Favorevoli all'intervento italiano

I settimanali cattolici e l'intervento italiano in Afghanistan

Contrari all'intervento itaiano

Settimanali che non si pronunciano

 

 

La Valsusa di Susa (8/11/01), nell'editoriale "Siamo in guerra " firmato d.e., assume una posizione chiara in favore di questa guerra e, conseguentemente, dell'intervento italiano. "Il terrorismo islamico (…) ha una pericolosità di cui forse non riusciamo ancora a cogliere tutta la portata. E Bin Laden è lì, nascosto, protetto in Afghanistan. Si va dunque in guerra per obbligare questo paese ad arrendersi, Bin Laden a venire fuori". "Noi, che non siamo mai stati e non lo saremo mai dei guerrafondai, noi che crediamo nelle ragioni più alte e nobili del vero pacifismo, - prosegue l'articolo - noi oggi riteniamo giusto partecipare a questa guerra. Un Paese deve saper fare delle scelte." L'editoriale conclude affermando che l'America "anche con Bin Laden non ha la coscienza tutta a posto. Però il problema non è questo. Il problema è da che parte si sta. Tertium non datur. (...)".

 

Il nuovo Torrazzo di Crema (10/11/01) esprime il suo giudizio favorevole all'intervento americano e a quello italiano nell'articolo "Il Parlamento si compatta. Legittima difesa contro il terrorismo internazionale" a firma gizeta, e lo motiva eliminando la parola guerra nell'analisi del conflitto. Prende spunto da un commento di Andreotti - "Non eleviamo i terroristi al rango di combattenti. E chiamiamo l'attacco in corso un'azione di polizia internazionale" - per affermare che il 7 novembre è stata "una scelta difficile quella dell'Italia, ma coerente con le proprie alleanze (la Nato). (…) Partecipare a una azione di polizia internazionale di questo tipo scuote le coscienze e soprattutto quelle cristiane. Nessuno di noi vuole e ama la guerra e la scelta del Parlamento può essere accettata so, e sottolineo solo, nella logica della difesa, come del resto recita la Costituzione". "Negare a tutti i costi l'uso della forza significherebbe sconfessare, ad esempio, la resistenza al Fascismo e al Nazismo e l'intervento degli alleati in Europa 60 anni fa. La difesa è un diritto". Dopo queste premesse l'articolo può concludere che "il credente (…) può accettare un'azione di difesa attiva e preventiva (…) preludio a un diverso ordine del mondo. Un mondo più giusto".

 

Agire di Salerno (10/11/01), nell'articolo senza firma "Meglio tardi che mai", evita qualsiasi giudizio sullo svolgimento del conflitto e approva la scelta dell'Italia in chiave europeista. Saluta con "vivo fervore" che i nostri partner europei abbiano rivisto la loro posizione ammettendo l'Italia - "che può giustamente compiacersi" - al vertice sul conflitto. "All'Italia il compito di non tirarsi fuori da tale impegno e di non sentirsi soddisfatta solo perché è stata presente al vertice di Londra e partecipa alla guerra. Sarebbe invece più esaltante per noi promuovere un'azione diplomatica, sotto l'egida dell'Onu, per trovare una soluzione equa al problema afghano".

 

Il Ponte di Rimini (11/11/91) nell'editoriale di Giovanni Tonelli dal titolo "Mi tocca, mi tocca" distingue tra il consenso all'intervento americano e quello italiano, che "ci tocca", esprimendo qualche dubbio sullo svolgimento del conflitto. Afferma che "ci si è trovati tutti d'accordo con il diritto degli Stati Uniti ad agire in propria difesa (...). Ma riconoscere il diritto alla difesa non comporta in nessun modo l'approvazione di un uso illimitato della forza". L'Italia invece che usare la sua diplomazia e il lavoro di intelligence, "vere e naturali armi di lotta al terrorismo, si sta infognando in un conflitto, sul quale gli stessi americani iniziano a mostrarsi dubbiosi". ma - conclude - da oggi in poi i conflitti non saranno più regionali ma mondiali. "nessuno potrà più chiamarsi fuori e dire a me non tocca".

 

Luce di Varese (11/11/01) sostiene la decisione del Parlamento italiano nell'articolo di Beppe Del Colle "Il nostro impegno per una pace con giustizia". Afferma che "tenere fede ai patti è una virtù" e l'Italia è in guerra, "tecnicamente parlando, in obbedienza ad un articolo del trattato NATO" a sostegno di uno dei suoi membri "sottoposto ad un attacco armato esterno". "Se, come ha detto Rutelli (...) non esiste oggi terza via tra democrazia e terrorismo", l'Italia, "parte di un sistema di difesa che non può concedere a nessuno riserve di neutralità", deve fare la sua parte e "contribuire all'uscita dalla crisi, agendo dentro e fuori dall'alleanza con gli strumenti classici della politica e della diplomazia".

 

Altri settimanali diocesani si sono affidati allo stesso articolo di Francesco Bonini, pubblicato con titoli diversi, per esprimere un sostegno al coinvolgimento dell'Italia, al pari di Turchia e Giappone, nel conflitto promosso dagli Stati Uniti. "L'allargamento della partecipazione è un dato significativo in ordine all'obbiettivo dell'intera operazione 'libertà duratura': un assetto delle relazioni internazionali e della governance mondiale ispirato ai principi della pace, della giustizia e della cooperazione". "(...)La vasta operazione potrebbe rappresentare quel solido punto di partenza per un complesso processo di ricostruzione e di sviluppo a livello mondiale, che, oltre alla risposta agli attentati terroristici, legittima di fronte agli occhi delle opinioni pubbliche l'intervento militare. Questo evidentemente deve assolutamente essere circoscritto, proporzionato ed efficace".

L'articolo di Bonini è apparso su: Il Nuovo Amico di Pesaro (11/11/01), La Vita Cattolica di Udine (10/11/01), Corriere della Valle D'Aosta (8/11/01), Il Piccolo di Faenza (9/11/01), La Voce di Perugia (9/11/01), La Difesa del Popolo  di Padova (11/11/01), La Voce del Popolo di Brescia (9/11/10) e Il Popolo di Pordenone (11711/01).