I flauti.

Il flauto è uno fra i più antichi strumenti musicali. Le sue origini risalgono ai primordi della vita umana e si perdono nel tempo, in un velo di leggenda e di poesia.

          Riesce assolutamente impossibile determinare un’epoca sulla sua prima apparizione, tanto meno se ne possono precisare le fonti di invenzione, che spesso erano attribuite alle divinità più disparate, o, comunque, a esseri soprannaturali. Si può soltanto asserire, con una certa sicurezza, che a concepire i primi rudimentali esemplari del genere siano stati gli antichi pastori, i quali più degli altri uomini primitivi a contatto delle varie manifestazioni della natura (stormire di fronde, sibili del vento, canti di uccelli, ecc.) sentirono destarsi nel loro animo l’istinto musicale e quindi il bisogno di riprodurre i suoni a loro talento e volontà. Di qui la costruzione dei primi zufoli con le canne, il bambù ecc.

          Tutti i popoli di antica civiltà hanno conosciuto e adottato tipi di strumenti a fiato simili o affini all’odierno Flauto. Ciò è dimostrato da bassorilievi, antiche sculture, incisioni murali, opere d’arte di ogni genere, di epoche e popoli i più remoti, di cui ancora oggi si conservano le vestigia.

          Tipi di flauti diritti e traversi, che si suonavano cioè in direzione del proprio asse o tenuti in posizione trasversale, furono usati dagli antichi Cinesi (“Jo” e “Tsche”); dagli Egizi (“Mem” e “Sebi”); dagli Indiani (Suffarah). Gli Ebrei ebbero il “Nekabim” o lo “Halil” specie di piffero piccolo; i Persiani il “Ney”. Gli Assiri, i Fenici, i Caldei, i Babilonesi adottarono per la loro musica specie di flauti, traversi e diritti, che propagarono presso i popoli occidentali.

          Anche fra gli antichi abitatori del Continente Americano, di civiltà millenaria, erano in uso strumenti che possiamo senz’altro definire della specie dei flauti.

          Fra gli antenati del flauto, si possono catalogare la “Sambuca”, specie di zufolo, così detto perché costruito con i rami del sambuco, e il “Sùbulo” degli Etruschi, di canna, per cui i suonatori di esso venivano chiamati “subuloni”.

          Il flauto è una categoria di strumenti a cui viene ricondotta una notevole varietà di tipi, distinguibili a seconda delle diverse caratteristiche di utilizzo o di materiale. In età medievale era costituito da un pezzo unico tornito –ricavato da canna, legno o corno- e veniva suonato mediante l’immissione di un flusso d’aria contro il bordo affilato di uno spigolo o attraverso l’adattamento delle stesse labbra del suonatore allo strumento, in modo da fornire un flusso d’aria lineare.

          A parte l’aspetto estetico, che non influisce sul suono, il fattore fondamentale di differenziazione tra i vari modelli di flauto è la forma della cameratura ; cioè il rapporto tra il diametro interno e la lunghezza e l’andamento della conicità.

         Sulle funzioni come sul possibile modo di suonare certi flauti-fischietti preistorici di osso animale o di scorza non possiamo che affidarci alla fantasia nonché ai pochi resti di strumenti incompleti o molto rovinati: richiamo da caccia, imitatore di uccelli, gioco di evocazione dell’animale cacciato, strumento religioso, mezzo consapevole di “creazione” poetica. Del flauto primitivo si è detto di tutto.

          Si può affermare comunque che già da epoche remotissime si distinsero nell’uso le varie tecniche di emissione che fanno la storia dello strumento:

          Vaso fischiatore: derivato da un grande osso animale, è un corpo vuoto con un solo foro smussato che può essere avvicinato alle labbra da diverse angolazioni. Flauti di canna a beccoContinua con i tipi di terracotta anche con fori. Sopravvive nelle ocarine della musica popolare.

          Flauto a Becco: ricavato forse da un osso lungo intaccato e forato ad una delle estremità a formare un canale in cui indirizzare il fiato perché si rompa sull’ugnatura (bordo affilato del foro d’insufflazione). Si può farlo risalire al Magdaleniano (14.000/9.500 A.C.). Universalmente diffuso semplifica di molto la produzione del suono. Tale principio consente di suonare due strumenti contemporaneamente; da ciò deriva l’idea dell’organo che meccanizza l’insufflazione. Il doppio flauto, tipico della tradizione pastorale centro-meridionale, viene suonato e costruito ancora dagli zampognari, cosa del tutto logica in quanto è adoperato con lo stesso criterio di risonanza delle canne del canto della zampogna italiana.Si tratta di una coppia di flauti di legno o di canna, che vengono tenuti contemporaneamente in bocca, e da questa sorretti, mentre le mani agiscono ciascuna sul rispettivo flauto.

          Flauto dritto: fin dal III° millennio è attestato da documenti certi, ma probabilmente è riconoscibile in qualsiasi osso tagliato con un bordo netto (e fondo chiuso); la sua emissione incerta e “soffiata”(come suonare in una bottiglia) lo rende molto delicato ma è comunque diffuso in tutti i continenti anche al presente.Flauto di Pan

          Flauto di Pan (Siringa): insieme di più flauti dritti di diversi “tagli” uniti in una fila ordinata o ricavati in un unico blocco di terracotta. La disposizione, il numero, i rapporti tra i suoni delle varie canne, danno importanti testimonianze sulle scale e quindi sulle tecniche musicali dei popoli che lo usarono e lo usano tuttora. Appare in Cina nel III° millennio A.C., in Grecia verso il 600 A.C. e successivamente in Egitto.

          Flauto obliquo: si è confuso a lungo con il flauto traverso per il modo in cui è rappresentato: l’esecutore lo tiene inclinato verso il basso cercando di raggiungere i lontani fori che si trovano in fondo; è un tubo molto lungo con la testa aperta e smussata, vi si soffia obliquamente con molto spreco di fiato e pochissima pressione, i suoni sono ovviamente molto flebili, “velati” e indistinti. Vi sono documenti egiziani del III° sec. A.C. che lo ritraggono ed è oggi suonato in Oriente, Africa e America Latina, spesso cantandovi dentro mentre si suona.

          Flauto ad Intaccatura: variante del flauto dritto ha però l’ugnatura ricavata in un’intaccatura triangolare sul bordo del tubo: coprendo quasi tutta l’apertura si indirizza il fiato verso tale intaccatura. E’ attualmente in uso in Africa centrale, America Latina, Estremo Oriente. Chiamato “Qena” è lo strumento tipico della tradizione peruviana.

          Flauto Traverso: tenuto orizzontalmente sotto il mento, l’ugnatura del foro è parallela al labbro, l’estremità superiore è tappata. Probabilmente è uno degli ultimi ad essere stato inventato. Oscure tracce lo farebbero risalire in Cina al IX sec. A.C., più sicura è la sua attestazione nel III° sec. D.C..

 

          Tutti questi tipi di strumento (ovviamente tranne la siringa) sono stati forniti di fori di diteggiatura fin dai tempi più antichi; si poteva forse intervenire anche chiudendo la canna all’estremità al lato dell’imboccatura e far suonare i flauti aperti (obliquo ed a intaccatura?) come tubi chiusi.

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