Manifesto per la concordia e la pace |
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Nessun essere umano è un’isola, per cui non domandare per chi
suona la campana. La campana suona per ciascuno, per ciascuna, per tutta
l’umanità. Se grandi sono le tenebre che scendono sui nostri spiriti,
più grande ancora è la nostra ansia di luce.
Assistiamo da giorni, con stupore e indignazione, all’irrompere
della demenza umana. Non lasciamo che tale demenza abbia l’ultima
parola.
La massima e l’ultima parola che grida in noi e ci unisce a
tutta l’umanità è per la solidarietà e la compassione per le
vittime, è per la pace e il buon senso nelle relazioni internazionali.
Le tragedie ci danno la dimensione della inumanità di cui siamo
capaci. Ma lasciano anche venire in superficie l’autentica umanità
che abita in noi, al di là delle differenze di razza, di ideologia e di
religione. E questa umanità in noi fasi che insieme piangiamo, insieme
ci asciughiamo le lacrime, insieme preghiamo, insieme cerchiamo la
giustizia, insieme costruiamo la pace e insieme rinunciamo alla
vendetta.
La saggezza dei popoli e la voce del nostro cuore lo
testimoniano: non è il terrorismo che vince il terrorismo, né è
l’odio che vince l’odio. E’ l’amore che vince l’odio. E’ il
dialogo instancabile, la negoziazione aperta e l’accordo giusto che
tolgono le basi a qualunque terrorismo e fondano la pace.
La tragedia che ci ha colpito nel più profondo del nostro cuore
ci invita a ripensare le sfide delle politiche mondiali, il senso della
globalizzazione dominante, la definizione del futuro dell’umanità e
la salvaguardia della Casa Comune, la Terra. Il tempo stringe. Questa
volta non ci sarà un’arca di Noè a salvare alcuni e a lasciar morire
gli altri. Dobbiamo salvarci tutti la comunità di vita di umani e non
umani. Per questo dobbiamo abolire la parola nemico. E’ la paura che
crea il nemico. Ed esorcizziamo la paura quando facciamo del distante un
vicino e del vicino un fratello e una sorella. Allontaniamo la paura e
il nemico quando cominciamo a dialogare, a conoscerci, ad accettarci, a
rispettarci, ad amarci: in una parola, a prenderci cura di noi.
A prenderci cura delle nostre forme di convivenza nella pace,
nella solidarietà e nella giustizia. A prenderci cura del nostro
ambiente perché sia un ambiente completo in cui sia possibile la
convivenza tra diversi. A prenderci cura della nostra amata e generosa
Madre Terra. Se ci
prendiamo cura di noi come fratelli e sorelle scompaiono le cause della
paura. Nessuno ha bisogno di minacciare nessun altro. Possiamo volare
nei nostri aerei senza paura che si trasformino in bombe per distruggere
edifici e decimare vite.
Che l’11 settembre del 2001 sia ricordato meno come il giorno
della tragedia americana e mondiale e più come il giorno della grande
trasformazione nella coscienza dell’umanità, verso relazioni più
inclusive tra tutti, in direzione di una maggiore compassione e
solidarietà tra gli esseri viventi, umani e non umani, nel cammino del
rispetto riverente di fronte alla vita, dell’impegno per la giustizia,
la responsabilità e la pace, nella gioiosa celebrazione
dell’esistenza. Ognuno è chiamato a collocare il suo mattone nella
costruzione di questo santuario della pace, della benevolenza e della
cooperazione mondiale e planetaria. Che lo Spirito Creatore che ci abita
e che guida misteriosamente i cammini della storia ci accompagni con la
sua luce e il suo calore per realizzare tali propositi collettivi e
umanitari. Amen. Così sia. di
Leonardo Boff
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