SALVADOR ALLENDE

Regia di: Patricio Guzmán
Nel documentario: Salvador Allende, Fidel Castro, Henry Kissinger, Richard Nixon, Augusto P
Titolo originale: Salvador Allende
Origine: Belgio, Cile, Francia, Germania e Messico 2004
Distributore: Fandango
Link: www.fandango.it
Durata: 100’
Programmato dal 2 settembre 2005

L’11 settembre, come ci ha ricordato Ken Loach nel film collettivo "11/09/01", non è solo il triste anniversario dell’abbattimento delle Torri Gemelle di New York, ma anche quello della morte di Salvador Allende, presidente democraticamente eletto del Cile, deposto dal colpo di stato militare Augusto Pinochet nel 1973 e morto suicida all’interno del proprio palazzo presidenziale. Patricio Guzman era fra i giovani che, negli anni precedenti, era stato catturato dal fascino affabulatorio e dalle idee di libertà professate da Allende, come tanti altri nel suo paese. A distanza di oltre trent’anni da quel giorno drammatico, il regista, esule come tanti dopo il golpe, gli rende omaggio con un documentario che ricostruisce l’ascesa politica di quest’icona martire del Sudamerica soggiogato dal controllo americano e le fasi che hanno portato al rovesciamento del suo governo. Alternando, classicamente, interviste a spezzoni di filmati d’epoca, Guzman ci offre un ritratto dell’Allende soprattutto politico, soffermandosi sulle sue convinzioni, sul livello di adesione alla dottrina marxista (discreto) e a quella leninista (scarso), sulle circostanze che lo hanno portato a diventare presidente del Cile (nonostante l’opposizione di Nixon e di una parte dei poteri locali), sulle riforme realizzate nel suo breve periodo di governo (quella agraria, con la terra consegnata ai contadini, soprattutto) e sulle speranze seminate tra quella gente umile (buona parte del paese) che quasi vent’anni prima, alle prime armi da politico, aveva visitato porta a porta, viaggiando con un proprio treno per conoscere le varie realtà della sua nazione.
Naturalmente, non manca un’analisi delle motivazioni che hanno portato alla sua tragica caduta, con tanto di ex consigliere della presidenza Usa dell’epoca che esplicita senza troppi fronzoli quale fu il peso del suo paese e del presidente di allora nell’appoggio al colpo di stato di Pinochet. A completare il quadro, non poteva mancare, in contrappunto, la musica degli Inti Illimani e degli altri gruppi andini che anche l’Italia imparò a conoscere come esuli cantori del dramma del loro paese. Necessario ed emotivamente partecipe, il documentario è un pezzo di Storia destinato a rimanere nel tempo, anche se linguaggio e costruzione lo rendono forse più adatto a una fruizione televisiva.

PER: Meno "cinematografico", ad esempio, di "Comandante" (Oliver Stone) e "The agronomist" (Jonathan Demme), serve comunque a ricordare o imparare a farlo.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)

 

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