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Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
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"Essere bambini a Gaza. Il trauma
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Psychoanalysis,
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"L'uomo
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"Neuroscience
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Vera
Schmidt, "Scritti su psicoanalisi infantile ed
educazione"
Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione
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Resnik,
S. et al. (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei
sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica"
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Ambrosini, A. Bimbi, M. Ferri, G.
Gabbriellini, A. Luperini, S. Resnik,
S. Rodighiero, R. Tancredi, A. Taquini Resnik,
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Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
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Silvio
G. Cusin, "Sessualità e conoscenza"
A cura di/Edited by: A. Cusin & G. Leo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio
Anno/Year: 2013
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AA.VV.,
"Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura
di G. Leo e G. Riefolo (Editors)
A cura di/Edited by: G. Leo & G. Riefolo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Id-entità mediterranee
Anno/Year: 2013
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AA.VV.,
"Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor)
Writings by: J.
Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De
Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana: Cordoglio e pregiudizio
Anno/Year: 2012
Pagine/Pages: 136
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AA.VV., "Lo
spazio velato. Femminile e discorso
psicoanalitico"
a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)
Writings by: A.
Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B.
Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S.
Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L.
Tarantini, A. Zurolo.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana: Confini della psicoanalisi
Anno/Year: 2012
Pagine/Pages: 382
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AA.VV., Psychoanalysis
and its Borders, a cura di
G. Leo (Editor)
Writings by: J. Altounian, P.
Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P.
Jimenez, O.F. Kernberg, S. Resnik.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
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AA.VV.,
"Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A.
Cusin e G. Leo
Writings by:J.
Altounian, S. Amati Sas, M. e M. Avakian, W. A.
Cusin, N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A.
Sabatini Scalmati, G. Schneider, M. Šebek,
F. Sironi, L. Tarantini.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Id-entità mediterranee
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"The Voyage Out" by Virginia
Woolf
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
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"Psicologia
dell'antisemitismo" di Imre Hermann
Author:Imre Hermann
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
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"Id-entità mediterranee.
Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo
(editor)
Writings by: J.
Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A.
Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y.
Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M.
Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
ISBN: 978-88-903710-2-8
Anno/Year: 2010
Pages: 520
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"Vite soffiate. I vinti della
psicoanalisi" di Giuseppe Leo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Edizione: 2a
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Anno/Year: 2011
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"La Psicoanalisi e i suoi
confini" edited by Giuseppe Leo
Writings by: J.
Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D.
Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik
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ISBN: 978-88-340155-7-5
Anno/Year: 2009
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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi
Confini"
Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.
Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas,
Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.
Publisher: Schena Editore
ISBN 88-8229-567-2
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–
How come I’ve never seen you people here before?
–Because
we are the people you do not see-
(Frears
2002)
|
|
Questo
articolo intende esaminare il pregiudizio come campo psico-sociale di
studio. Il termine 'psico-sociale' si riferisce agli approcci teorici
che cercano di integrare una comprensione psicologica della
soggettività umana con l'attenzione all'impatto della situazione
sociale1. Dando come implicito il mio concetto del rispetto
come capacità di vedere le persone al contempo sia come soggetti che
come oggetti, definisco il progetto psico-sociale come quello che è
finalizzato ad evitare il riduzionismo psicologico, che trascura le
circostanze sociali, e dall'altro lato il riduzionismo sociale, che
non tiene conto della soggettività come attiva interpretazione. Il
presente articolo sostiene lo sforzo di inquadrare un'indagine sul
pregiudizio non in termini di normalità contrapposta alla patologia o
alla devianza, ma studiandolo in ciò che è inconscio a livello
sociale. Si afferma nel presente contributo che gli studi
psicoanalitici sul pregiudizio, considerato come un aspetto della
soggettività di un certo tipo di personalità, hanno tralasciato
l'importanza fondamentale che riveste un consenso sociale acquiescente
e silenzioso in tale fenomeno. La norma sociale, il pregiudizio che 'funziona',
vengono lasciati 'indisturbati'. Utilizzando le riflessioni teoriche
sul trauma di Michael Balint, sostengo che la valutazione delle
risposte e dei giudizi soggettivi di cui tener conto è essa
stessa strutturata in senso sociale. Questo modello, nonché
l'ermeneutica di Gadamer, viene utilizzato per dimostrare in che modo,
quando lo scollegamento diventa un incondizionato scopo
epistemologico, i pregiudizi vengono nascosti e preservati anziché
individuati. Il fenomeno del pregiudizio rivela che gli studi
psico-sociali non dovrebbero solo riguardare la soggettività, ma in
egual modo ciò che è mancante in questa a livello individuale e
sociale, con posizioni che sono state rese irreali o prive di
significato. In altri termini, presento un argomento in modo da
sostenere il perché il pensiero psicoanalitico sia di grande
interesse per gli studi sociali, grazie al suo focus su ciò che è
inconscio, e su ciò che altrimenti viene messo da parte, ed anche in
modo da affermare perché un approccio sociale di tipo critico sia
rilevante per la psicoanalisi, col suo focus sull'impatto delle
relazioni di potere su ciò che si può o non si può, su ciò che si
deve o non si deve rendere conscio, sul piano individuale e sociale.
LE QUALITA' FENOMENICHE DEL PREGIUDIZIO
In
un'intervista a Juliet Mitchell, nel contesto di un discorso sugli
artisti creativi come anche sugli analisti, Enid Balint disse:
<<percepire qualcosa che non hai percepito prima è veramente
difficile, lottiamo contro ciò come matti>>(Balint, E. 1993,
p.235). <<Come il mondo fisico>>, scriveva Freud nel 1915
<<quello psichico non è necessariamente in realtà quel che ci
appare. Ci farà piacere apprendere, comunque, che la correzione della
percezione interna presenterà minori difficoltà di quella della
percezione esterna, vale a dire che gli oggetti interni sono meno
inconoscibili del mondo esterno>>(Freud, 1915, p.94
dell'edizione Bollati Boringhieri 1989). Se si tratta proprio di
questo, ci possiamo chiedere se ciò sia causa di consolazione
oppure di crescente preoccupazione.
Il
fenomeno del pregiudizio si presenta, da una parte, nelle forme più
brutali e violente, e questo è il genere di sue manifestazioni che
catturano l'attenzione, cosicché talora diventa oggetto di studio.
Ciò che allora abbiamo è lo studio di un tema che appare in media
più inflazionato da pregiudizi. Perciò esso tende a diventare
un'indagine non sulle norme sociali prevalenti, bensì sulla loro
aberrazione. Quando gli studi psicoanalitici si concentrano sul
pregiudizio come aspetto della soggettività di una persona che ne è
piena, il grado in cui questo fenomeno si fonda sul silenzioso assenso
sociale resta nell'ombra. Il pregiudizio che
"funziona", poiché è concorde con una norma sociale, viene
lasciato indisturbato. Quando si cerca di prenderlo in esame, tende ad
apparire come qualcosa di vago, indistinto, incerto - Dalal (2002)
apre il suo libro sul razzismo indicando l'esperienza di cercare di
classificare l'origine della sua ansietà nell'incontrare un inglese
bianco come qualcosa di interiore o di esteriore, o piuttosto
chiedendosi quanto va attribuito a ciascuno dei due, e affermando che
è nella natura stessa del problema che tale classificazione finale
resta notevolmente ardua.
Se,
invece di concentrarsi sull'individuo abnormemente caratterizzato da
pregiudizi rispetto ad una società normale, o su una distinzione tra
essere soggetto alla pressione sociale ed avere una motivazione che è
sostanzialmente propria, intendiamo cercare la condensazione e lo
spostamento come le prove del pregiudizio nello spazio sociale,
troveremo molteplici esempi di gruppi che sono stati naturalizzati ed
omogeneizzati nei media e nel discorso pubblico. In casi in cui
qualcuno tenta di aggiungere più sfumature al quadro, di introdurre
più complessità, e in cui questo tentativo venga respinto come
irrilevante, ciò fornisce la prova non solo della rigidità,
dell'inflessibilità del carattere, della tendenza a punire in modo
eccessivo e verosimilmente della tendenza ad essere convenzionale da
parte di chi risponde (Adorno, Frenkel, Brunswik, Levinson, Sanford,
1950), ma anche rivela che una struttura di potere è all'opera
laddove tale risposta viene considerata accettabile, e la qualità
della soggettività di colui che parla può non essere l'aspetto più
interessante della situazione.
Un
articolo in The Observer si riferisce ad uno studio in
cui
|
Degli accademici
hanno preso in esame i voti dati a migliaia di bambini di 11
anni. Essi hanno confrontato i loro risultati nei "Sats",
nei test standardizzati a livello nazionale, con le valutazioni
fatte dai loro insegnanti della classe e coi test interni. [...]
Lo studio conclude che gli scolari di colore presentano
risultati migliori negli esami esterni che nella valutazione del
loro insegnante. [...] Gloria Hyatt, una responsabile del
collegio docenti per alunni di origine caraibica ed irlandese,
ha detto che questo studio ha confermato una lamentevole di
lunga data da parte dei gruppi etnici minoritari. [...]
"Questa non è discriminazione o razzismo", ha detto
Hyatt. "E' qualcosa di inconscio" (Asthana, Helm,
McVeigh, The Observer, 4.04.2010). |
|
La
mia opinione è che ciò esemplifica il razzismo e la discriminazione,
sebbene può essere benissimo il caso che sia qualcosa di inconscio.
Questo studio non rivela la motivazione degli insegnanti, ma mostra
solo che qualsiasi sia la loro motivazione, i loro giudizi sono
sistematicamente distorti in modo tale da produrre una situazione di
discriminazione razziale. Alcuni degli insegnanti possono aderire in
modo consapevole a credenze di tipo razzista, altri no. Concediamo per
ipotesi ciò che io considero una probabile supposizione, e cioè che
almeno una significativa porzione degli insegnanti interessati abbia
ritenuto che le proprie valutazioni fossero corrette e obiettive; essi
semplicemente hanno visto uno studente meno bravo, ed hanno dato un
voto al suo lavoro di conseguenza, senza avere alcuna credenza conscia
su connessioni causali tra colore della pelle o etnia e performance
intellettiva. Se una larga percentuale dei docenti erano
soggettivamente innocenti, ci si potrebbe chiedere: "e
allora?". Moralmente e politicamente il caso suscita la domanda
di quale peso attribuire alla motivazione conscia di questi attori.
Tali
esempi mi hanno portato a concludere che gli studi psico-sociali non
possono riguardare solo la soggettività. Il fenomeno del pregiudizio
rivela che esso dovrebbe riguardare anche ciò che è assente dalla
soggettività, ciò che 'noi', come ogni società o unità sociale,
facciamo e ripetiamo (Freud, 1914g, 1939a [1937-39]), ma non pensiamo
o sperimentiamo (o non possiamo pensare o sperimentare). In ciò che
segue, propongo di utilizzare il modello del trauma di Balint,
costruito a partire dagli scritti di Ferenczi sull'argomento, come una
metafora di come il pregiudizio funzioni ad un livello sociale. Questo
modello è uno di quelli che ci rende capaci di pensare in modo
psicoanalitico in un'accezione più sociale sulla relazione tra
potere, amore e responsività da un lato, e soggettività e sua
assenza dall'altro.
(fine della prima parte - il testo nella sua completezza verrà
pubblicato in un prossimo libro delle Edizioni Frenis Zero)
Note:
1) Non c'è un'unica definizione di 'psico-sociale' che sia
universalmente riconosciuta consensualmente. Piuttosto ci sono
discussioni in corso nel Regno Unito su come comprendere questo
termine e il campo di sua pertinenza, e persino se si debba
scrivere con un trattino oppure senza. Un numero speciale della
rivista "Psychoanalysis, Culture and Society" è stato
dedicato a tale discussione (Clarke/Layton, 2008). Perciò, non
ne darò qui una definizione più raffinata, piuttosto questo
articolo può essere considerato come un dibattito su tali
questioni, con un particolare focus sul pregiudizio. |
|
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