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Il '68: lezione di Parri alla Sapienza di Roma

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Stefano C. Anedda -- Dall’antitesi alla fusione: Giustizia e Libertà

Se l’esigenza di conciliare la dottrina liberale con quella socialista democratica che, come indicava Carlo Rosselli, da “posizioni inizialmente antitetiche, sono andate via via avvicinandosi perché sono entrambe visioni unilaterali che possono completarsi a vicenda” ha portato alla nascita della “socialdemocrazia liberale” tanto cara a Blair, e un successo non indifferente soprattutto in Europa, qualche aspetto positivo l’avrà. In un clima imperante nel nostro tempo di diffidenza e paura del “pericolo rosso” a sinistra, anche se questa non è ritenuta estremista, il nuovo Socialismo ha avuto comunque successo e consensi tra la gente.

In Italia le origini di questa ideologia risalgono a “Giustizia e libertà”, che partecipò alla Resistenza, e i cui esponenti poi confluirono nel Partito d’Azione. Carlo Rosselli, che diede un grosso contributo al pensiero socialista liberale, diceva che “il socialismo non è che lo sviluppo logico, sino alle sue estreme conseguenze, del principio di libertà. Il socialismo è liberalismo in azione, è libertà che si fa per la povera gente” e continuava: “per il Socialismo Liberale sono sullo stesso piano la giustizia sociale e la libertà, la vita associata e quella individuale. Per la teoria liberale la libertà è il fine supremo ed anche il mezzo supremo, non è un dato di natura ma un divenire: liberali non si nasce ma lo si diventa. Il Liberalismo è forza morale ispiratrice, il socialismo forza pratica realizzatrice. Senza autonomia individuale non può esserci socialismo. Il socialismo è prima rivoluzione morale e poi materiale, il socialismo senza democrazia è la negazione dei fini stessi del socialismo. Il socialismo è l’erede del liberalismo e la libertà è il più efficace mezzo e ultimo fine del socialismo”.

Rosselli proponeva così il superamento della lotta di classe e del determinismo economico marxista, per un nuovo Socialismo che rispetta le libertà civili e democratiche e riesce a realizzare una profonda modernizzazione delle strutture sociali ed economiche del Paese. Con la scomparsa del Partito d’Azione questo filone politico confluì nel Partito Socialista Italiano e nel Partito Repubblicano Italiano. Grande punto di riferimento e maestro indiscusso del “liberal-socialismo” è il filosofo Norberto Bobbio che, a proposito dei termini “socialismo liberale” e “liberal-socialismo”, parlò di quest’ultimo come nato “dal grembo della tradizione liberale come eresia del liberalismo di origine intellettuale, mentre il socialismo liberale nelle sue varie apparizioni storiche, da quella anarchica a quella rosselliana, era nata all’interno dei movimenti di sinistra il cui soggetto storico era la classe operaia. Volendo usare ancora una volta la dicotomia destra-sinistra, che, nonostante l’ostracismo cui è a parole condannata, è ancora di dominio comune, il socialismo liberale potrebbe essere definito un socialismo di destra e il liberalsocialismo, invece, un liberalismo di sinistra”. Il socialismo liberale non si pone in posizione critica verso il capitalismo ma cerca al contrario di raggiungere la cosiddetta “economia sociale di mercato”.

Anche se in Inghilterra, ma anche in Germania come in Spagna, il socialismo “laburista” è presente in partiti che hanno una grande importanza sul piano politico (in Inghilterra è la forza maggiore contrapposta ai conservatori), in Italia non esiste una forza con esponenti in Parlamento che abbia come insegna ufficiale il socialismo liberale. Esistono però alcuni movimenti interni anche ai maggiori partiti che si dichiarano apertamente di seguire questo moderno filone: il “Socialismo Liberale Italiano” che richiama le fondamenta dei propri ideali al grande Piero Gobetti, passando per “Giustizia e Libertà” di Rosselli e il Partito d’Azione di Parri e del sardo Lussu, per arrivare a Calamandrei e Bobbio. Poi c’è l’Associazione politico culturale “socialisti liberali” che era interna ai vecchi Democratici di Sinistra (confluiti ora nel “Partito democratico”) con esponente di spicco Valdo Spini (figlio dello Storico Giorgio), ma anche altre ancora più piccole formazioni.
 

Nota

Stefano Anedda è un giovanissimo cultore del pensiero giellista e azionista che vive ad Orroli, paese della provincia di Nuoro. Lo incoraggiamo ad approfondire l'analisi di questo filone ideale della sinistra che in questo intervento ha iniziato a tratteggiare. L'interesse per GL che rinasce da parte di pochi giovani coraggiosi è un segnale importante. Conferma la vitalità di questo pensiero, a nostro parere indispensabile per uscire dalla crisi della sinistra.

Il lavoro che Stefano fa con il suo sito http://stefanoanedda.wordpress.com/  dimostra ancora una volta che la rete web offre una gamma di strumenti essenziali per l'attività dell'area politica nella quale ci riconosciamo.

Invitiamo ad utilizzare il nostro blog per commentare l'articolo di Stefano.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
   
 
 
 

 

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