QUALE STRADA PER L’EUROPA

E’ assodato che il sistema dei partiti non è in grado di garantire a molte regioni dello Stato Italiano, fra cui la nostra, la rappresentatività territoriale nell’Europarlamento almeno finché rimarrà in vigore la legge elettorale n.18 del 1979 che include in stesse circoscrizioni elettorali, regioni a bassa ed alta densità di popolazione. A manifestare l’esigenza di modificare tale legge è l’esistenza di sei progetti di legge elaborati e depositati da numerosi parlamentare e senatori. La scarsa sensibilità delle segreterie dei partiti ha fatto sì che su questo argomento, da oltre quattro anni, non si discuta più. E’ in questo contesto che nasce in Sardegna il comitato per l’Europa delle regioni che ha come scopo fondamentale quello di riaprire il dibattito su questo tema. La sua azione è ispirata ad un atteggiamento propositivo e cioè quello di presentare, a partire dalla comunità sarda, un disegno di legge d’iniziativa popolare semplice teso a modificare la legge n.18 del 79, cosicché ogni regione possa esprimere propri rappresentanti. Qualcuno potrebbe obiettare che sia troppo presto iniziare a parlare del problema, cinque anni prima delle prossime elezioni europee: non si tiene conto che i tempi non sono dettati dalla prossima scadenza elettorale europea, ma bensì dalla necessità di creare, prima del termine della legislatura le condizioni per un sereno e fattivo dibattito al Parlamento ed al Senato. Bisogna tener conto, inoltre, della necessità di raccogliere le firme indispensabili per la presentazione di un disegno di iniziativa popolare in un tempo, tra l’altro, che non deve essere superiore ai sei mesi. L’azione del comitato non vuole essere un atto di delegittimazione dei partiti, ma ha il solo scopo di riportare l’iniziativa politica fra i cittadini; in questo modo crediamo che sia più facile superare gli elementi di litigiosità e, a volte, di autolesionismo che caratterizzano la vita politica dei partiti in Sardegna. Ancora, la sua azione vuole essere una testimonianza di ragionevolezza circa la possibilità di trovare accordi e concordia su obiettivi che interessano l’intera nostra comunità. Con questo spirito, si è costituito un comitato promotore, non espressione delle sintesi di varie istanze della politica partitica, ma bensì un’unione di singole individualità espressione del mondo del lavoro, dell’intrapresa, delle professioni, della cultura e della religione. In questa fase si vanno raccogliendo ogni giorno diverse adesioni all’iniziativa da parte sia di singole personalità che di varie organizzazioni di categoria o politica. E’ necessario accelerare la costituzione di una rete di adesioni per assicurare la presenza capillare nella Società e nel territorio. Una volta depositata la Proposta di legge alla Corte di Cassazione, ed all’indomani della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ci saranno solo sei mesi per raccogliere 50.000 firme. Sarà questo uno sforzo importante che può vederci tutti responsabili nell’attuazione del progetto; avendo a disposizione un movimento che parte dal basso, utile per far scaturire nella società sarda atteggiamenti positivi e costruttivi consentendo la partecipazione di tutte le persone e le organizzazioni di buona volontà, che per il raggiungimento del risultato, vogliano mettere, la propria intelligenza a disposizione degli interessi collettivi della comunità.

Tatari su 29 'e frealzu 2000

Pitzente Migaleddu

La Proposta di Legge