Paolo OGGIANO

LA MIA SARDEGNA

LA LEGGENDA.

IL POPOLO DEI NURAGHI

I GIUDICATI

IL MIO PAESE: BORTIGIADAS

L'EMBLEMA DEI QUATTRO MORI

PERSONAGGI DI INTERESSE STORICO

CRONOLOGIA

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LA LEGGENDA.

Narra una leggenda che il Signore, dopo la gran fatica della Creazione, prima di riposarsi, trovatosi ancora un mucchio di pietre granitiche e basaltiche, le sparse sul mare che si stendeva solitario e splendente ad ovest del Tirreno. Premette il piede calzato sui ruvidi sassi e, sollevatolo, guardò il segno; si compiacque dell'orma impressa, sorrise al risultato del suo estro e tra sé e sé disse: "La chiamerò ICHNUSA". Forse, però, quasi in colpa che l'avesse fatta da un avanzo, nel suo cuore passarono desideri di abbellimento; si sollevarono, allora, colline e originali montagne, bastioni di granito e di basalto, pietre di forme strane, pianure ondulate. Lungo i fianchi delle alture e a valle crebbero, al Suo cenno, roverelle, sugheri, lecci, agrifogli, mirti e corbezzoli splendenti, tassi e forti ginepri, ovunque cisti e lentischi.

Della stagione propria fu un biondeggiare di spighe; gli armenti brucarono, per vasti campi, erbe fresche e profumate. E vide ancora che tra quei sassi luminosi vi erano minerali di pregio.

Sorrise nuovamente e rilevò, sollevando il Divino ciglio:- "Gli uomini che abiteranno quest'orma saranno pastori, agricoltori e minatori.

Il Mare è pescoso; l'acqua dolce inoltre serpeggerà ovunque, sotto la feconda lettiera indecomposta, anche se le piogge non saranno abbondanti; gli animali selvatici avranno rifugio e cibo tra le rocce.

L'Uomo né caccerà e né ammansirà per il suo utile; ci sono mufloni, cervi, camosci; le aquile, i gatti selvatici, gli uccelli di rapina, creeranno i dovuti equilibri ecologici.

Qua, più che altrove, la natura può essere risparmiata e preservata dalle rapine e dagli inquinamenti. "Ho fiducia nell'Uomo che vivrà in codesto luogo: la solitudine, i panorami immacolati, il silenzio pieno di fantasia e il genere di materie prime di cui si avrà dovizia, senz'altro lo renderà anche musico, poeta e artigiano. Il canto degli uccelli e lo sgorgare delle acque nelle fonti saranno suoni dei suoi zufoli di canna e d'osso, la contemplazione e l'ammirazione, piene di stupore, saranno parole di poesia, parole d'amore per la bellezza del luogo e per la propria donna.

A lei dedicherà i versi più appassionati; per lei, con le ossidiate, i coralli e i granati, fabbricherà monili in filigrana. La donna, dal canto suo, sarà custode assidua del focolare, premurosa e vigile compagna, filatrice e tessitrice infaticabile. E tante cose ancora potrebbero essere gli abitanti di questa terra...

Trasse un sospiro l'Onnipotente e l'alito divino corse per la terra appena creata. Era tardi... le stelle e la luna stavano per spuntare. " Chissà - pensò, mentre una ruga gli solcava la fronte, - se i miei desideri saranno ascoltati... anche questi ho voluto liberi".

Anni, secoli, millenni e millenni sono trascorsi dalla Creazione e il mistero permane. Si sono accavallate vicende e vicende, morte e sepolte generazioni e generazioni, ma la ragione della vita e della morte è sempre nel grande Arcano.

Anche li, su quel mucchio di pietre, gli uomini si allegrano e soffrono da tempo, le differenze degli usi e dei costumi sono sfumature rispetto alla somiglianza del comune destino circa la vita e la morte.

Anche lì si è fatta la Storia: si sono costruiti villaggi e città, si sono aperte strade, si sono combattute battaglie e guerre feroci; si sono innalzate torri e ciminiere. Anche lì, come altrove, sono i segni delle abitudini e degli eventi eccezionali. Ci sono stati fatti che hanno caratterizzato un'epoca, altri che sono passati inosservati; moltissimi hanno inciso sul carattere e sulle espressioni collettive, che sono arrivate fino a noi, cioè hanno fatto tradizione. Nella Tradizione è l'anima di un Popolo.

Guardando a lei possiamo conoscere quelli che fummo nei nostri antenati e quelli che siamo nei contemporanei.

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IL POPOLO DEI NURAGHI.

" Sembrava la nascita del mondo. Nella bruma pesante delle piogge che flagellavano la zona di Barumini (CA) il torrione smozzicato del nuraghe sembrava sollevarsi dal suolo, spinto da una forza misteriosa, rivelando strutture insospettate, passaggi, celle all'interno delle mura ciclopiche, torri e torrioni attorno all'edificio principale, mura di collegamento, resti di abitazioni e passaggi, come scrollandosi di dosso i secoli, mentre il terriccio fangoso franava da ogni parte scoprendo il più grandioso insediamento di epoca nuragica.

Era il 1949, e quel complesso rivedeva la luce dopo essere stato costruito tremilacinquecento anni prima. Il più grande insediamento, e tuttavia delle dimensioni di un piccolissimo villaggio adatto ad un pugno di famiglie, perché i nuraghi furono sostanzialmente edifici unifamiliari.

Ma fortificati come castelli. Erano dunque tanto litigiosi, da combattersi continuamente tra di loro? L'esame di Barumini e degli altri nuraghi della zona rivela una disposizione strategica a difesa dell'altipiano della Giara di Gesturi. Ma difesa da chi, se erano quattro gatti su un'isola per loro immensa?

E chi erano questi costruttori che, venuti per forza dal mare, per mare non avevano più voluto andare, nemmeno per andare in Corsica, che è lì a due passi, e si erano arroccati così poderosamente a tanta distanza dalla spiaggia?

Questi misteriosi Nuragici (l'unico popolo cui vien dato il nome dalle loro opere, perché come si chiamassero nessuno lo sa) erano grandi architetti, raffinati artisti come provano i loro 'bronzetti' quando le genti d'Italia vivevano in caverne, sette secoli prima della fondazione di Roma. E mille anni dopo, quando i Romani sbarcarono nell'isola, erano più o meno allo stesso punto di civiltà. Come se i primi arrivati avessero avuto tutte le cognizioni adatte a far di loro un popolo all'avanguardia, e gli altri, per dieci secoli, si fossero limitati a vivere sempre allo stesso modo, tetragoni a ogni innovazione, a cominciare dalla scrittura, incapaci, o ostili, a prendere in mano uno stilo, un ferro per fare quattro segni su una pietra, per lasciare un ricordo di se.

Un atteggiamento misterioso anche per gli antichi, tanto che i Greci (per i quali l'isola si chiamava Ichnusa) pensarono che ad insegnare loro tutto fosse stato il più grande architetto dell'antichità, quel Dedalo che era atterrato sull'isola dopo il volo spiccato da Creta per fuggire da Minosse. Per altri furono troiani fuggiti dalla loro città distrutta dai Greci, o popolazioni dal Caucaso spinte da invasioni barbariche, ma nessuno sa spiegare perché, prima di mettere piede in Sardegna, nuraghi non ne avessero mai costruiti da nessuna parte.

Un popolo sempre più misterioso, che nulla ha voluto lasciare in ricordo di sé: gli stessi bronzetti erano soltanto offerte votive, per ingraziarsi gli Dei, non per far sapere chi erano loro. Perché a loro degli altri non importava niente: volevano solo essere lasciati in pace.

Venuti dal nulla, sono scomparsi nel nulla. Ostinatamente decisi a non farsi notare, hanno lasciato gigantesche costruzioni che hanno resistito quasi quattromila anni, e che saranno ancora lì fra quattromila, a testimoniare la presenza di un popolo che se ne fregava di farsi conoscere, a testimoniare forse la presenza di un nemico di fronte al quale dovettero soccombere".

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I GIUDICATI.

Erano veri e propri regni - il Rennu, come viene già definito dall'XI secolo nei documenti giudicali -, almeno per quanto riguarda la sovranità che i "giudici" esercitavano nei propri territori e nei confronti dei sudditi.

Per quanto riguarda le istituzioni, la successione era ereditaria, ma non in modo meccanico. Infatti i giudici dovevano, per far rispettare questo principio, associarsi i figli o, comunque, i successori, con il consenso dell'alto clero e dei grandi del Rennu. Il Giudice doveva sempre agire cum bona voluntate aliorum parentum nostrorum et totius populi e cum voluntate de clericos et de frates meos et de totu locu. Poteva subentrare alla successione anche una donna, nel qual caso il titolo sarebbe passato al marito. I giudici erano chiamati Donnu, le loro mogli donna, i figli donnikellos e donnikellas.

Va osservato che in Sardegna, a differenza della gran parte dell'Europa, ed in particolare del Mezzogiorno d'Italia dopo l'avvento dei Normanni, le istituzioni feudali non riuscirono a penetrare, e continuò a sussistere la grande proprietà di tipo signorile.

Accanto al Giudice, tra i funzionari di maggior rango, c'erano un armentariu de pegugiare, che si occupava del patrimonio privato del Giudice, e un armentariu de Rennu, al quale spettavano le cure del patrimonio dello Stato. Nei documenti sono poi ricordati un maiore de camera, che con un termine attuale potremmo definire una sorta di ministro del tesoro, un maiore de caballos che doveva provvedere agli armenti, un maiore de canes a cui spettava la cura dei branchi di cani per le silvae, le grandi battute di caccia. Queste, praticate collettivamente, servivano da un lato come esercizio per la guerra, dall'altro per uccidere le bestie selvagge che distruggevano il raccolto dei campi, per fare provvista delle loro carni e per il commercio delle pelli.

I Giudicati erano suddivisi in "curatorie", a capo delle quali erano dei "curatori", nominati dai Giudici e dotati di autorità fiscale e giudiziaria. Le curatorie avevano a loro volta, come struttura di base, le "ville", cioè i villaggi, con a capo un maiore de villa, al quale toccava il compito di amministrare la giustizia minore, assistito dagli iuratos, scelti tra gli anziani o i maggiorenti del villaggio. Col tempo le consuetudini furono fissate in carte de logu scritte: ci sono pervenuti frammenti della Carta de Logu Kallaritana dei primi decenni del Trecento, e il testo completo di quella d'Arborea del 1390-91.

Per le cause più importanti la giustizia era esercitata dagli stessi Giudici o dai curatori. A questo scopo i Giudici, come in generale i sovrani medioevali, si spostavano nelle varie località ed erano assistiti da uno speciale consesso chiamato Corona de logu.

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IL MIO PAESE: BORTIGIADAS.

Nulla di preciso si conosce circa l'epoca della fondazione di BORTIGIADAS.

Sappiamo solo che alla morte di Nino Visconti (amico di Dante), questa Villa era la più grande e ricca della curatoria di Gemini, nel Giudicato di Gallura, tanto da essere contesa da Doria e Pisani. Ebbero la meglio proprio questi ultimi che la signoreggiarono sino al 1325 quando furono costretti a cederla agli Aragonesi. Appartenne sino al 1839 al marchesato di Fadriguez Fernandez.

Durante il governo Aragonese-Spagnolo subì carestie, pestilenze, venne tormentata da fazioni, presa di mira da banditi ed il suo agro fu soggetto, non poche volte, a distruzioni per opera dei Barbareschi (barbaricini). Di antichissimo Bortigiadas conserva cinque nuraghi, a dimostrazione dell'importanza anche strategica che quel lembo di terra, sin dall'antichità, aveva: Lu Nuraghj, Fraigatu, Cantareddu, Pedru Mulza, Spiritu Santu.

Bortigiadas è situata sul declivio d'una collina alla cui sommità stanno i monti "Cuccarusantu" altrimenti detti "li monti incatinati", perché circondati da una robusta catena di fitti cespugli di edera, i quali, nei periodi di piogge abbondanti, danno la sensazione che debbano rotolare impetuosamente da un momento all'altro sull'abitato, preceduti dai rigagnoli che scrosciano impetuosi attraverso le vie del paese.

Bortigiadas ha perduto molto dell'antica importanza, da quando cioè figurava come la più grande "villa" della curatoria di "Gemini" [allora si chiamava Bortiglossa, da Boltigula (sughero) a causa dei tetti delle case che erano appunto coperti di sughero], tenuta a pagare ben 32 lire annue di censo, di fronte alle appena 15 che pagava Tempio Pausania. La cause del suo declino sono da ascriversi ai già citati diversi motivi, primi tra tutti, pestilenze, carestie, lotte intestine che ne decimarono la popolazione.

Attualmente è un tranquillo paesello di circa 700 anime, a circa 600 metri d'altitudine, posto al termine di un innesto stradale di tre chilometri sulla nazionale Sassari-Tempio, a circa sette chilometri da quest'ultimo.

Il suo territorio è alquanto vasto ed è in gran parte coperto di boschi di sughero e lecci, destinato a culture cerealicole ed ortofrutticole, oltre che a pasture che favoriscono una modesta economia zootecnica. Possiede un discreto demanio comunale, composto quasi tutto da sughereti.

La zona indubbiamente più ubertosa è quella che si estende dal paese sino al fondo valle, dove prosperavano ricchi frutteti assolutamente riparati da qualsiasi vento.

Il paese, per le sue magnifiche zone panoramiche, per le sue numerose frazioni (Fumosa, Lu Falzu, Figaruja) e i suoi numerosi "stazzi" [appezzamenti di terreno abitati da piccoli nuclei familiari( es. Fenu, La Caldosa) ove si conservano ancora le antiche tradizioni e si preparano prelibati piatti tipici], per il clima salutare e la freschezza delle sue acque, potrebbe diventare un eccellente luogo di riposo per villeggianti, ma attualmente non esistono le attrezzature necessarie ed indispensabili.

Possiede una bella chiesa parrocchiale, intitolata a S. Nicola e due piccoli santuari meta di pellegrini da tutta la Gallura, S. Rocco e S. Pancrazio.

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L'EMBLEMA DEI QUATTRO MORI.

Questo emblema, che ha un origine geografica iberica e politica riconducibile al regno d'Aragona, da ormai almeno IV secoli è Sardo; talmente sardo che nel decreto del Presidente della Repubblica del 5 luglio 1952 la neonata Regione Autonoma della Sardegna sceglieva un emblema costituito da : - " Stemma d'argento alla croce di rosso accantonata da quattro teste di moro bendate".

La prima apparizione dei quattro mori in Sardegna si ha intorno al 1323 quando l'infante Alfonso, per legare la città di Cagliari agli Spagnoli, concede alcuni privilegi, garantiti da un sigillo che reca appunto quattro teste di moro intorno ad una croce rossa; le teste sono rivolte verso sinistra e non recano bende.

Comunque, varie sono le storie e le leggende legate ai quattro mori; la più accreditata ha origine nel 1096, a seguito della battaglia di Alcoraz (realmente avvenuta) in cui Pietro I d'Aragona sconfisse i Mori.

Questa leggenda narra che, in un momento in cui l'esito della battaglia appariva incerto, era apparso un cavaliere dall'aspetto imponente, terribile a vedersi, tutto vestito di bianco con una grande croce fiammeggiante in mezzo al petto; sbigottiti dall'apparizione i mori si erano dati alla fuga.

A fine battaglia, mentre i soldati cristiani compivano il barbaro rito del saccheggio del campo di battaglia, trovarono quattro teste di moro, mozzate, adorne di pietre preziose.

E' infatti curioso che le bande che cingevano le teste dei mori, che sempre erano state sulla fronte, siano poi "scivolate" sugli occhi; questo fatto è stato causato, con tutta probabilità, da un susseguirsi di errori di stampa.

Lo stemma, che quindi ha origini aragonesi, divenne totalmente Sardo nel 1469, in occasione delle nozze tra Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia.

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PERSONAGGI DI INTERESSE STORICO.

Amsicora.

Vissuto nel III secolo a.C. fu protagonista della lotta e della resistenza contro i Romani in Sardegna culminata nella celebre battaglia di Cornus dove perirono oltre 12.000 persone. Si uccise al termine della battaglia dopo aver appreso della morte del figlio Josto.

 

Eusebio.

Nato a Cagliari nel IV secolo d.C. diventò vescovo di Vercelli e partecipò al Concilio di Milano del 355 dove si scontrò con i vescovi ariani. Fu esiliato in Cappadocia per poi rientrare a Vercelli, dove morì dopo alcuni anni di episcopato.

 

Lucifero.

Cagliaritano, vescovo della sua città', lottò contro l'eresia ariana, tanto da venir esiliato in Siria e Palestina; venerato come Dottore della Chiesa, si distinse come teologo.

 

Eleonora d'Arborea.

Figura tra le più prestigiose, nacque ad Oristano verso la metà del XIV secolo ed ereditò il Giudicato di Arborea nel 1383. Promulgò la famosa Carta de Logu, scritta in volgare sardo e ricca di sagge norme pratiche. Vagheggiò la nascita di una nazione sarda e combattè con vigore gli invasori per difendere il suo regno. Morì nel 1403, a Sanluri, di peste.

 

Domenico Alberto AZUNI.

Considerato in tutto il mondo come il padre del diritto di navigazione nacque a Sassari nel 1749, città' in cui si laureò. Approfonditi gli studi di diritto marittimo a Torino acquistò fama internazionale, tanto da essere chiamato alla corte di Napoleone per importanti incarichi pubblici. Morì a Cagliari nel 1827 e fu sepolto nella basilica di Bonaria.

 

Grazia DELEDDA.

Nata a Nuoro nel 1871, autodidatta, esordì giovanissima con saggi e con studi sulle tradizioni popolari; nel 1926-27 ricevette il premio Nobel per la Letteratura. Morì a Roma nel 1936 ed è sepolta nella chiesa della Solitudine, ai piedi del Monte Ortobene , a Nuoro.

 

Antonio GRAMSCI.

Nacque ad Ales nel 1891. Nel 1921 fondò il Partito Comunista Italiano e diresse il Giornale politico "L'UNITA'". Nel 1926 fu arrestato dalla Polizia fascista e condannato a venti anni di carcere; morì nel 1937 a causa delle sofferenze patite durante la carcerazione.

Emilio LUSSU.

Nato ad Armungia nel 1890 fu ufficiale della mitica Brigata Sassari durante la I guerra Mondiale. Fondatore del Partito Sardo d'Azione, si oppose al fascismo e per questo motivo fu perseguitato, incarcerato e confinato; finita la guerra fu deputato e senatore. Morì a Roma nel 1975.

 

La brigata Sassari.

Costituita nel gennaio 1915 entra in azione, nelle trincee il 25 luglio 1915 come una delle formazioni più giovani dell'Esercito Italiano. Costituita essenzialmente da Ufficiali e soldati provenienti esclusivamente dall'Isola ( fatto unico tra le formazioni dell'esercito) ha scritto pagine di storia uniche nel suo genere durante la I Guerra; con il suo grido di battaglia Fortza Paris (Avanti tutti insieme) e lo slancio delle sue giovani truppe permise, prima di evitare il tracollo dell'intero fronte durante i terribili giorni di Caporetto, poi, per prima, di iniziare la controffensiva per ricacciare l'esercito nemico al di là delle nostre linee. Definita eroica e, leggendaria, dai maggiori quotidiani del periodo, la Brigata era rispettata da tutte le formazioni italiane e temuta dai nemici e si guadagno, sul campo la Medaglia d'oro al Valore Militare. In quegli anni tanti, troppi, furono i Sardi (celebri furono i mitici ragazzi del è99, richiamati d'urgenza, malgrado la giovane età, per occupare i vuoti d'organico creatisi nella Brigata) che sacrificarono la vita per una Patria che, oggi più che mai, sembra si sia dimenticata delle esigenze di un Isola oramai vicino al tracollo economico.

 

Il Cagliari dello scudetto 1969-70

Non sembri increscioso al lettore il posto riservato a questa squadra tra cotante importanti figure storiche, ma questa squadra e questi uomini resero felice un'intera Isola, orgogliosa di essere riuscita, almeno per una volta, a spostare l'interesse dell'opinione pubblica su un fenomeno che per i più era inipotizzabile; questo fatto innestò un meccanismo tale da influenzare in modo positivo anche settori (politico-economico-turistico) non legati al mondo del calcio. Gli eroi di quest'avventura furono: Albertosi, Martiradonna, Zignoli, Cera, Niccolai, Nenè, Domenghini, Brugnera, Gori, Greatti, RIVA, Reginato, Tomasini, Mancin, Poli e l'allenatore Scopigno.

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CRONOLOGIA.

450.000-120.000 a.C.

Prime testimonianze della presenza dell'uomo in Sardegna (schegge rio Altana a Perfugas).

 

10.000 a.C.

Testimonianze della presenza dell'uomo. (ossa di Cervo lavorate e strumenti in selce nel nuorese- grotta di Corbeddu risalente al Paleolitico superiore).

 

10.000 - 6000 a.C.

Inizio (?) dell'esportazione dell'ossidiana dal monte Arci.

 

6000 - 3900 a.C.

Culture del Neolitico antico (rinvenimenti a Su Carroppu di Sirri-Grotta verde di Alghero-grotta Filiestru di Mara).

 

3900 - 3300 a.C.

Neolitico Medio (cosiddetta cultura di Bonu Ighinu di Mara).

 

3300 - 2500 a.C.

Neolitico recente (cosiddetta cultura di Ozieri); diffusione delle domus de janas.

 

2500 - 1800 a.C.

Età del Rame; culture di Filigosa, di Abealzu, di Monte Claro con diffusione di menhirs.

 

1800 - 1600 a.C.

Età del Bronzo antico - inizio del periodo nuragico (detto Nuragico I).

 

1600 - 1200 a.C.

Età del Bronzo medio - Nuragico II.

 

1200 - 850 a.C.

Età del Bronzo recente e finale - Nuragico III - IV - V.

 

850-550 a.C.

Età del ferro - Arrivo dei fenici e diffusione della loro civiltà.

 

509-238 a.C.

Dominazione cartaginese (fondazione delle prime città' sarde:-Karales-Bithia-Nora-Sulci).

 

238-231 a.C.

I romani prendono possesso dell'isola - primi conflitti con la popolazione sarda.

 

227 a.C.

Sardegna e Corsica diventano province romane.

 

216 a.C.

Durante la seconda guerra punica i sardi si ribellano. Vengono definitivamente sconfitti nel 215 a Cornus; il loro capo, AMSICORA, dopo aver appreso della morte in battaglia del figlio Josto, si uccide.

 

54 a.C.

Il governatore dell'isola, M. Emilio Scauro opera abusi e delitti nell'isola, ma durante il processo, grazie alla difesa di Cicerone, viene assolto.

 

46 a.C.

Visita di Cesare a Karales.

 

45 a.C. -

69 d.C.

Varie insurrezioni nell'isola sedate con invio di ingenti forze fra cui numerosi liberti di origine ebraica.

 

189 -192

Il futuro papa Callisto è esiliato in Sardegna.

 

235

Papa Ponziano è esiliato in Sardegna.

 

303

Il 1 maggio Efisio è martirizzato a Nora - nello stesso anno vengono martirizzati Simplicio a Olbia Lussorio a Forum Traiani - Gavino Proto e Gianuario a Turris Libissonis e Saturno a Karales.

 

354

I sardi Eusebio e Lucifero partecipano al concilio di Arles.

 

456

I Vandali assaltano la Sardegna.

 

461

Il sardo Ilaro è eletto Papa.

 

498

Il sardo Simmaco è eletto Papa.

 

534

La Sardegna(con Corsica e Baleari) diventa una delle sette province dell'Africa bizantina.

 

711

Prima incursione di Arabi sull'isola.

 

721-725

Il re longobardo Liutprando fa trasportare il corpo di Sant'Agostino da Cagliari a Pavia.

 

816

Incursione degli Arabi contro Cagliari.

 

1000 circa

Primi documenti scritti che testimoniano la formazione dei quattro Giudicati Sardi.

 

1016

I sardi, unitamente a Pisa e Genova, formano una flotta che sconfigge il principe arabo Mugahid ibn Abd Allah al Amiri (detto MUSETO).

 

1079-1080

Inizio della penetrazione politico-commerciale di Pisa e Genova.

 

1164

A Pavia, Barisone d'Arborea viene eletto Re di Sardegna dall'imperatore Federico .

 

1257-1296

Finiscono i giudicati di Cagliari, Torres e Gallura.

 

4.4.1297

Papa Bonifacio VIII crea un effimero Regnum Sardiniae e Corsicae che viene infeudatato a Giacomo II d'Aragona.

 

1323-1324

L'infante Alfonso sbarca in Sardegna e assedia Villa di Chiesa (Iglesias) che si arrende dopo una lunga resistenza.

 

1329 - 1417

Gli aragonesi sconfiggono nell'ordine pisani - genovesi e arborensi; con questi ultimi si susseguono periodi di pace a ribellioni e battaglie sino a quando non vengono definitivamente sconfitti e si insediano e primi vicerè.

 

1392

Eleonora d'Arborea, giudicessa reggente del Giudicato di Arborea, promulga la Carta de Logu.

 

1421

La carta de Logu viene dichiarata, da Alfonso V il Magnanimo, operante in tutta l'isola.

 

1492

Istituzione del Tribunale dell'inquisizione nell'isola ed espulsione degli Ebrei.

 

1520

Incursioni barbaresche sulle coste isolane (dureranno sino al 1800).

 

1527

Incursione francese a Sassari.

 

1571

L'avvocato cagliaritano Sigismondo Arquer, accusato d'eresia, viene bruciato vivo a Toledo.

 

1652-1657

Peste in tutta l'isola (istituzione della festa di s.Efisio al termine della stessa ).

 

1668

A seguito di tensioni all'interno della nobiltà sarda, vengono assassinati i più autorevoli protagonisti sardi.

 

1713

La Sardegna, a seguito del trattato di Utrecht, è assegnata all'Austria.

 

1717

La Spagna rioccupa la Sardegna.

 

1718

Il Trattato di Londra assegna il Regno di Sardegna ai Savoia in cambio del regno di Sicilia - ne prenderanno possesso nel 1720.

 

1721

Istituito a Torino il Sacro Supremo Regio Consiglio di Sardegna.

 

1738

gli abitanti (di origine ligure) di Tabarca (coste africane) fondano Carloforte.

 

1749

Dilaga il banditismo. Presso Chiaramonti viene ingaggiata una vera battaglia contro 500 fuorilegge.

 

1764 - 1765

Riformate le Università di Cagliari e Sassari .

 

1780 - 1789

Varie sollevazioni popolari nell'isola.

 

1792 - 1793

Flotte francesi attaccano Cagliari e la Maddalena - occupazione temporanea di Santo Stefano da parte del giovane Napoleone Bonaparte.

 

1795 - 1796

Disordini a Cagliari contro i piemontesi - il Vicerè Giovanni Maria Angioi tenta, da Sassari di muovere su Cagliari, ma viene sconfitto a Oristano.

 

1799

Il Re Carlo Emanuele IV e la famiglia reale, cacciati dal Piemonte, sbarcano a Cagliari; vi rimarranno sin dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia (sul trono dal 1802 vi era Vittorio Emanuele I).

 

1820

Editto delle Chiudende.

 

1827

Promulgato il codice Leggi civili criminali del Regno di Sardegna che sostituisce, dopo 406 anni, la Carta de Logu .

 

1829

Completata la "Carlo Felice" che collega Cagliari a Portotorres.

 

1832

Prime ribellioni dei pastori alle chiudende.

 

1847

entra vigore in Sardegna il sistema metrico-decimale.

 

1859

La legge "RATTAZZI" divide la Sardegna in due Provincie - Cagliari e Sassari.

 

1861

Voci di un trattato segreto per cedere la Sardegna alla Francia.

 

1871

Entra in funzione il primo tratto ferroviario Cagliari-S.Gavino. Nel 1872 vengono completate le tratte S.Gavino-Oristano e Sassari-Portotorres.

 

1889

Esce a Cagliari "L'unione Sarda".

 

1891

Esce a Sassari "La Nuova Sardegna".

 

1899

Conflitto di Morgogliai; muoiono un Carabiniere e 4 banditi.

 

1904

Sciopero dei minatori a Buggerru; l'esercito spara sulla folla.

 

1906

Sommosse contro il carovita.

 

1915

Il bollettino del Comando supremo cita gli "intrepidi sardi" della Brigata Sassari che saranno ancora protagonisti nel 1918, dopo Caporetto .

 

1921

Fondato, a Oristano, il Partito sardo D'Azione.

 

1924

Inaugurata la diga sul Tirso di S.Chiara- Il lago Omodeo è il piu grande bacino artificiale d'Europa.

 

1926

Arrestato Antonio Gramsci - Grazia Deledda vince il Premio Nobel per la Letteratura.

 

1930

Fondata Mussolinia (attuale Arborea).

 

1936

Fondata Fertilia - i caduti sardi in Abissinia sono 95 - quelli nella guerra civile spagnola sono circa 250 - muore Grazia Deledda.

 

1938

Mussolini inaugura Carbonia.

 

1943

Massicci bombardamenti su Cagliari - tra il 7 e il 28 agosto Mussolini è tenuto prigioniero alla villa Webber di la Maddalena - primi episodi della resistenza.

 

1944

Moti "del pane" a Ozieri e Sassari; tra gli arrestati il ventiduenne Enrico Berlinguer .

 

1946

Al referundum istituzionale la Sardegna vota per il 60.9% a favore della monarchia.

 

1951

Ignazio da Laconi è proclamato santo.

 

1953

Primo clamoroso sequestro di persona; l'ing. Capra è ucciso nel conflitto a fuoco tra forze dell'ordine e fuorilegge.

 

1954

Ucciso, durante un conflitto a fuoco il più noto latitante sardo, Pasquale Tandeddu.

 

 

1956

La Sardegna (ultima delle regioni italiane) è collegata con la rete TV nazionale.

 

1962

Fondato il consorzio Costa Smeralda, presieduto dall'Aga Khan - Antonio Segni è eletto Presidente della Repubblica.

 

1966

"Rivolta delle zone interne" in Sardegna centrale.

 

1967

Un corpo speciale di agenti di PS viene mandato in Sardegna per combattere il dilagante fenomeno dei sequestri.

 

1968

Catturato Graziano Mesina, che era evaso da Sassari.

 

1970

Paolo VI visita la Sardegna - Il Cagliari Calcio vince lo scudetto.

 

1979

Episodi di criminalità legati al gruppo terroristico M.A.S. (movimento armato sardo).

 

1983

Durante un violento incendio, a Tempio Pausania, perdono la vita 8 volontari.

 

1984

Muore Enrico Berlinguer.

 

1985

Processo a Cagliari contro 27 imputati di cospirazione contro lo Stato - Francesco Cossiga eletto Presidente della Repubblica.

 

1990

Straordinaria siccità nell'isola.

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