RICKY BOBBY: LA STORIA DI UN UOMO CHE SAPEVA CONTARE FINO A UNO

Regia di: Adam McKay
Attori: Will Ferrell (Ricky Bobby), John C. Reilly (Cal Naughton Jr.), Sacha Baron Cohen (Jean Girard), Gary Cole (Reese Bobby), Michael Clarke Duncan (Lucius Washington), Leslie Bibb (Carley), Jane Lynch (Lucy Bobby), Amy Adams (Susan), Andy Richter (Gregory), Molly Shannon (Mrs. Dennit), Greg Germann (Larry Dennit), Pat Hingle (papà Dennit), Houston Tumlin (Walker) e Grayson Russell (un Texas Ranger)
Sceneggiatura: Will Ferrell e Adam McKay
Fotografia: Oliver Wood
Scenografo: Clayton R. Hartley
Musica: Alex Wurman
Costumista: Susan Matheson
Montaggio: Brent White
Produttori: Jimmy Miller e Judd Apatow
Produttori esecutivi: Will Ferrell, Adam McKay, David Householter, Ryan Kavanaugh, Richard Glover e Sarah Nettinga
Titolo originale: Talladega Nights: The Ballad of Ricky Bobby
Origine: USA 2006
Distributore: Sony Pictures Releasing
Link: www.columbiatristar.it www.sonypictures.it
Durata: 107’
Produzione: Sony Pictures Entertainment, Columbia Pictures, Relativity Media, Apatow Co./Mosaic Media Group
Programmato dal 3 novembre 2006

Bisogna apprezzare la comicità molto americana del "Saturday Night Live" (che da noi viene proposto da Canal Jimmy) per comprendere e gradire un film come "Ricky Bobby". Siamo più o meno a metà strada fra Billy Wilder e Neri Parenti, con punte di acutezza sorprendenti e momenti di sguaiatezza al limite dell’insopportabilità. I due diversi livelli si integrano senza soluzione di continuità, producendo un risultato anodino, forse un po’ lontano dal nostro spirito, ma non del tutto privo di interesse. Ricky Bobby è un pilota di corse Nascar, anzi il "numero uno", come suo padre gli intimò di diventare nell’unica volta che riuscì a vederlo quando era piccolo e andava alle elementari. Nell’interpretazione di Will Ferrell (attore di punta del "Saturday Night Live", appunto) e del regista Adam McKay, questo è anche un prototipo dell’americanità contemporanea, tutto votato al primato competitivo, ma anche coacervo di cattivo gusto, rapacità e crudeltà, appena nascosti dietro una falsa apparenza. Basti vedere il rapporto di Ricky con la moglie, spesso esibita come un trofeo, o i momenti di raccolta della famiglia, intorno a una tavola riempita di cibo-spazzatura, dove Ricky ringrazia il Signore per i milioni di dollari che ha fatto, apprezzato dai figlioletti. Scorrettezza e volgarità procedono sempre di pari passo e trovano felice sublimazione con l’arrivo del nuovo rivale di Ricky, il francese Jean Girard, interpretato da quel Sacha Baron Cohen che ha suscitato clamore con "Borat", presentato in chiusura della Festa del Cinema di Roma. Girard viene presentato come un gay, che beve il caffè espresso, veste di cuoio nero e legge Camus mentre guida. Il francese butta Ricky fuori pista alla prima sfida e provoca in lui una crisi esistenziale, che si prolunga finché non avverrà il naturale rientro con annesso riscatto. Di fatto, il film è una commedia ideata per far ridere con situazioni grottesche, provocazioni e una satira sempre sul filo della grevità.

 

 

E’ una comicità che non ci appartiene più di tanto, ma che comunque riesce a suscitare qualche sorriso a denti aperti. Nella parte centrale, quando Ricky è fuori dalle corse, la storia si stiracchia un po’ e nell’ultima parte prevale la scontatezza narrativa. Come satira del mondo delle corse e della velocità funziona poco e i buchi di ritmo si vedono tutti, ma butta lì stoccate sugli usi e costumi americani che non possono passare inosservate. Will Ferrell è una presenza ingombrante, non priva di talento comico ma un po’ troppo debordante. Gli fa da contraltare Baron Cohen, che nell’originale sfodera un accento francese irresistibile.

PER: Fra sottile critica e qualunquismo si fatica a farsi un’idea precisa. Da guardare con curiosità, comunque.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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