La madonna nera.

a cura di Enzo Morganti

La Madonna di Montevergine

Il 12 settembre ricorre un importantissimo appuntamento nelle feste popolari legate ai culti mariani nella Campania: la Madonna di Montevergine.

Anche quest'anno si è tenuto questo evento che, come in tutte le feste tradizionali, non si ripete mai uguale a se stesso ma è, di anno in anno, più o meno bello, più o meno partecipato, ma sempre emozionante.

Una delle caratteristiche della festa è il suo raddoppio durante l'anno poichè apre, durante la ricorrenza della Candelora, il 2 Febbraio, e chiude, il 12 Settembre, la serie delle Tammurriate che ricordiamo, si svolgono solo in alcune zone della Campania: l'avellinese, il napoletano ed il salernitano.

Per arrivare al santuario si consiglia di prendere l'autostrada che da Roma si reca a Napoli e successivamente seguire le indicazioni per Avellino sul cui tratto di autostrada sono ben visibili le indicazioni per Montevergine, dopo essere usciti dal casello bisogna proseguire per Ospedaletto d'Alpinolo, ultimo paese che precede il santuario e che funge, da tempo immemore come è possibile notare dalla toponomastica, da luogo d'accoglienza per tutte quelle persone che arrivano la sera precedente la festa e quì attendono la mattina per effettuare la "sagljuta" alla Madonna, su in montagna, ingannando l'attesa con canti e balli che vengono spesso effettuati nel giardino comunale od organizzati dal comune stesso, quest'anno era presente la paranza di Somma Vesuviana; al mattino, dopo aver preso posto, ancora oggi, su carri coloratissimi trainati da buoi o da cavalli iniziano l'ascesa cantando sul ritmo dei tamburi la Marcello Colasurdorichiesta di grazie alla Vergine fino ad arrivare al convento.

La tradizione dice questo, ma stavolta i carri non sono venuti, in compenso è tornata la Paranza guidata da uno dei pezzi da novanta del canto popolare campano: Marcello Colasurdo che dopo una delle sue ultime fatiche, il CD intitolato "E manco 'o sole ce 'a sponta" si è divertito insieme a noi, cantando e ballando, nell'attesa di poter completare la salita alla Madonna e poterle così rendere omaggio.

Il Santuario oggi esistente non è molto antico visto che l'edificio più datato è del XVIII secolo, costruito, probabilmente, su di un'antica cappella preesistente, la cappella, oggi collocata dietro l'abside della chiesa odierna e rialzata rispetto al piazzale di numerosi gradini, è di forme Neogotiche, mentre la chiesa è un esempio di architettura tardo fascista con un mosaico absidale che richiama nei modi il mosaico di quell'epoca che si trova nell'aula Magna del Rettorato dell'Università della Sapienza di Roma; bellissimo quindi il contrasto tra la pala d'altare della Madonna, posta sull'altare principale, databile attorno al XIV sec., sicuramente di un periodo successivo alla rivoluzione prospettica giottesca, da cui spicca il volto bizantineggiante di Maria, scura nella coloritura del volto, sicuramente precedente alla pala stessa e quello che oggi definiremmo "paccage", ossia la chiesa principale moderna.

La Madonna è detta, proprio per le sue caratteristiche di incarnato, "'a Maronna nera Mamma schiavona", ossia è definita madre di tutti gli schiavi siano essi di qualcuno o di quella terra che come reca una canzone "sgrava solo catene, solo catene alla fatica, alla fatica de mill'anni e mille de sudore" (Oje Maronna fance chiovere), mentre una tammurriata la definisce la più bella tra le sette Madonne campane ed, a questo punto, la più cara ai contadini.Le tammurriate davanti al convento

Dopo qualche tempo, ricevuto il permesso dei frati che reggono il convento, sensibili alle tradizioni popolari del luogo, a differenza di altri esempi, tutta la Paranza seguita da noi, stranieri e non, salendo gradino per gradino, mentre la cantata di Marcello sale al cielo cercando grazie, arriva all'interno dell'antico sagrato, l'impressione è tanta ed è destinata ad aumentare visto che dopo aver ridisceso i gradini, attendiamo tutti quanti insieme, sempre cantando e ballando, di poter accedere tra una messa e l'altra, all'interno della chiesa maggiore.

Il pathos è enorme, la gente esce dalla chiesa ed il gruppo formato dalle due Paranze, quella di Marcello e quella che definirei oramai romana, si accalcano per attraversare la porta in alluminio, aperta a metà, dell'ingresso principale della chiesa, mentre la musica dei sonagli scossi delle tammorre, che per accordi precedenti con i frati non possono essere percosse, si unisce allo spegnersi di quella dell'organo che tace dopo il nostro ingresso mentre si innalza il canto degli oranti che intessono le lodi della loro Signora Protettrice, chiedono e ringraziano e dopo, alla fine, mentre si ritirano senza mai dare le spalle, le mani fremono e contravvenendo alle regole prefissate, inziano a picchiare sui tamburi lanciandosi in una "Madonna delle grazie" da brivido.

 

 

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