UNA TOP MODEL NEL MIO LETTO

Regia di: Francis Veber
Attori: Gad Elmaleh, Daniel Auteuil, Alice Taglioni, Kristin Scott Thomas, Richard Berry e Virginie Ledoyen
Fotografia: Robert Fraisse
Montaggio: Georges Klotz
Musica: Alexandre Desplat
Produttore: Patrice Ledoux
Titolo originale: La doublure
Titolo internazionale: The Valet
Origine: Italia e Francia 2005
Distributore: Medusa
Link: www.medusa.it
Durata: 95’
Produzione: Gaumont, EFVE Films, TF1 Films Production e Kairos
Programmato dal 12 maggio 2006

Solito Veber, solito Pignon. Da venticinque anni a questa parte uno dei più fortunati (al box office) registi francesi realizza film costruiti sul personaggio di un uomo qualunque, partito come un "rompiballe" capace soprattutto di fare gaffe da "caso umano" e oggi arrivato a essere semplicemente una specie di riflesso neutro del caotico mondo che gli gira intorno. A ogni film, cambiano le caratteristiche superficiali del personaggio (mestiere, location) e cambia l’attore che lo interpreta. Per quest’ultimo "Una top model nel mio letto", è stato scelto Gad Elmaleh, comico transalpino emergente, qui chiamato a un tono sommesso che forse non gli è del tutto proprio. Curiosamente, il suo opposto, ricco e meschino, è impersonato da Daniel Auteuil, che invece aveva lavorato come Pignon nel penultimo film di Veber, "L’apparenza inganna". Pignon è un autista-cameriere, che condivide la sua aurea mediocritas con un coinquilino e collega più o meno dalla stessa fortuna sociale e sentimentale. Casualmente, però, il nostro antieroe si trova di passaggio mentre un paparazzo immortala una splendida top model in compagnia di un pezzo grosso dell’industria. Quest’ultimo prova così a far fessa la moglie, spiegando che la modella sarebbe, in realtà, la fidanzata del giovane. Attraverso il suo avvocato, convince Pignon a stare al gioco, in cambio di una modesta somma, in realtà necessaria per aiutare il vero amore del giovane. Anche la top model accetta di simulare, ma in cambio della ben più consistente somma di 20 milioni di euro. La convivenza forzata porta i due a conoscersi meglio e, in qualche modo, anche ad aiutarsi. Come già è successo in altri film di Veber, anche qui è la donna, soprattutto, ad aiutare l’uomo, trovando in lui una sorta di fascinosa tenerezza che spinge a volergli bene.

 

 

Veber si conferma un regista poco interessato all’intreccio, comico o logico che sia. La situazione di partenza è, come sempre (basti pensare a "La capra" o a "La cena dei cretini"), paradossale e serve per mettere a confronto caratteri contrapposti, riconducibili ad archetipi piuttosto sommari. Le parti comiche del film sono affidate a gag "chiavi-in-mano", riciclate da tanto cinema di genere, mentre il cuore della storia procede senza una vera ispirazione, un po’ autocompiacente, priva di un reale interesse, popolare quanto può esserlo una sitcom compressa in meno di un’ora e mezza.

PER: Ridere di qualche gioco di parole o allusione non troppo nascosta. Poco, insomma.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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