STAY-NEL LABIRINTO DELLA MENTE

Regia di: Mark Forster
Attori: Ewan McGregor, Naomi Watts e Ryan Gosling
Titolo originale: Stay
Origine: USA 2005
Distributore: 20th Century Fox
Link: www.20thfox.it
Durata: 99’
Programmato dal 3 marzo 2006

Il problema dei film a intreccio misterioso, che aspettano l’ultimo fotogramma per spiegare il vero perché di tante azioni e situazioni, è che la portata dello svelamento possa inversamente proporzionale al tempo richiesto per arrivarci. "Stay" si inscrive nel filone rivitalizzato, qualche anno fa, da "Il sesto senso". Gran parte della storia si focalizza sul tentativo dello psichiatra Sam Foster di evitare che il giovane studente Henry Letham metta in pratica la decisione di suicidarsi di lì a qualche giorno, con le stesse modalità seguite a suo tempo dall’artista dadaista Tristan Revère, cioè buttandosi dal ponte di Brooklyn. Durante lo svolgimento, appaiono diversi segni rivelatori, che potrebbero far intuire qualcosa del vero significato di tutta la vicenda. Lo psichiatra è vestito di tutto punto ma sempre senza calze, frammenti di un incidente stradale si intercalano alla narrazione, il tempo sembra non esistere e il montaggio senza soluzione di continuità continua a ricordarcelo. Tutto è funzionale a una spiegazione che arriverà solo alla fine. I temi proposti dal film mirano altissimo, avendo a che fare con i meandri della mente umana e, in ultima analisi, con il peso dell’imponderabile. Il regista Marc Forster, già autore di opere interessanti come "Monster’s ball" e "Neverland", riempie la storia di simboli circolari, richiami al surrealismo, allucinazioni e moltiplicazioni di percorsi. Così facendo, però, appesantisce una vicenda che dovrebbe innanzitutto interessare di per sé e invece rimane astratta, come la New York denaturata di umanità e ambientazioni familiari che viene ritratta. Troppe cose restano sospese: chi sono i genitori del ragazzo e perché, pur essendo morti, appaiono vivissimi agli occhi suoi e dello psichiatra? Perché un uomo cieco ritrova improvvisamente la vista? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che il finale vorrebbe ricondurre a un percorso mentale immaginario, quindi non bisognoso di troppe spiegazioni. Ma così, quel tanto di fascino faticosamente costruito, rischia di dissolversi e irritare lo spettatore.

PER: Junghiani della vecchia e della nuova ora.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

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