WHISKY Attori: Andrés Pazos (Jacobo Köller), Mirella Pascual (Marta Acuna), Daniel Hendler (Martín), Jorge Bolani (Herman Köller) e Ana Katz (Graciela) Sceneggiatura: Gonzalo Delgado Galiana, Juan Pablo Rebella e Pablo Stoll Scenografia: Gonzalo Delgado Galiana Fotografia. Barbara Alvarez Montaggio: Fernando Epstein Musica: Pequeña Orchestra Reincidentes Titolo originale: Whisky Origine: Uruguay 2004 Distributore: Kitchen Film Link: www.bavaria-film.de www.mk2.com Durata: 95’ Produzione: Control Zeta Films Programmato dal 26 maggio 2006 In una piccola fabbrica di calze è racchiuso tutto l’universo di Jacobo. Lui passa la maggior parte delle sue giornate borbottando ordini alla sua fedele e umile assistente, Marta. I loro rapporti non vanno mai al di là di una relazione lavorativa calma ed efficace. Ma Jacobo vede la propria routine minacciata dalla visita inattesa di suo fratello Herman, che vive all’estero e con il quale non ha più contatti da anni. Preso alla sprovvista, Jacobo chiede a Marta di fingersi sua moglie per il periodo di permanenza del fratello. Lei accetta e i tre quasi sconosciuti (fra loro) si sforzano di giocare a fare la quasi famiglia, moltiplicando così le situazioni assurde. Herman, il più estroso del terzetto, porta gli altri due in riva al mare per divertirsi un po’. E malgrado le loro riserve, Jacobo e Marta finiscono per dire cose, prima di tutto su loro stessi, che in parte nemmeno conoscevano. Fiction nella fiction, "Whisky" è la storia di un costante sottinteso, quello che unisce i personaggi fra loro, ma che si nasconde anche dietro l’azzeccato titolo. Il film, infatti, è una mistica alcoolica, che contiene un senso continuo di falsa gioia, di lentezza passiva, di tono spezzato che nasconde più che dire. In effetti, si parla molto poco in "Whisky" e praticamente mai di ciò che è veramente importante. Questo perché è la situazione a essere messa al centro dell’attenzione, con ciò che definisce e che sottintende: meccanismi amorosi rauchi, relazioni familiari oscure, desideri incompresi, frustrazioni inespresse. Il film è secco come le relazioni fra i personaggi o come la bocca pastosa che ci ritrova al mattino dopo una notte insonne. Lo spettatore viene coinvolto in qualche modo nel rapporto fra i caratteri, magari per aiutarli ad amarsi o per vedere meglio cosa c’è dietro i gesti dell’abitudine. Non c’è troppo spazio per la speranza, se non fosse animata dalla momentanea alterazione alcolica. Fare film in Uruguay è impresa complessa e un po’ si vede anche in questo film, che, anche per questo motivo, è una piccola sorpresa da scoprire. PER : Alcoolisti anonimi in terapia.Roberto Bonino (Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net) |
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