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F. Schelling |
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Friedrich Wilhelm Joseph Schelling (Leomberg, 21 gennaio 1775 - Bad Ragaz, 20 agosto 1854)
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U.D. 3 Unità
didattica n. 3 |
Pro
e contro Fichte: l'Assoluto come
indifferenza di Spirito e Natura
Partito dall’entusiastica accettazione di Fichte, presto ne vuole sintetizzare il principio di infinità soggettiva (il quale minimizza l'oggetto empirico) con il principio di infinità oggettiva di Spinoza (che invece abbandona il soggetto empirico). Resta ferma comunque L'EVOLUZIONE IN CHIAVE ONTOLOGICA DELL'IO TRASCENDENTALE di Kant (non più solo condizione di possibilità della conoscenza di un oggetto, ma anche condizione del suo stesso essere). Inoltre si rifiuta di sacrificare la Natura a “puro nulla”: essa non può essere spiegata come una pura attività soggettiva (dell’Ich di Fichte ), cioè non può consistere nel semplice momento del non-io finito opposto dall'Io infinito all'io finito e come tale destinato al ruolo marginale o secondario. Del resto però la sostanza spinoziana non può spiegare l’origine dell’Io. Il principio supremo deve essere dunque identico, indifferente: l’assoluto che è soggetto e oggetto, attività razionale e inconsapevole, Spirito e Natura.
La svolta in chiave metafisica della stessa filosofia fichtiana è evidente: l'Io non è coscienza, non è
pensiero, non è persona... questi sono tutti momenti dedotti
a partire
dall'assoluto. |
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U.D. 4 Unità
didattica n. 4 |
La filosofia della Natura
Schelling attribuisce alla Natura tutti i caratteri dello Spirito fichtiano (struttura dialettico spirituale: Spirito dormiente destinato alla coscienza di sé nell’uomo) e utilizza molte scoperte scientifiche per dire che la Natura è un tutto unico. Comincia col dire che la Natura ha due principi: attrazione e repulsione che interagiscono meccanicamente (con la gravità) e chimicamente (con l’affinità). L’anima del mondo è poi l’unità delle due forze opposte, essa è dualità (conflitto) e polarità (unità). La Natura è un tutto vivente in cui tutto vive: la vita è «l’universale respiro della natura». La Natura è quindi l’incondizionato, l’infinito: il suo essere natura è attività e le singole manifestazioni di essa sono forme determinate o limitazioni della sua originaria attività. La Natura è autonoma e autarchica, tutto vive in lei, l’unica differenza tra organico e inorganico è che il primo ha in sé la propria organizzazione, il secondo invece ne è privo ma fa parte di un’organizzazione che la comprende (i vari cicli). Così magnetismo e sensibilità, elettricità e irritabilità, chimica e riproduzione sono la stessa cosa. La polarità è «l’identità nella duplicità e la duplicità nell’identità». L’abbiamo ormai capito: la Natura non è un puro fenomeno, essa è la realtà incondizionata, è Dio stesso. Dio è ragione e la ragione di Dio si identifica con le sue idee che sono tutto. Dio è tutto, è la totalità che si realizza in infinite forme, è il voler-essere di Dio. «L’espressione di questo eterno e infinito volere è il mondo». |
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U.D. 5 Unità
didattica n. 5 |
La filosofia trascendentale
Lo Spirito è manifestazione dell’Assoluto (Natura + Spirito). Si parte dall’Io che però ha in sé la dualità di forze. L’io produce l’oggetto mediante l’intuizione intellettuale, lo crea; poi, in un secondo momento, diviene consapevole dell’oggetto riflettendo su di esso e riconoscendolo estraneo a sé. Sono due atti distinti: L'ATTIVITA' REALE CHE PRODUCE MA INCONSAPEVOLMENTE E L'ATTIVITA' IDEALE CHE SENTE COSCIENTEMENTE. La prima produce, la seconda trova; la prima è inconsapevole, la seconda è cosciente. Non potrebbe essere altrimenti: l’Io sente solo se si trova qualcosa di opposto, una negazione alla sua attività (cfr. Fichte). Ma premettendo che l’ha prodotto lui, se fosse consapevole di esserne il creatore non sarebbe una vera e reale negazione. L’attività reale produce, quella ideale sente e procede idealmente oltre il limite dell’Io. Pertanto l’Io reale è finito, quello ideale è infinito, ma sono la stessa cosa. La realtà è quindi la produzione inconscia dell’Io che poi (1) riflettendo, (2) riconoscendosi organico alla Natura (3) giunge con l’astrazione trascendentale alla consapevolezza della pura forma della sua attività. Questa terza epoca della storia dell'Io, questa terza attività, è la filosofia ossia l’atto per cui la volontà decide di prescindere dagli oggetti. È quindi la volontà il principio della riflessione filosofica. Concludiamo con un bel riassunto di Schelling stesso: |
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U.D. 6 Unità
didattica n. 6 |
La storia e l'arte
Anche la storia è polarità: sintesi di libertà e necessità, consapevolezza e destino, provvidenza. Ciò che nella storia si realizza progressivamente (la libertà dei singoli nell’unità del disegno - la vita è un dramma) si intuisce immediatamente nell’arte. L’ARTE E' L'ORGANO DI RIVELAZIONE DELL'ASSOLUTO con i suoi poli di ispirazione (inconscio e spontaneo) e d’esecuzione (conscio e mediato). Il genio è colui che concretizza in forme finite la rivelazione infinita; il poeta umano incarna il modo d’essere dell’Assoluto. Anzi l’Assoluto è il poeta cosmico che genera il mondo nella sintesi di consapevolezza e inconsapevolezza: questo è idealismo estetico. |
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U.D. 7 Unità
didattica n. 7 |
La filosofia dell'identità
Ma cercare l’unità (divina) degli opposti è relativamente facile.
LA VERA DIFFICOLTA' E' DEDURRE GLI OPPOSTI DALL'UNITA'! Dobbiamo quindi impegnarci a spiegare come dall’Uno
discendano i molti, come dall’eterno discenda il tempo, come da Dio derivi il mondo. Come si giunga
dall’Assoluto indifferente alla differenza delle cose. |
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U.D. 8 Unità
didattica n. 8 |
La teosofia e la filosofia della libertà
DALL'INFINITO AL FINITO NON VI PUO' ESSERE CHE CADUTA, rottura,
salto aperto. Allora da dove deriva la possibilità ontologica del finito? Del male?
Della libertà? Né il teismo creazionista, né l’emanazionismo neoplatonico, né il panteismo possono
rispondere. Allora Schelling risponde da greco: l’Assoluto stesso se è statico non spiega il dinamismo, è
quindi Dio che è in divenire come sede di una contrapposizione dialettica di contrari: Dio è un processo –
avente come teatro il mondo – in cui si ha un progressivo trionfo del positivo sul negativo, del bene sul
male. |
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U.D. 9 Unità
didattica n. 9 |
La filosofia positiva
Hegel, riducendo tutto a concetto, aveva identificato il reale e il razionale. Ma questo per Schelling è assurdo: un conto sono le condizioni negative senza le quali nulla può esistere, e un conto sono le condizioni positive per le quali qualcosa esiste. L’IDENTITA' DI PENSIERO ED ESSERE VALE SOLTANTO IN RELAZIONE ALL'ESSENZA, MAI IN RELAZIONE ALL'ESISTENZA. La filosofia positiva si rivolge alle condizioni positive e rovescia l’attività del pensiero dal teoretico al pratico, ossia alla religione filosofica che ha il compito di riconoscere la religione naturale e quella rivelata. La religione della mitologia, o naturale, rivela la natura di Dio. Quella rivelata rivela l’assoluta personalità e libertà di Dio. LA RIVELAZIONE E' IL TERMINE ULTIMO DELLA FILOSOFIA: la fede. L’esistenza stessa non è altro che la volontà di Dio di rivelarsi. |
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U.D. 10
Unità didattica n. 10 |
Conclusione
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Ultimo aggiornamento: sabato 22 marzo 2003 |
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