U-CARMEN
Vincitore dell’Orso d’Oro come Miglior Film al Festival di Berlino 2005

Regia di: Mark Dornford-May
Attori: Pauline Malefane, Andile Tshoni, Lungelwa Blou, Zweilungile Sidloyi e Andiswa Kedama
Titolo originale: U-Carmen eKhayelitsha
Origine: Sudafrica 2005
Distributore: Lady Film
Link: www.luce.it www.ladyfilm.it
Durata: 120’
Programmato dal 13 gennaio 2006

La lingua del titolo impronunciabile si chiama Xhosa ed è parlata in Sudafrica, dov’è ambientata questa versione inedita e moderna della "Carmen" di Bizet. A mettere in scena la storia della donna che ama e distrugge un amante fino al punto da subirne le estreme conseguenze è la compagnia Dimpho Di Kopane, costituita da una quarantina di attori e cantanti, qui impegnati in un esperimento, inedito e riuscito, di musical all’africana. La musica è quella del libretto di Bizet, ma i testi sono stati adattati all’ambiente di questa nuova versione, dove alla grandezza dei suoni fa da contraltare l’ambientazione fra le baracche della periferia di Capetown. Tradizioni locali e richiami all’originale si mischiano con i colori caldi del paesaggio e dei costumi, in un’opera tutta giocata sui contrasti, fra limousine e desolazione, telefoni cellulari e preservativi, tatuaggi, filo spinato e brutalità della polizia. Per non parlare delle voci, assai lontane da quelle apprezzate dai puristi del canto, ma perfettamente in linea con l’ambientazione. A contare, in questa "Carmen" dell’Africa profonda, sono soprattutto le scelte di regia e la reinterpretazione del testo. Don José gira con un walkie-talkie da poliziotto, Escamillo è una star dell’opera di ritorno da New York e il presagio di morte di Carmen arriva da uno sciamano e dalla lettura delle ossa. Mark Dornford-May inventa, fra l’altro, un retroscena che fa di Don José l’assassino del fratello di Carmen e di Micaela la cognata vedova, aggiungendo così un peso concreto al messaggio di perdono della madre. Lo stile è artigianale, in linea con quanto siamo riusciti fino a oggi a vedere della produzione africana, e non mancano i cliché, come i flashback in tinte a forte contrasto o i giri di 360 gradi intorno agli amanti. Ma qualche trovata è veramente azzeccata, coma la celebre "Habanera" cantata da Carmen con un vaso in testa o la "Canzone del fiore" concepita come scambio intimo nell’angolo di un night club, con un costante brusio di sottofondo a fare da contrappunto alla melodia del compositore. Pur tra i non pochi difetti di messinscena, soprattutto nelle scene d’azione, va apprezzata in questo film l’originalità del tentativo e l’occhio diverso con il quale, comunque, si espone la realtà spesso drammatica del continente africano.

PER: Un po’ di conoscenza dell’opera ci vuole, per apprezzare molte scelte. Altrimenti si può scegliere se deliziarsi con sinuosi movimenti e costumi degli attori/cantanti oppure finire con l’addormentarsi.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net )
Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell'archivio.

 

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