LE SEDUTTRICI

Regia di: Mike Barker
Attori: Helen Hunt (Mrs. Erlynne), Scarlett Johansson (Meg Windermere), Tom Wilkison (Tuppy), Mark Umbers (Robert Windermere), Stephen Campbell-Moore (Lord Darlington), Milena Vukotic (Contessa Lucchino), Diana Hardcastle (Lady Plymdale), Roger Hammond (Cecil), Jane How (Mrs. Stutfield), Giorgia Massetti (Alessandra) e John Standing (Dumby)
Sceneggiatura: Howard Himelstein
Fotografia: Ben Seresin
Costumi: John Bloomfield
Scenografie: Ben Scott
Montaggio: Neil Farrell
Musiche: Richard G. Mitchell
Produttore: Howard Himelstein
Titolo originale: A Good Woman
Origine: Gran Bretagna 2004
Distributore: 01 Distribution
Link: www.01distribution.it www.buskinfilm.com
Durata: 96’
Produzione: Meltemi Entertainment, Alan Greenspan Productions, Lighthouse Entertainment, Buskin Film e Kanzaman Films
Programmato dal 1 settembre 2006

Fin qui, i tentativi di portare sullo schermo Oscar Wilde non sono andati un granché bene. "Le seduttrici" (solito stupido titolo italiano), ovvero la versione cinematografica di "Il ventaglio di Lady Windermere", non risolleva troppo la media, pur svolgendo con discreta cura il proprio compitino. Intanto, l’azione è stata trasportata dall’Inghilterra del 1890 alla comunità anglo-americana in vacanza ad Amalfi nel 1930 e questo già genera qualche perplessità rispetto ai temi portanti della commedia. Come suggerisce il titolo originale del film, la storia ruota attorno al concetto della "buona donna" (non travisiamo, per favore) e a come esso potesse essere interpretato anche in modo liberale, ma pur sempre oltre un centinaio di anni fa. Il grande segreto che sta nel cuore dell’azione drammaturgica è qualcosa che oggi appare fortemente superato e che, se anche fosse rivelato, avrebbe conseguenze minime. Il testo di Wilde, insomma, appare irrimediabilmente datato e ci sarebbe voluto uno sforzo di riscrittura importante per renderlo interessante a un pubblico del ventunesimo secolo. La traslazione in avanti di quarant’anni, in questo senso, non serve a niente. Poi, c’è il problema del personaggio di Lady Erlynne, una donna che Wilde dipinge come una forza della natura e che invece qui, fin dalla prima inquadratura, appare un po’ segnata dall’età e malinconica. L’originale era una mangiatrice di uomini, anche se "buona" a modo suo, mentre Helen Hunt non ha proprio il fisico e il volto adatto a un simile carattere.

 

 

Seguiamo senza troppo interesse la signora Erlynne che, dopo essere stata abbandonata dal suo protettore a New York, viaggia verso Amalfi in cerca di un nuovo bersaglio, introducendosi nella vita della giovane famiglia Windermere. Meg, la fresca moglie del ricco Robert, è il naturale contraltare dello spirito libero della signora Erlynne. Il suo carattere è naïf e la vita le passa sopra senza che lei la capisca molto. Così, quando il marito inizia a passare discrete quantità di tempo nella dimora estiva della signora Erlynne, lei è l’unica a non rendersene conto. Fino a un rocambolesco chiarimento finale, che però, come tutto il film, è giocato in modo eccessivamente pacato. Restano i ben noti epigrammi di Wilde, sparpagliati a piene mani lungo la storia e liberamente presi anche da altre sue opere. Un esempio? "L’America è l’unico paese che è passato dalla barbarie alla decadenza senza avere avuto civiltà nel mezzo".

PER: Chi si accontenta delle riletture calligrafiche dei classici.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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