LA LIRA CALABRA

 

La Lira cosiddetta “calabra” fa parte di una famiglia di cordofoni ad arco, che sembra essere la più antica e con caratteristiche più arcaiche.

Strumenti di questa famiglia sono tuttora in uso nei paesi balcanici dall’Istria fino alla Grecia insulare e alla Turchia.

La Lira sopravvissuta in Calabria documenta i rapporti con l’oriente greco, un tempo molto più stretti per via delle ben note migrazioni (l’ultima quella degli Albanesi nel secolo XV) e per i rapporti commerciali via mare.

Le somiglianze delle Lire trovate in Calabria con quelle di Creta sono sorprendenti, ma mentre a Creta lo strumento gode di una certa popolarità, nonostante il suo ruolo tenda ad essere insidiato dalla diffusione del Violino moderno, in Calabria la Lira non è quasi più usata.

L’uso dello strumento è attestato in Calabria nel corso degli ultimi due secoli: strumenti abbastanza vecchi sono conservati nei musei di Palmi e Nicotera ed una a Roma (Museo delle tradizioni popolari).

Le sue caratteristiche principali sono quelle di essere scavata in un blocco unico di legno e di non avere tastiera sotto le tre corde di budello, sì che si deve utilizzare la tecnica delle unghie tangenti lateralmente la o le corde mentre lo strumento viene suonato sempre “a gamba” poggiandolo su un ginocchio.Spessissimo si suonano più corde simultaneamente per realizzare le tipiche melodie con appoggio di bordoni in funzione di sostegno armonico, rinforzo dei suoni, arricchimento timbrico e funzione ritmica.

L’archetto, fatto di un ramo flessibile e da un ciuffo abbondante di crini piuttosto allentati, tocca sempre tutte le corde insieme e si conduce con la mano a palmo semi-aperto rivolto verso l’alto.

L’anima, in canna, poggia sotto il piede destro del ponte a suo diretto contatto, talora legato ad esso con dello spago.

Si conoscono tre diverse taglie di Lira in Calabria : Soprana ; Contralta ; “’ntronata” , costruite con ogni tipo di legno: Olivo, Pioppo, Abete, Sorbo, Sambuco, Ciliegio, Pero.

Strumenti musicali ad arco senza tastiera sono stati segnalati nell’iconografia medievale in Italia, Francia e Germania.

Si può ipotizzare che alcuni secoli fa, strumenti simili fossero diffusi in altre regioni italiane esposte al contatto frequente col mondo balcanico e greco, come la Basilicata, la Puglia e la Sicilia.

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