PROPRIETA’ PRIVATA

Regia di: Joachim Lafosse
Attori: Isabelle Huppert, Jérémie Renier e Yannick Réniér
Origine: Belgio 2006
Distributore: Bim
Link: www.bimfilm.com www.hautetcourt.com www.bimfilm.com/proprietaprivata
Durata: 105’
Programmato dal 16 marzo 2007

Visto che in Italia si parla tanto di centralità della famiglia in questo momento, dal Belgio ne arriva un ritratto desolante, rigido nella sua staticità espressiva quanto equo nell’attribuzione di responsabilità negative fra tutti i personaggi che lo compongono. La vita di Pascale e i suoi due figli gemelli Thierry e François è molto difficile, dopo il divorzio dal marito Luc. Lei vorrebbe rifarsi una vita e un nuovo uomo lo avrebbe anche trovato. I due ragazzi sono cresciuti, hanno personalità diverse, ma entrambi sembrano incapaci di assumersi qualunque genere di responsabilità. Thierry ha un carattere nevrotico, spesso pronto a esplodere contro la madre e a vomitarle addosso un odio cieco. François è più mite, ma questo viene visto come il difetto di chi sa solo subire e mai reagire. L’ex marito ha una nuova famiglia e non si sente chiamato a intervenire per risolvere i problemi relazionali che pure in qualche modo ha contribuito a far arrivare a questo punto. E anche il nuovo amore di Pascale si tira indietro quando occorrerebbe una presenza più forte. Insomma, nessuno si salva in questo quadretto, dove tutto sembra ruotare intorno al destino della casa in cui vive il terzetto principale, prigione e "bene" prezioso allo stesso tempo. La donna vorrebbe venderla per aprire un agriturismo altrove, ma il proprietario è l’ex marito, che ne ha lasciato l’usufrutto ai due figli. Questo inghippo legale diventa il simbolo di un mondo dove il denaro si antepone ai rapporti umani, almeno finché non interviene qualcosa di più grande a distruggere la facciata dell’ipocrisia borghese. Joachim Lafosse, promettente regista belga, sceglie di riprendere i suoi personaggi con quadri statici, dai quali, talvolta, qualcuno di loro esce, ma che più spesso servono a ritrarre un microcosmo chiuso, quasi asfittico, dove si consuma un gioco psicologico distruttivo. Nel finale irrompe la tragedia, che viene seguita quasi da lontano, prendendo distanza, anche emotiva, da quanto accade. Una regia coraggiosa, difficile e un po’ indigesta rispetto alle tendenze dei nostri giorni. E forse per questo ancora più efficace.

PER: Chi non si fa disturbare da immagini lente e silenzi, per cercare di cogliere il senso più profondo di ciò che sta vedendo.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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