Molto si deve a questa straordinaria cantante di Siligo se, da metà degli anni settanta, si è accentuata una generale riscoperta e valorizzazione del patrimonio tradizionale isolano. Si può dire che non ci sia aspetto della musica sarda che Maria Carta non abbia setacciato in 25 anni di carriera: ninne nanne, gosos, canti gregoriani sono stati rispolverati e rivitalizzati con un contributo originale della cantante logudorese. La passione per il canto era viva fin dalla primissima infanzia quando cantava la messa nella parrocchia del paese: ma del resto in famiglia nell'ottocento, era vissuta Filomena Delogu, una delle prime donne nell'isola a tenere concerti in piazza. La svolta comunque per Maria Carta matura nel 1958 quando si trasferisce a Roma e perfeziona il suo già avviato lavoro di ricerca sul patrimonio sardo, frequentando il "Centro studi di musica popolare" presso l'Accademia Santa Cecilia. Quegli studi dovevano servire a dare una elaborazione filologica e musicologica ai materiali recuperati da Maria Carta anche con ricerche dirette sul campo, perseguendo lo spirito di maestri come Diego Carpitella o Alan Lomax. L'attività artistica propriamente detta si apre a metà degli anni sessanta quando Maria Carta comincia ad esibirsi al Folkstudio di Roma, una delle mete obbligate della ricerca e della riscoperta della musica tradizionale del nostro paese. E' in questo locale che comincia a presentare le sue particolari elaborazioni dei canti sardi. L'"Ave Maria", che le procurerà un successo vastissimo viene ora eseguita con una tonalità diversa; adatta musiche ai testi di grandi poeti del '700 e dell'800: Polo Mossa, Pietro Pisurzi, don Baingio Pes, Francesco Manno. Un canto religioso barbaricino viene utilizzato per un testo moderno, di denuncia dei mali della droga ("Fizu su coro"); il celebre inno antifeudale, "Procurade 'e moderare" di Francesco Manno è cantato come si cantano i gosos. Ed ancora sarà Maria Carta ad imprimere la sua mano innovatrice sull'Ave Maria algherese del 18° secolo, su muttos e canti in re. Insomma l'artista di Siligo attraversa una tappa determinante nel suo proporsi da semplice riproduttrice di canti tradizionali ad interprete finissima ed innovativa. Ed è per questo che ha allargato il settore delle sue ricerche anche in regioni dell'isola limitrofe a quella dove è nata ed ha trascorso l'infanzia (Barbagia, Gallura, Campidano). Parallela a questa intensa attività musicale è quella di poetessa ed attrice in lavori cinematografici e teatrali. Nel 1975 ha scritto un volume, "Canto rituale", che raccoglie una serie di componimenti su uomini e paesaggi della Sardegna, sulla sua civiltà, le sue contraddizioni, i suoi traumi, la sua disgregazione, le sue passioni. Come attrice esordisce nel 1974 nella "Medea" di Enriquez; è interprete anche nelle "Memorie di Adriano", messo in scena con Giorgio Albertazzi, e che ha aperto la stagione 1990/91 al teatro Argentina di Roma nell'ottobre del '90. Fitto l'elenco di pellicole che la vedono protagonista ("Disamistade", "Cecilia", "Gesù" di Zeffirelli, "Cadaveri eccellenti", "Il padrino", "Il reietto delle isole", un film per la TV, "Il camorrista"). Di lei ha scritto Giuseppe Dessì nel '72: "Tra i rari documenti della lingua logudorese ci sono i canti che Maria fa conoscere al mondo. Sono canti d'amore e di morte, di festa e di solitudine, di dolore e di gioia: dicono la vita di un popolo, di quel popolo che lei ama e che canta liberando la sua voce stupenda, la forza esistenziale del suo sentire". Severino Gazzelloni, nel '74, sottolinea la grande e moderna capacità di Maria Carta di proporre il canto gregoriano, sostenendo come la cantante di Siligo fosse "la sola, tra le rappresentanti del nostro folklore, nella cui arte possa fondersi la modalità gregoriana con le astuzie di una moderna orchestrazione". Ma è nel '93 che Maria Carta ritorna prepotentemente e un po' a sorpresa alla ribalta. Sta combattendo una sua orgogliosa battaglia contro il cancro, ma trova la forza per dispiegare nuove energie ed ispirazioni. Una settimana prima Maria Carta era tornata ad esibirsi a Roma con un concerto tutto suo a Villa Giulia accompagnata dai chitarristi Lorenzo Pietrandrea e Franco Giuffrida e dall'organista Fabio Agostini. Ma il vero tributo in suo onore si registra alla fiera di Cagliari il 26 agosto davanti ad almeno duemila persone. Allora viene organizzato "In concerto con Maria", una kermesse che vede sul palco alcune delle migliori espressioni della musica sarda legata al recupero della tradizione (Cordas e Cannas, Càlic, Bertas, tenores di Bitti e Neoneli, Tazenda, Luigi Lai alle launeddas, Duo Puggioni). Maria Carta si esibirà riproponendo la vasta gamma del suo repertorio dai canti gregoriani alle ninne nanne, da "Chelu e mare" accompagnata da Luigi Lai, a "Sa dansa" con i Tazenda, sino ad una struggente versione "a cappella" di "No potho reposare" con Andrea Parodi.
Maria Carta ci lascerà definitivamente il 20 settembre dell'anno dopo, vinta dal male che aveva combattuto negli ultimi anni.



Maria Carta

Home Page | Chi siamo | Consiglio Direttivo | Maria Carta | Documenti e Lettere ai Soci

| Siti Sardi | Tesseramenti 2004 | Orari e Sede Circolo | Statuto | Sa Die de Sa Sardigna