VERO COME LA FINZIONE

Regia di: Marc Forster
Attori: Will Ferrell, Dustin Hoffman, Emma Thompson, Maggie Gyllenhaal, Queen Latifah, Tony Hale, Linda Hunt, Tom Hulce e Kristin Chenoweth
Sceneggiatura: Zach Helm
Fotografia: Roberto Schaefer
Montaggio: Matt Chesse
Scenografo: Kevin Thompson
Costumi: Frank Fleming
Casting: Francine Maisler
Produttori esecutivi: Eric Kopeloff e Joe Drake
Produttore: Lindsay Doran
Titolo originale: Stranger Than Fiction
Origine: USA 2006
Distributore: Sony Pictures Releasing Italia
Link: www.columbiatristar.it www.sonypictures.it www.sonypictures.it/film/verocomelafinzione
Durata: 118’
Produzione: Three Strange Angels, Mandate Pictures e Crick Pictures, L.L.C.
Programmato dal 2 febbraio 2007

Marc Forster è uno dei registi americani dell’ultima generazione che bisogna tener d’occhio. I film a sua firma, riusciti o meno che siano, hanno sempre un tocco di originalità e di coinvolgimento emotivo tali da porli nettamente al di sopra della media della produzione del suo Paese. "Vero come la finzione" si pone, come esito artistico, più dalle parti (medio-alte) di "Monster’s ball" e Neverland" che non da quelle confuse di "Stay - Nel labirinto della mente", pur avendo un assunto di partenza che presentava qualche rischio. All’inizio del film, infatti, un uomo ascolta la propria voce fuori campo che narra ogni sua azione reale e così pian piano capisce di essere il personaggio di un romanzo che qualcuno sta scrivendo. Nonostante la presenza di un comico come Will Ferrell, la storia non prende la strada del facile divertimento, ma esplora, in chiave drammatica, temi alti come l’esistenza, l’identità, la libera volontà e la teoria del racconto. Il pubblico scopre presto che la romanziera esiste ed è una donna in profonda crisi, un relitto auto-distruttivo, prigioniera di un blocco creativo e che vive in uno appartamento quasi deserto. Harold Crick, tuttavia, è un personaggio reale, con un’esistenza indipendente e che vive nello stesso mondo della scrittrice. In qualche modo, però, lei sembra avere il controllo del suo destino, al punto che qualunque cosa scriva, puntualmente accade. Harold ne diventa cosciente quando inizia a sentire la voce della donna che racconta quello che sta facendo. Convinto di aver una malattia psichica, il protagonista si rivolge a diversi specialisti, ma l’unico a comprenderlo, seppur a modo suo, è un teorico della letteratura, che si preoccupa soprattutto di sapere a quale genere appartenga la sua storia. L’incontro con una pasticcera dal piglio libertario e la relazione che ne consegue sembra dare a Harold la speranza che si tratti di una commedia romantica, ma la tragedia, in realtà, è dietro l’angolo.

 

 

L’abilità di Forster è quella di non forzare la mano in alcuna direzione, evitando di scivolare nel superfluo divertissement, ma anche di puntare alla pesante opera metaforica. "Vero come la finzione" si presenta come una riflessione sul potere dell’arte di trasformare la vita, ma anche su come i personaggi, talvolta, possano educare i loro autori. In un’epoca in cui la tecnologia minaccia di limitare seriamente il contatto umano, crea un po’ di sollievo vedere un film in cui questioni importanti vengono trattate in un modo che preserva tanto l’intrattenimento quanto la profondità della riflessione, restituendo valore alla comunicazione non elettronica. Non si forniscono risposte alle domande più importanti, ma si aiuta a vederle in un modo un po’ più leggero.

PER: Sembra essere un testo scritto da Charlie Kaufman, quello di "Essere John Malkovich" o "Se mi lasci ti cancello", è girato in modo più convenzionale, ma qua e là c’è un tocco quasi alla Woody Allen ultima maniera.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Fino al 12 luglio 2007 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

home mail