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Writings by/scritti di:
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Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collection/Collana: Mediterranean
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Anno/Year:
2017
Pagine/Pages:
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ISBN:978-88-97479-12-3
"Essere bambini a Gaza. Il trauma
infinito"
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Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collection/Collana: Mediterranean
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Anno/Year:
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Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collection/Collana: Mediterranean
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"L'uomo
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Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collection/Collana: Biografie
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"Neuroscience
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Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione
di: Georg Northoff
Writings by/scritti di: D. Mann
A. N. Schore R. Stickgold
B.A. Van Der Kolk G. Vaslamatzis M.P. Walker
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collection/Collana: Psicoanalisi e neuroscienze
Anno/Year: 2014
Pagine/Pages: 300
ISBN:978-88-97479-06-2
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Vera
Schmidt, "Scritti su psicoanalisi infantile ed
educazione"
Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione
di: Alberto Angelini
Introduced by/introduzione di: Vlasta Polojaz
Afterword by/post-fazione di: Rita Corsa
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana: Biografie dell'Inconscio
Anno/Year: 2014
Pagine/Pages: 248
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Resnik,
S. et al. (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei
sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica"
Writings by:A.
Ambrosini, A. Bimbi, M. Ferri, G.
Gabbriellini, A. Luperini, S. Resnik,
S. Rodighiero, R. Tancredi, A. Taquini Resnik,
G. Trippi
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana: Confini della Psicoanalisi
Anno/Year: 2013
Pagine/Pages: 156
ISBN:978-88-97479-04-8
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Silvio
G. Cusin, "Sessualità e conoscenza"
A cura di/Edited by: A. Cusin & G. Leo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio
Anno/Year: 2013
Pagine/Pages: 476
ISBN: 978-88-97479-03-1
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AA.VV.,
"Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura
di G. Leo e G. Riefolo (Editors)
A cura di/Edited by: G. Leo & G. Riefolo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Id-entità mediterranee
Anno/Year: 2013
Pagine/Pages: 426
ISBN: 978-88-903710-9-7
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AA.VV.,
"Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor)
Writings by: J.
Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De
Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana: Cordoglio e pregiudizio
Anno/Year: 2012
Pagine/Pages: 136
ISBN: 978-88-903710-7-3
Prezzo/Price: € 23,00
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AA.VV., "Lo
spazio velato. Femminile e discorso
psicoanalitico"
a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)
Writings by: A.
Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B.
Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S.
Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L.
Tarantini, A. Zurolo.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana: Confini della psicoanalisi
Anno/Year: 2012
Pagine/Pages: 382
ISBN: 978-88-903710-6-6
Prezzo/Price: € 39,00
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AA.VV., Psychoanalysis
and its Borders, a cura di
G. Leo (Editor)
Writings by: J. Altounian, P.
Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P.
Jimenez, O.F. Kernberg, S. Resnik.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis
Anno/Year: 2012
Pagine/Pages: 348
ISBN: 978-88-974790-2-4
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AA.VV.,
"Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A.
Cusin e G. Leo
Writings by:J.
Altounian, S. Amati Sas, M. e M. Avakian, W. A.
Cusin, N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A.
Sabatini Scalmati, G. Schneider, M. Šebek,
F. Sironi, L. Tarantini.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Id-entità mediterranee
Anno/Year: 2011
Pagine/Pages: 400
ISBN: 978-88-903710-4-2
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"The Voyage Out" by Virginia
Woolf
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
ISBN: 978-88-97479-01-7
Anno/Year: 2011
Pages: 672
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"Psicologia
dell'antisemitismo" di Imre Hermann
Author:Imre Hermann
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
ISBN: 978-88-903710-3-5
Anno/Year: 2011
Pages: 158
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"Id-entità mediterranee.
Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo
(editor)
Writings by: J.
Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A.
Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y.
Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M.
Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
ISBN: 978-88-903710-2-8
Anno/Year: 2010
Pages: 520
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"Vite soffiate. I vinti della
psicoanalisi" di Giuseppe Leo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Edizione: 2a
ISBN: 978-88-903710-5-9
Anno/Year: 2011
Prezzo/Price: € 34,00
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"La Psicoanalisi e i suoi
confini" edited by Giuseppe Leo
Writings by: J.
Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D.
Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik
Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini
ISBN: 978-88-340155-7-5
Anno/Year: 2009
Pages: 224
Prezzo/Price: € 20,00
"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi
Confini"
Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.
Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas,
Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.
Publisher: Schena Editore
ISBN 88-8229-567-2
Price: € 15,00
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Un’isola
del Quarnero, un’estate torrida come quella del 1991. La casa è
affollata di amici e parenti, così Predrag Matvejević scende da
basso e mostra con orgoglio lo studio che si è ricavato nell’ombra
del garage: un seggiolino e una macchina da scrivere, due mollette che
tengono le pagine a mo’ dì leggio. È l’anno del successo
planetario di Breviario mediterraneo, e sta già pensando a quello
che, molti anni dopo, diventerà Pane nostro (2010). A pochi
chilometri è terminata da poco la cosiddetta breve guerra slovena, ma
in agosto viene interrotta l’autostrada tra Zagabria e Belgrado, a
fine mese inizia l’assedio di Vukovar.
L’anno successivo Predrag non può più tornare sulla sua isola,
insieme a molti intellettuali del paese diventato ex, inizia la sua
avventura tra asilo ed esilio (così suona anche il titolo di un suo
“romanzo epistolare” del 1998). Da quel momento il domicilio è
temporaneo, il ritorno provvisorio, la “nostra patria” diventa una
condizione momentanea che può materializzarsi ovunque. Perché a
Zagabria, nella fase della trance nazionalistica, nella guerra tra
“noi” e “loro”, non c’è spazio per chi ha storie miste o si
sente ancora jugoslavo. Così accade alla filosofa Rada Iveković,
alle scrittrici Slavenka Drakulić e Dubravka Ugrešić (è
proprio di Predrag Matvejević la prefazione al suo primo testo
pubblicato in italiano, Il museo della resa incondizionata) accusate
di essere, insieme a due giornaliste, “streghe che tradiscono la
propria patria”.
Scriverà
poi, nel 1996, in Mondo ex: “Lo statuto di un “ex” è più grave
di quanto non sembri a tutta prima: quell’“ex” è visto come un
marchio, talvolta come delle stimmate. È di volta in volta un legame,
involontario, o una rottura, voluta. (…) Essere “ex” è, da una
parte, avere uno statuto mal determinato e, dall’altra, provare un
sentimento di disagio. (…) La parola critica oscilla tra tradimento
e oltraggio, in particolare in contesto plurinazionale: criticare la
propria nazione equivale a tradirla; criticarne un’altra vuol dire
offenderla”.
Predrag,
che all’università di Zagabria insegna letteratura francese, e che
ha pubblicato Sartre (1965), Conversazioni con Miroslav Krleža (prima
ed. 1969), Pour une poétique de l’événement (1979), Jugoslavismo
oggi (1982), Lettere aperte (1985), si traferisce a Parigi dove
insegna alla Sorbona.
Intanto,
già questi suoi primi titoli indicano un legame indissolubile tra
vita e letteratura, letteratura e politica. Ed è proprio questo a
renderlo difficilmente collocabile, forse anche difficilmente
comprensibile al suo milieu agramese (Agram è il nome austroungarico
di Zagabria), abituato alla politica come professione, a governi
comunque autoritari, inquietato dalla possibilità di un impegno
individuale. Così, la sua lotta per i diritti civili è considerata
spesso, anche da chi ne condivide le idee, quasi con sospetto, come un
eccesso di protagonismo, mentre l’intellighenzia sprofonda nel
“silenzio croato”. Oggi lo ricordano in pochi, ma Predrag si è
battuto anche per chi la pensava diversamente, come Franjo Tuđman,
Stjepan Mesić, il poeta Vlado Gotovac e tutti quelli che erano
finiti in prigione dopo la «primavera croata» del 1971.
Erano
gli anni bui della Guerra fredda: tra l’invasione della
Cecoslovacchia dell’agosto ’68 − ironia della storia, è
proprio il timore che anche la Jugoslavia, fuori dalla Nato e dal
Patto di Varsavia, potesse essere invasa, a spingere Tito a creare una
difesa territoriale e a rafforzare il ruolo militare della Bosnia,
fattori che risulteranno decisivi nel futuro conflitto − e la
firma degli accordi di Helsinki, dell’agosto del 1975, che segnano
un parziale disgelo nei rapporti tra est e ovest e iniziano a
introdurre, almeno sulla carta, anche oltrecortina, il rispetto della
libertà di pensiero.
Attivissimo
nella lotta per i diritti civili, nel Pen Club internazionale, scriverà
per anni missive ai potenti del mondo socialista per chiedere la
liberazione di Sacharov, Sinjavskij, Brodskij, ma queste “lettere
russe” si intrecciano con il desiderio di portare a compimento
l’impresa dei formalisti degli anni venti, e con una violenta
requisitoria contro i residui dell’estetica ždanoviana.
Predrag
proveniva da una famiglia modesta, era nato a Mostar nel 1932, il
padre Vsevolod era un russo di Odessa, non aveva mai rinunciato alle
sue idee bolsceviche, nonostante suo padre e il fratello avessero
trovato la morte in un gulag. E proprio lo zio, ricordava, gli aveva
chiesto di scrivere un libro sul pane, in nome di chi, morendo,
pensava a una cosa sola: avere un tozzo di pane.
Nasce
anche da questi racconti una sua presa di posizione, assolutamente
minoritaria nella Jugoslavia socialista. Predrag si riteneva un uomo
della sinistra, era però convinto della necessità di rendere omaggio
alle vittime del gulag. Il suo rapporto con Miroslav Krleža
(1893-1981) e il suo profondo legame di amicizia con Danilo Kiš
(1935-1989) sono rafforzati da questa causa: la possibilità di
parlare in pubblico dell’esistenza dei lager di sinistra – come
quello dell’Isola Nuda che rimase per decenni un non luogo. E dopo
la morte di Tito (1980) il tabù, come accadde per altri temi, fu
infranto dalle pagine della letteratura.
Krleža
è stato tra i primi, tra i “compagni di strada” del partito
comunista, a credere nell’esistenza dei lager di sinistra; Kiš, a
chi lo accusa di plagio per un libro geniale ma scomodo come Una tomba
per Boris Davidović (1976), dove i protagonisti sono ebrei, e la
storia non prevede magnifiche sorti progressive, ma è imparentata con
la Storia universale dell’infamia borgesiana, risponde: “Per gli
intellettuali di questo secolo, di questa nostra epoca, esiste solo un
esame di coscienza, esistono solo due materie per le quali non si
perde l’anno, ma si perde il diritto (morale) di parola una volta
per tutte: il fascismo e lo stalinismo”. Si passa alle vie legali,
l’accusa coinvolge anche Predrag, che difende Kiš.
Tra
i due la solidarietà era dovuta all’uscita, nel 1971, di 7000
giorni in Siberia di Karl Štajner, una delle rare testimonianze di un
comunista jugoslavo deportato in Unione Sovietica, di cui Kiš aveva
scritto la prefazione (riprodotta anche nell’edizione italiana del
1985).
Intorno
al libro di Kiš, che deciderà poi di lasciare Belgrado e trasferirsi
in Francia, va in scena uno scontro ideale e culturale tra una visione
cosmopolita (oggi di nuovo una parolaccia!) e una filosofia della
palanka, espressione intraducibile che forse si potrebbe rendere
liberamente con filosofia dei campanili.
Predrag
si era formato in un impasto culturale, religioso e linguistico dove
la peculiarità e la diversità possono convivere. La madre Angelina,
di trent’anni più giovane del padre, era croata e lo aveva iscritto
a una scuola elementare di suore − lui era quello che aveva
imparato meglio il latino. Da qui la sua facilità di passare da una
lingua all’altra: il francese, nel quale gli piace anche scrivere,
è quella che ama di più. E la lingua è una delle protagoniste del
Breviario Mediterraneo, una prima raffinata edizione è da Hefti,
seguita da quella Garzanti del 1991, perché “il Mediterraneo e il
discorso sul Mediterraneo sono inseparabili uno dall’altro”. E
proprio in questo libro riesce a esprimere, in una forma letteraria
inedita che scavalca i generi, la sua visione “geopoetica” fatta
di carte e vedute, glosse lessicali e filologiche, ricette e
parolacce.
“In
ogni periodo, in ogni parte della costa, c’imbattiamo nelle
contraddizioni del Mediterraneo: da un lato la chiarezza, la forma e
l’ordine, la geometria e la logica, la legge e la giustizia, la
scienza e la poetica, dall’altro lato tutto ciò che a questi
riferimenti si contrapponeva ostinatamente. I libri sacri della
pacificazione e dell’amore per il prossimo e le guerre dei crociati
e le Jihad anticristiane. Lo spirito ecumenico e l’ostracismo.
L’universalità e l’autarchia. L’agorà e il labirinto.
L’entelechia e il letargo. Atene e Sparta. La gioia dionisiaca e il
macigno di Sisifo”.
Il
suo Breviario ha un pubblico vastissimo, se lo porta dietro il
volontario che parte per Sarajevo, come, ancora oggi, chi decide di
fare il giro delle isole Incoronate in barca. Nutrito dagli studi
della longue durée di Braudel e della scuola delle Annales, Predrag
trasforma il mare nostrum in una metafora della civiltà.
E
qui ha anche una delle sue tante fortune. Perché il suo traduttore
italiano è Silvio Ferrari, nato a Sali, sull’Isola Lunga, approdato
nel dopoguerra con la madre a Camogli. Dunque Silvio Ferrari conosce
bene il codice marinaro di entrambe le lingue e riesce a rendere al
meglio il testo originale.
Fortuna
sarà anche l’incontro con un altro grande traduttore, Lionello
Costantini, a cui si devono le splendide traduzioni dei testi di Andrić,
Selimović, Tišma, Kiš. Sul letto di morte Costantini esprime il
desiderio che sia Predrag a ereditare la sua cattedra alla Sapienza,
dove infatti poi insegnerà dal 1994 al 2007. Sono gli anni della sua
presenza assidua sulle riviste e i giornali italiani, con interventi
che accompagnano e commentano l’inesorabile work in progress bellico
dall’altra parte dell’Adriatico.
Predrag
va e torna, dal suo bell’appartamento nel centro di Zagabria, ricco
di quadri e libri, proprio all’angolo con la piazza che tutti
continuano a chiamare della Repubblica, dopo che era diventata Piazza
Josip Jelačić, secondo il nome del governatore del 1848,
guida della rivolta antiungherese: ora la spada guardava a sud,
puntava sul nemico della Serboslavia. Mentre si scatena la caccia a
chi non si schiera, Predrag trova nella sua casella di posta un
proiettile.
Anche
se sono infinite le pagine letterarie che ha curato, si sentiva molto
distante da quel gusto della violenza così presente in queste
letterature. Nel Meridiano (2001) dedicato a Andrić, nel saggio
introduttivo, scrive:
“Nelle
prime pagine del Ponte sulla Drina appare una delle scene più crudeli
della letteratura del Novecento. Lo scrittore descrive l’impalamento
di un ribelle serbo sotto l’impero ottomano e lo fa senza remore, né
pietà per il lettore”. E commenta: “Se ne possono immaginare a
migliaia di questi esseri umani nel corso dei secoli, nei variopinti
crocevia lungo i sentieri fangosi dei Balcani. La sofferenza così
“incarnata”, il male “interiorizzato”, la rivolta o la
vendetta che suscitano, tutto ciò non è “conservato” o
“decantato” solo all’interno del corpo o nel fondo della
memoria, ma anche da qualche altra parte: non sappiamo esattamente né
dove né come! Accade che un giorno le circostanze risveglino questi
stati torbidi e traumatizzanti e li attivino sotto forma di resistenza
o di aggressione, di sacrificio o di crudeltà”.
Forse,
Predrag era anche un tipo antropologico diverso. Bon vivant, elegante
senza ricercatezza, era decisamente meno macho degli intellettuali
della sua generazione, in una cultura balcanica che non prevedeva
sfumature affettive ed emotive nella comunicazione, tanto più nello
scambio tra uomini. Lui spiccava, seduttivo e seducente, a volte
decisamente più ingenuo dei suoi interlocutori.
Il
suo ritorno a Zagabria non è stato facile. Negli ultimi anni spesso
si è ripetuto il copione di accuse, minacce, processi. Insieme alla
sensazione di essere più stimato fuori − proprio da Umberto Eco
e da Claudio Magris, che gli era molto amico, era partita la proposta
di una sua candidatura al Nobel.
Ci
sono altri testi della sua eredità intellettuale che andranno ripresi
e ridiscussi (Il Mediterraneo e l’Europa, L’altra Venezia, I
signori della guerra, Mondo ex e tempo del dopo), insieme a centinaia
di pagine (articoli, racconti, interventi e prefazioni). Molti,
compresa la sottoscritta, debbono alla sua generosità la scoperta di
passi meno noti di una letteratura di cui poteva dire: “Forse tutta
l’ho letta solo io!” E alludeva ai tomi delle Migrazioni di
Crnjanski…
In
un’intervista che gli ha fatto Mladen Pleše un anno fa, nella casa
di cura dove era ricoverato, Predrag diceva: “Dato che non posso
leggere, ascolto la radio per giornate intere. La mattina presto sento
Radio Vaticana in croato. La seguo con soddisfazione, perché sostiene
la politica di papa Francesco. Mi fa particolarmente piacere, perché
papa Francesco e io abbiamo posizioni quasi identiche su molte
questioni, lui come religioso, io come laico”.
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