 7 dicembre 2006

Il prequel di un remake è già in sé un oggetto singolare. Trattandosi di un horror che ha assunto lo status di culto nella prima versione del 1974 (di Tobe Hooper) e un revival seguito al successo della riedizione del 2003, il problema principale, al di là dell’esito qualitativo, è che si dovrebbe già sapere che alla fine sopravvivrà e chi no. Dunque, se proprio si è cultori del genere o addirittura di questa specifica storia, la cosa migliore da fare è dimenticarsi di quello che si è già visto. Solo così, forse, si riuscirà ad apprezzare uno splatter dai classici ingredienti, come la violenza brutale, uno humor decisamente dark e la quasi totale assenza di logica. Il killer "Faccia di cuoio" è il marchio di fabbrica della serie, ma nel remake del 2003 fu dato uno spazio maggiore allo zio sceriffo, che qui si prende letteralmente il film sulle spalle, con il piglio di un James Bond del male, Il regista Jonathan Liebesman non fa nemmeno finta di pensare che ci possa essere qualche simpatia per le vittime che fioccano e lascia tutto il carisma ai cattivi. Il sangue appare fin dall’inizio, con la sequenza disturbante della nascita di Leatherface che scorre sui titoli di testa. Poi si salta al 1969 e viene introdotto il solito gruppo di giovani vittime sacrificali del mostro, che troviamo a viaggiare in una qualunque terra di nessuno, quando un confronto ravvicinato con alcuni motociclisti li lascia incagliati a pochi passi da una delle più infami famiglie di psicopatici della storia del cinema.

 

 

Purtroppo, l’elenco dei cliché, a questo punto, è appena iniziato. La storia è debole e i personaggi comprendono le scontate fanciulle pronte solo a dire cose da deficienti e un paio di ragazzi che sembrano appartenere a una boy band degli anni 90 e invece aspettano di partire per il Vietnam. La carenza di idee narrative dovrebbe essere compensata da un’ampia dose di scene sanguinolente, qua e là infarinate di humor. Dall’infanzia di Leatherface, invece, non c’è da aspettarsi nulla di sconvolgente, men che meno dal film che ne racconta le vicende.

PER: Strettissimi appassionati dell’horror, con l’accortezza di presentarsi in sala a stomaco vuoto.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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