SLEUTH - GLI INSOSPETTABILI Attori: Jude Law e Michael Caine Sceneggiatura: Harold Pinter adattata da un lavoro di Anthony Shaffer Fotografia: Haris Zambarloukos Scenografo: Tim Harvey Montaggio: Neil Farrell Musica: Patrick Doyle Produttori: Jude Law, Simon Halfon, Tom Sternberg, Marion Pilowsky, Kenneth Branagh e Simon Moseley Titolo originale: Sleuth Origine: Gran Bretagna e USA 2007 Distributore: Sony Pictures Releasing Italia Link: www.columbiatristar.it www.sonypictures.it www.sonyclassics.com/sleuth Durata: 86’ Produzione: Sony Pictures Classics, Castle Rock Entertainment, Riff Raff e Timnick Films Production Programmato dal 9 novembre 2007 "Gli insospettabili" è un testo teatrale. Non c’era alcun dubbio vedendo la prima trasposizione cinematografica del 1972, di Joseph L. Mankeiwicz e men che meno ne sorgono dopo questo remake. Per rendere teso e vivo un confronto a due lungo un’ora e mezza, soprattutto al cinema, occorrono una regia capace di inventare sui particolari e le singole inquadrature, ma soprattutto una coppia di attori in grado di reggere la scena come se fossero su un palcoscenico. Trentacinque anni fa, c’erano Laurence Olivier e Michael Caine davanti all’obiettivo e già questo poteva bastare, ma a ciò si aggiungeva l’occhio distorto e incalzante di un grande regista. Il peso teatrale cresce nella nuova versione, con la direzione affidata allo "shakespeariano" Kenneth Branagh e una revisione alla sceneggiatura operata dal premio Nobel Harold Pinter. E poi c’è ancora Michael Caine nel cast, solo che questa volta impersona il ruolo che nel primo film era affidato a Olivier. |
La storia è sempre la stessa, un gioco fra gatto e topo dove i due protagonisti interpretano, a seconda dei momenti, entrambi i ruoli. La scena, unica, è una casa che ambedue conoscono, uno perché ci abita e l’altro perché è l’amante della moglie del primo. Dal primo momento dell’incontro, si innesca un gioco psicologico, una battaglia che ciascuno, a un certo punto, sembra in grado di poter vincere, ma che pare sempre pronta a ribaltarsi di fronte a un nuovo colpo di scena. Ci vuole una grande abilità per rendere riuscita un’operazione come questa. Rispetto al film di Mankiewicz, questa versione è stata tagliata di un terzo, eliminando però idee che avevano reso un divertimento "camp" quella prima versione (la punizione inflitta dall’anziano al giovane, vestito da clown, per esempio). La regia di Branagh è piuttosto fredda e asciutta, preoccupata dell’ambientazione e di un’attualizzazione lasciata assai più agli oggetti che non ai dialoghi o alla tecnica di ripresa. Ne esce un’opera più oscura dell’originale, forse persino un po’ più sgradevole, ma che evidenzia più del necessario quanto sia autoreferenziale e, in ultima analisi, fine a se stessa. Visto quanto contano gli attori, il cambio poi, Olivier-Law non giova all’esito finale PER : Una serata a teatro con la possibilità di aggiungerci i popcorn.Roberto Bonino (Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net) |
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