TORREMOLINOS 73 - Ma tu lo faresti un film porno? Regia di: Pablo Berger Siamo nel 1973, un paio d’anni prima della fine della dittatura di Franco. Alfredo vende enciclopedie porta a porta per una piccola casa editrice. L’ultima della serie è dedicata alla "storia illustrata della guerra civile", ma nessuno la vuole. L’uomo vive felicemente con la moglie Carmen, ma la coppia è piena di debiti. L’occasione della svolta arriva quando l’editore annuncia ai suoi venditori di aver raggiunto un accordo con una casa scandinava per realizzare la versione spagnola di un’enciclopedia sui costumi sessuali nei vari paesi del mondo. L’opera si vende a fascicoli ed è corredata da filmino in Super 8, che i venditori stessi dovranno realizzare a casa propria. Tutti rifiutano tranne l’unico single del lotto e la coppia di protagonisti. Carmen accetta soprattutto perché vuole un figlio e Alfredo vede nell’opportunità un modo per uscire dalla povertà, ma anche la soddisfazione della propria latente ambizione di emulare le opere di Ingmar Bergman. I filmini hanno successo e l’editore accetta di produrre un lungometraggio, che Alfredo dovrà dirigere e Carmen interpretare. La produzione ispano-danese è a dir poco avventurosa, ma arriva alla fine, non senza lasciare segni sull’equilibrio della coppia. C’è un po’ di tutto dentro "Torremolinos 73", dal metacinema trattato in modo ironico alle analogie con "Boogie Nights", ma anche con il cinema di Ed Wood. C’è il desiderio di maternità represso, un clima sociale traslato nella fotografia quasi priva di colore, il contrasto fra l’apparente puritanesimo e la repressione pronta a scoppiare. L’opera prima di Pablo Berger pecca forse di accumulo eccessivo, ma non manca di originalità e freschezza, riuscendo a mescolare commedia e dramma in modo efficace e a coniugare una storia privata con un contesto sociologico ben descritto proprio perché tenuto sempre sullo sfondo e mai esibito. |
Il sesso è mostrato senza troppe inibizioni e appare felice nella prima parte "autarchica". Poi, però, si passa al cinema "vero", seppur sgangherato, e allora il tono cambia, arrivando a un finale quasi drammatico, anche se solo per un momento. Un’opera spiazzante e che può risultare sgradevole, ma anche un contributo originale all’interpretazione di un passaggio storico fondamentale per un paese che in trent’anni ha rivoluzionato i propri costumi. PER : Almodovariani non troppo pretenziosi.Roberto Bonino (Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net) |
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