Le invenzioni


Suonatore di flauto Manzetti si occupava di acustica, d'idraulica, di elettricità, di meccanica, di astronomia e la sua prima importante invenzione, realizzata intorno agli anni 1848-49, fu il "suonatore di flauto" (vedi figure a lato), una sorta di moderno robot in grado di suonare tale strumento a fiato.
L'automa (che era composto da almeno cinquecento congegni meccanici!) assomigliava ad un uomo vero e la sua struttura era composta da ferro, acciaio e pelle di camoscio. Aveva una maschera e due occhi di porcellana. Una parte delle componenti essenziali dell'automa era costruita con un particolare tipo di plastica realizzata anch'essa da Manzetti.

L'automa muoveva le braccia, si levava il cappello, salutava con voce simile a quella umana e pronunciava alcune parole. Per mezzo dell'aria compressa che veniva immessa nel flauto (in ebano) a colpi di lingua, il robot poteva suonare qualsiasi brano musicale grazie al flauto di cui era dotato.

Il macchinario funzionava con una carica simile a quella degli orologi e, in un primo tempo, era in grado di suonare dodici arie diverse.

In guisa delle pianole meccaniche, il movimento dell'automa si modulava su un programma registrato meccanicamente su un cilindro (una sorta di moderno microchip i cui circuiti erano rappresentati da piccoli fili di metallo). Con una successiva opera di perfezionamento, Manzetti riuscì a far eseguire al suo automa qualsiasi motivo musicale, mediante il collegamento diretto della tastiera di un organo (che così veniva resa muta) alle dita dell'automa.

Senza dubbio l'automa di Manzetti aveva superato qualitativamente quelli che erano stati inventati in precedenza.Tra di essi ricordiamo "l'uomo artificiale" (un suonatore di flauto meccanico) presentato il 9 agosto 1741 da Jacques de Vaucanson (1709-1782). L'invenzione di Manzetti si inserì in un contesto caratterizzato da diverse sperimentazioni volte a simulare l'apparato fonatorio umano.

Oltre a Vaucanson, infatti, a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento diversi uomini di scienza si impegnarono in tali ricerche, ma per raggiungere dei risultati soddisfacenti si dovette attendere fino al 1937, allorché Dudley riuscì a creare un modello realistico dell'apparato di fonazione dell'uomo. Suonatore di flauto, seduto

Questo è importante per capire fin da subito l'importanza rivestita dall'automa nell'opera di Manzetti; la sua costruzione infatti stimolò l'inventore in maniera decisiva ad approfondire le ricerche sulla trasmissione del suono a distanza, ciò che lo portò in seguito a realizzare la sua creazione più importante: il telefono. In pratica l'automa deve essere visto come un mezzo il cui perfezionamento indusse consequenzialmente Manzetti - nel tentativo di far parlare il suo uomo artificiale - ad interessarsi al fenomeno della comunicazione vocale a distanza.
Manzetti non era salito agli onori della cronaca soltanto per l'automa. Si veda, infatti, come le pagine del giornale politico, amministrativo e agricolo "Le Vald&ocirctain" di Aosta si esprimevano il 6 marzo 1891 in merito ad una curiosa invenzione del genio valdostano: il carro automovibile.

Una invenzione valdostana: I giornali di Parigi ci informano che l'ingegner Serpollet ha creato una vettura "phaéton" a vapore. Il veicolo è capace di trasportare da sei a otto persone. Ecco le informazioni che ci vengono fornite sulla macchina che fa muovere la vettura. Il generatore è collocato posteriormente tra due serbatoi di carbone. Il camino è riverso. Il peso totale della vettura è di 1250 chili. La macchina è a due cilindri. La sua forza di quattro cavalli e la sua velocità di 25 chilometri all'ora, ecc... Ci si meraviglia, si porta agli onori l'opera dell'ingegner Serpollet, come una invenzione recente, l'ultima parola del perfezionamento nell'applicazione del vapore come agente di locomotiva e non si sa che in una cittadina sperduta nelle pieghe delle Alpi, un geometra umile, sconosciuto e ignorato ha fatto correre una prima vettura a vapore 25 o 30 anni prima di quella dell'inventore parigino? manzetti.jpg (2100 byte)Questa città è Aosta, il creatore sconosciuto è Innocenzo Manzetti. Noi stessi abbiamo visto il veicolo a vapore creato dall'inventore del telefono. L'abbiamo visto nel 1864 percorrere la strada dei Capucins e il cammino lungo le mura romane. Era una specie di furgone. La macchina precedeva la panchetta dove due persone si trovavano comodamente sedute. Il camino era alto e sebbene situato di fronte ai viaggiatori non li scomodava affatto. Il vapore si proiettava in un pistone situato sotto la caldaia; il pistone faceva muovere la biella in comunicazione con le ruote anteriori e la vettura si muoveva. Era semplice, era primitiva, ma l'idea era conosciuta, è andata avanti, si è perfezionata nell'atelier dell'ingegner Serpollet, che ora si prende tutto il merito.

Perché Manzetti non ha sollecitato il brevetto d'invenzione? Mistero! Si sa, ha lasciato seppellire con lui il segreto del suo automa che gli sarebbe stato sufficiente per essere rinomato eternamente.

Manzetti realizzò numerosi altri strumenti che risultarono di grande utilità pubblica. Tra gli altri si ricorda il velocipede a tre ruote, un veicolo in legno e ferro composto da una ruota anteriore e due posteriori e dotato di tre posti. Nel 1861 egli costruì anche una particolare macchina idraulica impiegata per svuotare i pozzi delle miniere di Ollomont (Aosta). Tale strumento, che sostituì l'enorme vecchio macchinario utilizzato fino ad allora ed ormai rotto (le cui ruote avevano un diametro di 14 metri e uno spessore di 4!) si distingueva per le sue dimensioni assai contenute. Il pezzo più voluminoso era rappresentato da quattro cilindri di un metro di altezza e di quaranta centimetri di diametro.... Nel 1864 realizzò un sistema di filtraggio che permetteva di rendere più pura l'acqua del torrente Buthier, allora usata per l'approvigionamento idrico di Aosta. Fu di sua creazione anche un particolare pantografo in grado di riprodurre qualsiasi oggetto riducendolo o ingrandendolo. Si pensi che, grazie a questo strumento, Manzetti riuscì ad incidere su di un pezzo d'avorio di un centimetro quadrato una scena composta da una ventina di personaggi nonché addirittura un medaglione con l'immagine di Papa Pio IX riprodotto su di un grano di riso. Realizzò anche un pappagallo volante in legno (secondo l'amico Bérard il meccanismo era anche in grado di parlare...) che veniva caricato con una chiave ed era in grado di volare libero per oltre due minuti.

Costruì inoltre una macchinetta musicale che, attraverso l'ausilio di una manovella, faceva muovere un pupazzetto raffigurante un bimbo. Il fantoccio, dopo aver alzato una mano, lanciava pallini di piombo sopra un pettine armonico circolare, simile a quelli delle "tabatière à musique" di Norimberga. I pallini, cadendo sugli aghi del pettine, producevano una serie di suoni in grado di correre in aiuto al musicista temporaneamente sprovvisto di idee.

Il motore a scoppio: secondo il parere di un ammiratore sembra che Manzetti avesse anche elaborato un tipo di forza sprigionata dalla combinazione di alcune sostanze liquide e che poteva essere applicata alla meccanica...

Le opere di Manzetti attirarono sempre l'attenzione di molti estimatori, interessati spesso anche al loro acquisto. Manzetti però non era dotato di un grande senso degli affari. Non solo egli creava marchingegni per puro diletto o per amore di scienza, ma quando produceva per rivendere non ne traeva certo un gran guadagno. Così, ad esempio, fu per la macchina che fabbricava la pasta, venduta sembra ad una fabbrica inglese per una somma irrisoria.

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