TUTTI GLI UOMINI DEL RE
Presentato al Toronto Film Festival 2006

Regia di: Steven Zaillian
Attori: Sean Penn (Willie Stark), Jude Law (Jack Burden), Anthony Hopkins (Giudice Irwin), Kate Winslet (Anne Stanton), Mark Ruffalo (Adam Stanton), Patricia Clarkson (Sadie Burke), James Gandolfini (Tiny Duffy), Jackie Earle Haley (Sugar Boy) e Kathy Baker(Mrs. Burden)
Soggetto: dal romanzo di Robert Penn Warren
Sceneggiatura: Steven Zaillian
Fotografia: Pawel Edelman
Scenografia: Patrizia Von Brandenstein
Costui: Marit Allen
Musica: James Horner
Montaggio: Wayne Wahrman
Produttori: Mike Medavoy, Arnold W. Messer, Ken Lemberger e Steven Zaillian
Produttori esecutivi: Todd Phillips, Andreas Schmid, Michael Hausman, David Thwaites, James Carville, Andy Grosch e Ryan Kavanaugh
Titolo originale: All The King’s Men
Origine: USA 2006
Distributore: Sony Picture Releasing
Link: www.columbiatristar.it www.sonypictures.it www.sonypictures.com/movies/allthekingsmen
Durata: 128’
Produzione: Columbia Pictures in associazione con Relatively Media e Phoenix Pictures
Programmato dal 22 dicembre 2006

C’è un sapore di antico in questo remake (che sarebbe meglio chiamare nuova edizione) di "Tutti gli uomini del re". Il film è tratto dall’omonimo romanzo premio Pulitzer di Robert Penn Warren e ispirato alla vita di Huey Long, una delle figure più controverse della storia politica americana, governatore e poi senatore della Louisiana dal 1928, populista e bramoso di potere a un tempo, definito da Franklin Delano Roosevelt "uno due uomini d’America più pericolosi" (l’altro era il generale MacArthur) e assassinato negli anni 30. Nel 1949, il regista Robert Rossen ne trasse una versione cinematografica che vinse alcuni Oscar e che ben descriveva lo stato di un Paese che stava faticosamente uscendo dai postumi della Seconda Guerra Mondiale e poteva diventare facile preda della demagogia, incalzata dall’isolamento e dall’ascesa di popolarità del comunismo. Steven Zaillian, sceneggiatore di vari film tra i quali "Schindler’s list", sposta l’azione tra la fine degli anni 40 e l’inizio del decennio successivo, racconta sostanzialmente la stessa storia e cerca di far emergere temi ancora oggi attuali. Willie Stark è un tesoriere che, dopo l’incontro con l’organizzatore politico Tiny Duffy, inizia una carriera che lo porterà al vertice del potere in Louisiana. Stark è un trascinatore di folle e parte con l’intenzione di migliorare la vita di tutti, soprattutto dei lavoratori. Via via che passa il tempo, tuttavia, l’uomo finirà con l’adottare il linguaggio e i metodi di quelli che all’inizio era riuscito a sconfiggere. Il suo contraltare è rappresentato da Jack Burden, un giornalista che diventa il segretario personale di Stark, ne segue le orme e porta alle estreme conseguenze il gioco dell’uomo politico.

 

 

Basterebbero questi tre personaggi per avere gli elementi necessari a costruire una storia potenzialmente interessante, ma il film, nella versione odierna, moltiplica i caratteri, crea legami complessi e talvolta contorti, sovrappone la dimensione personale a quella politica. Facendo questa scelta, i ruoli principali finiscono per sfocarsi, perdendo consistenza e profondità. Il tentativo di collegare la storia raccontata a momenti di crisi contemporanei è abbastanza evidente e rende l’operazione degna di nota. Non solo risalta la classica questione della diatriba fra fini e mezzi o la validità della convinzione di Stark che "il bene può sempre essere tratto dal male", ma anche chi ha titolo a parlare in nome e per conto dei poveri e dei diseredati, com’è accaduto drammaticamente lo scorso anno, al tempo del passaggio dell’uragano Katrina.

PER: Un pezzo di cinema inusuale per gli attuali parametri delle produzioni americane, molto romanzato, ma anche capace di far emergere dilemmi politici importanti.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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