I BETILI a TAMULI  

Betili2piccolo.jpg (13619 byte) A Tamùli anche una sola visita è sufficiente per sentirsi completamente presi dalla maestosità del luogo e delle rovine, che ci auguriamo possano essere al più presto oggetto di un intervento conservativo e, soprattutto una efficace protezione, in attesa di un restauro che valga  a restituire, se non altro la memoria visiva di questa impressionante documentazione. Diciamo subito, a proposito dei Betili, della capacità tecnica che questi artefici esprimevano nel lavorare la pietra, la stessa abilità necessaria nel realizzare gli attributi femminili, le mammelle, che significa far nascere, rispettare, concludere, le 'bozze' emergenti, le parti in aggetto, lavorando nell'intorno in un approfondimento di circa 10 cm, per poter avere l'opera finita nella perfezione classica del suo volume essenziale, esprimente il suo significato sacro.
Nell'esaminare la tipologia delle tombe dei giganti, si  osserva come un breve tratto delle fiancate del corridoio e la sua parete di fondo sono costituite e congiunte da un unico blocco semitroncoconico, di cui resta a vista la parte cava: uno di tali conci era ancora in opera a metà del secolo scorso nella Tomba di Tamùli e un altro giace ancora nei pressi della tomba di Su Ederosu" e ricordava anche i betili.

Per giungere a “Sas Perdas Marmuradas”, in regione Tamuli, bisogna percorrere la strada provinciale che da Macomer porta a Santu Lussurgiu, bivio per il monte di Sant’Antonio e, a circa 1 Km strada di penetrazione agraria.  
 
 

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