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Militanti sardisti ad Armungia [http://www.sitos.regione.sardegna.it] Giulio Angioni – “Autonomia come autogoverno. Contro il vecchio ordine sociale il progetto del leader guerriero” La Nuova Sardegna, 6 marzo 2005 Il legame tenace fra Emilio Lussu
e la Sardegna è stato così costante che uno studio sul Lussu combattente
e sardista, scrittore e politico antifascista, e in certa misura anche sul
Lussu “europeo” degli anni di mezzo dell’esilio e della milizia in
“Giustizia e Libertà”, deve assumere la Sardegna come riferimento
privilegiato. Importante è pure la concezione che Lussu stesso aveva del
suo rapporto con i sardi e l’idea che dei sardi aveva in relazione al
suo essere, voler essere o essere stato un grande leader dei sardi. In
ogni momento della sua vita la Sardegna resta quasi un parametro
insostituibile. Le opere letterarie, ma soprattutto la riflessione
autobiografica e gli stessi scritti politici, da quelli degli anni venti
fino ai più recenti, ne sono una testimonianza eloquente. La Sardegna e i sardi, al di là delle circostanze storiche e dei luoghi dove le venture politiche lo portavano, sono il rifugio psicologico, l’anima di riserva, il luogo di ogni possibile radicamento e progettazione del futuro. Con “fanatismo” (come egli stesso scriverà più tardi), nei primi tempi della seconda guerra mondiale Lussu pensa allo sbarco in Sardegna di un manipolo di arditi antifascisti, come primo passo di un progetto insurrezionale più ampio da portare su tutto il territorio nazionale. Assoluto era l’affidamento che egli faceva sulla disponibilità dei sardi ad insorgere. Incondizionata era la convinzione della sua capacità di dirigere sentimenti antifascisti dei sardi e di risvegliare un sovversivismo antistatuale, sopiti ma a suo parere ma sempre diffusi specialmente nelle campagne sarde. Questa idea della Sardegna quasi come punto focale della guerra al nazifascismo, accarezzata negli anni più tormentati dell’esilio, non abbandona mai Lussu. Al confino continua a ricercare contatti con la Sardegna: non soltanto i contatti epistolari con la madre, e quindi con Armungia, ed i rapporti ininterrotti con alcuni fidati militanti sardisti residenti in diversi villaggi sardi, ma anche le conferenze politiche agli emigrati sardi in Francia, le spedizioni in Corsica per studiare le possibilità insurrezionali in Sardegna. Tutto ciò rientra in un disegno politico-insurrezionale lungamente meditato, ma specialmente appare come un’esigenza psicologica: credere di poter continuare a disporre di quell’enorme risorsa morale e fisica di forze, di quel potenziale democratico ed antifascista senza eguali che sono per lui i sardi. Ma da quali elementi Lussu traeva una convinzione così radicata, che pare quasi non conoscere dubbi e ripensamenti durante l’esilio e forse neppure dopo? Sembra davvero che della Sardegna Lussu avesse una sua immagine modellata sul ricordo di quell’esperienza di vita che fu la milizia comune dei sardi nella Brigata Sassari, un’esperienza straordinaria, secondo Lussu, di maturazione politica di uomini fortemente coesi, che non sentono differenze di classe e di condizione, saldati come sono fra loro dalla vita in comune, dalle privazioni comuni, dal rischio e dalla morte in trincea. La storia successiva ci ha
insegnato quanto tenaci siano stati i sentimenti monarchici dei sardi e
quanto fosse radicato nelle campagne il vecchiume ideologico che le
istituzioni conservatrici come la monarchia comportavano, quanto precario
sia stato il baluardo al fascismo opposto dal sardismo, quanto fragile
alla resa dei conti si sia rivelata la vocazione democratica dei sardi al
tramonto dello stato liberale. Ma questa rappresentazione della Sardegna e
della sua gente rispecchia una visione utopica a lungo accarezzata,
determinata da ragioni ideologiche, ma fondata anche su un dato reale. La
vicenda umana e politica di Lussu stesso, questo è il dato reale, viene
trasfigurata e ripensata come la vicenda possibile di tutti i sardi.
Rimodellare la realtà sarda per coglierne tutti gli aspetti positivi e
progressivi e per consolidare e sfruttare tutti quei potenziali valori
democratici insiti nella socialità dei sardi è il disegno politico di
Lussu, che rientra nel suo più ampio progetto democratico ed
antifascista. Un’ utopia praticata costantemente, ma ancora più fortemente sostenuta nei momenti più critici della sua esperienza politica. E cosa se non la forza dell’utopia poteva sorreggere i generosi progetti di Lussu in una difficile situazione di distacco forzato dai sardi negli anni dell’esilio quando la gente comune, perso il contatto fisico col leader prestigioso, ne ignora la sorte e vede necessariamente allentarsi il rapporto personale e politico? Resta, è vero, il grande carisma del capo popolare, che quanto più labile si fa il rapporto con le masse e più difficile la circolazione delle notizie, tanto più tende ad assumere nella mentalità popolare dimensione di leggenda. E’ su questo dato sicuro, il prestigio del capo leggendario, che si basa in gran parte la continuità del rapporto con i sardi ed il convincimento di Lussu della mobilitabilità dei sardi e della loro disponibilità all’insurrezione di massa. E i sardi? Quale era il giudizio dei sardi su Lussu e quale il ricordo che ne ha conservato chi lo aveva conosciuto? Da un campione non ampio ma significativo di testimonianze raccolte non molto tempo fa nelle campagne sarde è risultato che Lussu è stato in quest’ultimo mezzo secolo un grande mito popolare. Ma quali sono gli elementi di questo mito? Non pare che fattori che potrebbero apparire decisivi come il mestiere di politico, le alte responsabilità pubbliche, le qualità di scrittore universalmente riconosciute abbiano avuto un grande peso nella formazione del mito di Lussu. Chiara e generalizzata appare invece nella memoria popolare la connotazione di Lussu come uomo di grande coraggio fisico e morale: il combattente valoroso in guerra e il capo che contrasta i fascisti armi alla mano, e ne uccide anche, sono i dati della biografia lussiana che hanno colpito la mentalità della gente e che più vivi restano nel ricordo popolare. Subito dopo, quasi sullo stesso piano, sta il Lussu tribuno, oratore di straordinaria efficacia, suscitatore di entusiasmi nelle piazze. Un’ammirazione ed una simpatia istintiva che nascono dalle qualità umane della persona, ma che sono sorrette dalla percezione che Lussu rappresenta l’alternativa radicale al modo tradizionale di governo dei ceti dirigenti nelle campagne sarde. Non è forse troppo riduttivo dire
che nella memoria dei sardi è rimasto di Lussu ciò che ha caratterizzato
più marcatamente la sua vicenda politica ed umana e che torna a suo
maggiore merito. Meritava d’essere ricordato come capo guerriero di
grande coraggio perché così era stato in guerra e perché il coraggio
lui l’aveva esaltato come valore, e come valore dei sardi in
particolare. In questo Lussu era in sintonia con certe componenti del
senso comune dei sardi intorno alla combattività ed all’ardimento come
fattore nobilitante dell’uomo. E’ una concezione che Lussu condivideva
ed esaltava come tipica di una società “barbarica” ma fortemente
positiva come quella agropastorale della Sardegna. “Svelto di mano in
guerra e svelto di lingua in politica”: questo è il Lussu che ancora
oggi resta nella memoria popolare nelle campagne sarde. Il ricordo è
sostenuto ed esaltato ulteriormente dalla chiara cognizione che Lussu si
batteva per il riscatto della Sardegna, anche se la percezione di questo
è generica e quasi istintiva, confusamente avvertita in assenza di una
prospettiva politica o più semplicemente di una coscienza politica
diffusa. Forse più fede e aspettativa carismatica, in qualche misura di tipo millenaristico, che consenso ideologico esplicito all’idea lussiana. Ma Lussu ha contribuito in modo potente a far nascere e maturare nei sardi una volontà e una capacità di gestire e di autogestirsi, anche sulla base di questa sua netta immagine di uomo integro e abile, di ampia diffusione popolare in Sardegna. E il cammino da percorrere, magari anche a ritroso per capire il nostro passato, senza la marcata ed importante incidenza della figura e dell’opera complessiva di Lussu, sarebbe ancora più incerto e difficile. |
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