RED EYE

Regia di: Wes Craven
Attori: Rachel McAdams, Cillian Murphy e Brian Cox
Titolo originale: RED EYE
Origine: USA 2005
Distributore: Uip
Link: www.uip.it www.redeye-themovie.com www.dreamworks.com www.universalstudios.com
Durata: 85’
Programmato dal 21 ottobre 2005

Sta proprio invecchiando Wes Craven. Il regista di horror memorabili (da "Le colline hanno gli occhi" a "Il serpente e l’arcobaleno", per non dimenticare "Nightmare" e "Scream") passa dal suo genere prediletto al più ordinario thriller. E, dopo l’esito poco ispirato di "Cursed - Il maleficio", anche stavolta delude. "Red eye" concentra gran parte della propria suspense in alta quota, su un volo che sta riportando a casa Lisa Reisert, direttrice (assai giovane) di un albergo di lusso. Seduto accanto a lei c’è Jackson, apparentemente una specie di seduttore che, dopo aver condiviso con lei un drink in attesa dell’imbarco, combina uno scambio di posti a lui favorevole. In realtà, però, l’uomo è un criminale, che deve portare a termine il proprio incarico, ovvero uccidere un importante uomo politico, che sta per arrivare proprio nell’albergo diretto da Lisa. Sotto la minaccia di far fuori il padre, guardato a vista da un complice del cattivo, la ragazza viene "invitata" a chiamare i colleghi dell’hotel (con il telefono satellitare, naturalmente) per far spostare l’importante ospite e la sua famiglia in una stanza diversa da quella prenotata. Tre quarti del film si svolgono in aereo, fra tentativi della ragazza di cercare una via d’uscita e interventi del malvivente per rintuzzarli. Craven prova a mantenere viva la tensione, ma l’azione scorre via un po’ troppo piatta e ripetitiva per riuscire nell’intento. L’ultima parte ci porta dritti verso la soluzione dell’intrigo. E qui anche l’esperto regista perde un po’ il controllo, trasformando rapidamente la ragazza in una sorta di "Elektra", risoluta e vendicativa come fin lì non era mai stata, ma soprattutto rendendo il killer un povero scemo, che si prende ogni genere di mazzata (pugnalate con le penne, tagli, persino colpi d’arma da fuoco), facendosi regolarmente fregare per poi ritornare cattivo più di prima. Non è che non si possano fare film d’azione efficaci in un luogo chiuso come un aereo e ci sono prodotti, pur non eccelsi, come "Terrore ad alta quota" e "Air Force One" stanno a dimostrarlo. Solo che bisognerebbe avere qualche idea di sceneggiatura in più e una sapienza nelle scene di maggior presa che Craven mostra, almeno qui, di non avere. Tanto che persino l’unico effetto speciale, l’esplosione del piano dell’albergo, è di qualità modesta.

PER: Chiedere sempre, quando si viaggia in aereo, il posto-corridoio.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net )

 

home mail