Cronaca di una favola.

30/06/00 – 01/07/00: “LA FESTA DELLA MADONNA DEL POLLINO”.

 

 

          Partenza da Roma e viaggio abbastanza liscio. Cinque ore e mezza ed alle 11 del 30 Giugno siamo sulla piazzetta di fianco al Municipio di Terranova del Pollino. Paesino montano dove apparentemente non c’è nulla al di fuori dei sei o sette bar, dove sostano vecchi e giovani.

Cantata sulla zampogna

          Facce semplici, rugose e abbronzate dal sole che qui sembra picchiare forte e sulla stessa piazza arriva ogni tanto qualcuno che sembra saper dove andare.

Ci troviamo qui su invito di Pino Salamone, costruttore e suonatore di zampogna (cui non piacciono le ance di plastica)che abbiamo conosciuto a Gennaio al VII° Festival della Zampogna di Maranola.

       Dopo un po’ Pino ci viene a prendere e ci porta a casa sua. Sembra il santuario della zampogna... ciaramelle un po’ dappertutto, libri sul mobile, canne messe in un angolo a stagionare, sotto le scale zampogne d’ogni tipo appese al muro.

        La stanza non è molto grande, ma l’accoglienza lo è. Pino ci mette subito a nostro agio, ci offre del vino e comincia a suonare la zampogna. L’atmosfera si scalda, il suono dei bordoni penetra ogni fibra, si schiariscono gli occhi, gli sguardi s’incrociano e ci si sorride. Chi lo sa che troveremo su in montagna, alla Cappella della Madonna del Pollino?

         Arriva Domenico, il percussionista, con la sua cordialità infinita. Prende il tamburello e comincia a suonare.

         Momenti emozionanti di un’indescrivibile felicità. Si pranza e si fa un giro per il paese, o meglio per i bar del paese, ci presentano altre persone, altri ragazzi come Carmine, il figlio di Pino con la sua simpatia dirompente.

         Penso tra me e me: ” devo registrare i suoni, devo fotografare queste facce, questi sorrisi, vorrei suonare, ma io non centro nulla con loro. Questo è un mondo che non mi appartiene, anche se sono tutti molto ospitali e gentilissimi, io qui sono un corpo estraneo.

         Che faremo su in montagna ?

         Si decide di andare su. Ci si organizza con i posti in macchina (mi assicurano che una volta si saliva con gli asini).Pino va a prendere il padre, un anziano suonatore di Surdulina famoso in tutta la zona.

        La strada sembra non finire più, buche, sassi, avvallamenti, strettoie, curve.

        Ad un certo punto mi dicono “siamo arrivati”. Eravamo arrivati in ogni caso, perché c’incastravamo incastrati con altre automobili e trattori in senso inverso, in cerca di “parcheggio”.

         Scarichiamo gli zaini e dopo un po’ di peripezie riesco a lasciare la macchina. C’inoltriamo in quella che dovrebbe essere la festa, il cielo si comincia ad annuvolare, ma ci siamo, siamo arrivati !

       Passiamo tra parecchie bancarelle che vendono un po’ di tutto, poste sull’ultimo tratto della strada. “ Mah! La solita festa di paese”, penso.

        Ma ad un tratto comincio a vedere tende da tutte le parti, fuochi, odore di terra bagnata, di fumo, di carne alla brace (mi assicurano che si tratta di pecora) ma …. che meraviglia …. il suono della zampogna proviene in lontananza, ma da ogni parte! Qualche organetto. Ci addentriamo per trovare il posto per accamparci. Tamburelli frenetici…. In qualsiasi posto ci fermiamo, ci offrono del vino e ci trattano come se ci conoscessimo da sempre.

         Troviamo il posto, ci presentano tantissime persone. Sembrano tanti fratelli, mangiano, bevono, suonano, sorridono, scherzano, sono tutti felici. Pino comincia a suonare di nuovo la zampogna.Suonatore di zampogna

        Nel frattempo arriva Gaetano … mai visto prima … ci monta le tende vedendoci impacciati. Il vino proviene da ogni dove. Mi sembrano tutti inebriati e felici, e così bevo per sentirmi con loro, con le loro tradizioni bellissime, con i loro suoni, e i loro modi di socializzare tra esseri umani, modi che ho sempre sognato, ma mai trovato in nessun luogo.

         Siamo nella festa …. qui nessuno è più bravo, nessuno pensa a se stesso, qui si è tutti fratelli, ci si aiuta in ogni cosa, si divide tutto, dal cibo al vino agli strumenti musicali.

         E’ strano, ma ci sentiamo parte di loro, e così cominciamo a suonare. La comunicazione tra persone è ai massimi livelli … di nuovo momenti di emozione. Mi soffermo ad osservare e ad ascoltare uno zampognaro che suona una quattro palmi e mezzo, si chiama Salvatore. La tarantella comincia ad avere ritmi serratissimi, alcuni anziani ballano, l’energia esplode e le “sonate” terminano tra grida, applausi, fischi ed euforia. In questi attimi nessuno dimentica il ringraziamento, e così parte la “Serenata alla Madonna del Pollino”… ci si muove, dove si va ?… Finalmente scopro dov’è la Cappella della Madonna… si entra suonando …. si suona …. si balla …. nella Cappella …. in un luogo Sacro…la Serenata ….

         E’ buio, ma la festa continua, e continuerà per tutta la notte, così come la pecora continuerà ad arrostire ininterrottamente sulle decine e decine di fuochi notturni ed il vino ad essere tracannato. Bisogna bere subito perché i bicchieri sono finiti e quei pochi sopravvissuti servono per tutti. Con le bottiglie vuote ci si suona …. con la “chiave d’ù maazzeno”.

        Siamo fradici per l’umidità, le nuvole ci avvolgono, ma il ritmo incalza, interrotto soltanto per pochi istanti, per accordare le zampogne, per scambiarsi gli organetti, i tamburelli e le “totarelle”.

         I vecchi vegliano nella Cappella.

         Arriva la processione con la fiaccolata, e ci si sposta tutti ad accoglierla con la “Serenata alla Madonna” che durerà circa mezz’ora di seguito…Momenti di commozione, ma il ritmo riprende. Oramai è l’alba…sulla montagna in festa…si fa colazione con vino, pane, pecora, “molognane” e bollito di pecora, ma la musica non s’interrompe, c’è la sveglia al suono di zampogna per quei pochi che si sono ritirati in tenda.

         Sì ricomincia….E’ il secondo giorno, ma vorrei che non finisse più. Verso le 16 si richiudono le tende, mi assicurano che ci si sposta alla fonte, poco più a valle. Arriviamo alla fonte. Si rimontano le tende, e si ricomincia. Si riaccendono i fuochi, la pecora si cuoce, e il vino non finisce mai, come la musica, come gli urli, come i balli.suonatore di zampogna

         Si fa buio di nuovo, e la gente comincia ad andare via. Rimaniamo in pochi ma si continua a suonare fino a notte fonda. Breve dormita, e all’alba sveglia al suono dell’organetto. Si smonta e ci si sposta in paese. Colazione a casa di Pino, con soffritto, soppressata, vino, formaggio e liquore alle fragolette di bosco, naturalmente tutto accompagnato dal suono della zampogna di Pino.

         Si avvicina l’ora di andare, ed è il momento dei saluti, degli abbracci. Ci assale la malinconia ma ci rendiamo conto dei momenti di intensissima gioia liberata che non dimenticheremo mai più!

         Quei suoni, quelle facce, quelle sensazioni, quelle mani rese rudi e callose dal lavoro che si muovevano sui chanter delle zampogne, quegli occhi con lo sguardo fisso estasiato e felice dei suonatori, quegli odori, quei sapori, quelle montagne ……quei fratelli!

        Nella speranza di rivederci presto, la mia macchina comincia a muoversi …. ad andare …. al suono di zampogna…

 

 

Grazie di cuore a: Pino Salamone e famiglia, Domenico Miraglia, Gaetano, Lorenzo e Antonietta, Gianni, Salvatore, Leonardo 1, Leonardo 2, Alberico e la sua consorte di Matera, Terranova di Pollino e tutti quelli di cui non ricordo i nomi, la Madonna del Pollino, il gruppo della “Totarella”, i vecchi portatori della tradizione….

 

Alessandro Mazziotti

E-mail:  alex.maz@tiscalinet.it

 


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