IL VENTO DEL PERDONO

Regia di: Lasse Hallström
Attori: Robert Redford, Jennifer Lopez, Morgan Freeman, Josh Lucas e Bart (l’orso)
Titolo originale: An Unfinished Life
Origine: USA 2005
Distributore: Eagle Pictures
Link: www.eaglepictures.com www.miramax.com www.initial-ent.com www.anunfinishedlifethemovie.com
Durata: 107’
Produzione: Initial Entertainment Group, Miramax Films, Persistent Entertainment, Revolution Studios e The Ladd Company
Programmato dal 18 novembre 2005

Un’altra calligrafica trasposizione di romanzo ("Una vita incompiuta", di Mark Spragg) si aggiunge al curriculum registico di Lasse Hallstrom. Dopo i vari "Le regole della casa del sidro", "Chocolat" e simili, arriva ora "Il vento dfel perdono", film in realtà vexxhio di due anni, ma rimasto impantanato nei problemi legali connessi al produttore Miramax. L’ambientazione ci porta nelle terre del vecchio West, ancora rurali come un tempo. Qui vive il vecchio cowboy Einar Gylkison, ormai impegnato a passare il tempo più nelle cure dell’amico Mitch, ferito un anno prima da un orso, che a governare vacche, cavalli o terreni. L’ordinaria quotidianità viene turbata dal ritorno a casa della nuora Jean, con figlia dodicenne al seguito. La donna fuggì quand’era ancora incinta, dopo la morte accidentale del marito Griff, figlio di Einar. Il vecchio non ha mai perdonato alla nuora di essere stata alla guida dell’auto cappottatasi sei volte nella fatale notte che costò la vita al figlio, di ritorno da un rodeo. Da allora Jean ha fatto una vita errabonda, passando attraverso relazioni con uomini sempre sbagliati e perlopiù maneschi, come l’ultimo, Gary, che l’ha spinta alla decisione di tornare dal suocero, non avendo altro posto dove andare. Il film segue il progressivo evolvere di questa neonata famiglia, soprattutto della relazione fra nonno e nipote, entrambi ignari della reciproca esistenza in vita prima di questo incontro. I caratteri sono presto delineati e non cambiano più.
Einar è un burbero bovaro, segnato da un dolore enorme, che ha lasciato una ferita non sanata. Jean è la donna un po’ sbandata sopravvissuta alla stessa tragedia. La giovane Griff porta il nome del padre, è fatta con il suo stesso sangue e rappresenta la memoria e il futuro allo stesso tempo. Si arriverebbe alla prevedibile riconciliazione finale, fra dissapori, duri confronti, pericolosi amanti che ritornano e nuovi amori, se non fosse per la presenza immanente (e talvolta concreta) dell’orso che ha ferito Mitch. All’inizio del film viene messo in gabbia e tenuto nel locale zoo, finché, verso la fine, Einar, spinto proprio da Mitch e con l’aiuto della nipotina, lo libera, trovando così anche la sua redenzione. Questo elemento simbolico poteva costituire un interessante diversivo, ma Hallstrom preferisce andare sul sicuro. Così confezione l’ennesimo western moderno che inneggia ai valori legati alla casa, ripete se stesso e non approfitta nemmeno del potenziale citazionismo insito nella presenza contemporanea di Robert Redford e di un orso, come nel mitico "Corvo Rosso, non avrai il mio scalpo".

PER: C’è un momento nel quale l’ex violento di Jean dice a Einar: "Ha visto troppi western, vecchio". Anche noi.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net )

 

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